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Le ferrovie in disuso diventano piste ciclabili

29 gennaio 2021
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Anche se tendiamo a immaginare il treno come un mezzo di trasporto che funziona quasi allo stesso modo dalla sua invenzione nei primi decenni dell’Ottocento, la sua costante evoluzione ha fatto sì che molte linee ferroviarie siano state spostate su altri tracciati o abbandonate perché non più aggiornabili. Queste possono trovare una seconda vita diventando piste ciclabili, una soluzione che non solo è sostenibile ed ecologica, ma che permette di viaggiare in tutta Italia scoprendo le sue bellezze con un ritmo lento e in totale sicurezza, grazie a percorsi riservati a biciclette e pedoni. Un modo per partire alla scoperta del Paese più nascosto e godersi alcune giornate all’aria aperta, bel tempo permettendo.

Tra gli oltre 5mila chilometri ferroviari dismessi in tutto il Paese, infatti, diverse tratte sono interessate da interventi di recupero e riconversione, per un totale di circa 1.300 chilometri riadattati in ciclovie. Ma esistono ulteriori margini di crescita, sia per espandere la rete ciclabile sia per migliorare – anche con l’aggiunta di punti ristoro e altri elementi di utili per i ciclisti sulle due ruote – quelle esistenti. In questo senso si impegna, per esempio, Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), associazione per la promozione dell’uso della bici come mezzo di trasporto ecologico e salutare. Fiab si propone di quantificare la percentuale di binari recuperati e di spingere le amministrazioni a portare avanti iniziative simili, con l'obiettivo di completare il recupero del patrimonio ferroviario dismesso per creare una rete nazionale di percorribilità ciclistica e pedonale, laddove non sia più possibile recuperarne la funzione originaria.

Le piste ciclabili nate in questo modo hanno diversi vantaggi: non solo offrono percorsi già strutturati, spesso in aree di interesse naturale e paesaggistico, ma sono anche funzionali e comode da percorrere – dato che connettono paesi e città e quindi possono essere raggiunte senza usare ulteriori mezzi di trasporto – e offrono ai ciclisti una gita in totale sicurezza: gli antichi binari, infatti, si sviluppano spesso lontani dalla rete stradale e dai rischi legati alla condivisione dello stesso tragitto per mezzi a motore e biciclette. Si tratta quindi di un modo comodo, sicuro e piacevole per fare una gita diversa dal solito, godendo dei migliori paesaggi che l’Italia ha da offrire e facendo allo stesso tempo dell’attività fisica in tutta sicurezza. Adeguatamente pubblicizzati questi progetti possono anche essere un forte richiamo per un turismo ecologico e più distribuito sul territorio.

Da nord a sud c’è l’imbarazzo della scelta: dalle colline umbre alla Pianura Padana, ai paesaggi mozzafiato della Sicilia, sono molte le opportunità per andare alla scoperta dei binari riconvertiti.

Partendo dal Meridione, per esempio, è breve – quindi perfetta da percorrere interamente anche per una tranquilla gita domenicale – ma suggestiva l’ex ferrovia di raccordo passante per Menfi, in provincia di Agrigento. Abbandonata nel 1986, dal 2009 è stata parzialmente recuperata come pista ciclabile, percorribile oggi in due rami che partono da Menfi, uno che porta al fiume Carboj e l’altro in direzione di Porto Palo, per 17 chilometri in totale. Risalendo fino al Lazio, e fermandosi nel cuore della Ciociaria, la ex ferrovia che si snoda tra i monti Prestini e la campagna oggi è una ciclovia che attraversa uliveti e vigneti e porta al centro termale di Fiuggi; il progetto fa parte della rete europea EuroVelo, una rete di piste ciclabili di 70mila chilometri attraverso l’Europa. Sempre in Centro Italia, una buona parte dei circa 50 chilometri della vecchia ferrovia Spoleto-Norcia, nel cuore dell’Umbria, è stata riconvertita in un percorso ciclopedonale che, nonostante il paesaggio collinare, non presenta dislivelli impegnativi e regala la possibilità di un’immersione nella natura, tra gli Appennini e il fiume Nera.

Nel Nord Italia le opportunità per i ciclisti sono ancora più numerose. In Liguria, per esempio, si può godere dei paesaggi del litorale reso ciclabile per quasi 24 chilometri fra Levanto e Framura, interamente asfaltati e pianeggianti e per questo adatti a tutte le età. In Lombardia si snoda invece per 21 chilometri circa il percorso della vecchia ferrovia della Val Brembana, nella valle del fiume Brembo, punteggiata di luoghi di interesse storico ed enogastronomico. In pianura, invece, tra Veneto e Lombardia si trova la ciclabile del Mincio – attiva fino al 1967 e oggi percorribile per 48 chilometri del tracciato originario –, che da Peschiera del Garda arriva fino a Mantova. Chi preferisce panorami più impervi può puntare sull’Alto Adige, dove molti tratti di uno dei percorsi ciclabili più conosciuti della regione della Valle Isarco sono ricavati dai vecchi tracciati dei binari tra Brennero e Bolzano. O, ancora, sui paesaggi mozzafiato della vecchia ferrovia delle Dolomiti, inutilizzata dal 1964, tra le province di Bolzano e Belluno e passando per Cortina d’Ampezzo, oggi percorso ciclabile di 65 chilometri dalla doppia funzione: piste da sci di fondo in inverno e ciclabili in estate.

La carrellata da sud a nord e da ovest a est si conclude in Friuli-Venezia Giulia, ancora tra i paesaggi montani che si percorrono sulla vecchia ferrovia dismessa Tarvisio-Resiutta – una parte dell'itinerario della ciclovia Alpe Adria che connette Salisburgo, in Austria, a Grado – con un bel tratto ciclabile di circa 45 chilometri.

Il cicloturismo continuerà ad avere fortuna: è ecologico, sano e permette di immergersi letteralmente nei luoghi visitati. In tutta Italia le linee ferroviarie in disuso offrono l'occasione per praticarlo, che sia nei dintorni della propria città o in una vacanza di più giorni, riscoprendo la bicicletta come il mezzo di trasporto perfetto per brevi o lunghi viaggi. In mezzo al verde, ma tutelandolo, al ritmo lento delle ruote e dei pedali, immaginando in sottofondo il fischio di un vecchio treno a vapore.

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