Letture
7 minuti
Architettura & Design
Architettura & Design

Che cos’è l’architettura biofilica, riportata in Italia da Kengo Kuma

01 aprile 2022

Etimologicamente, il termine biofilia ha una radice antica: bios, vita, e philia, amore. Significa, letteralmente, “amore per la vita”, in riferimento a quella profonda connessione tra gli organismi viventi e l'ambiente naturale, che viene trasportata oggi anche nel mondo dell'edilizia. L'architettura biofilica, infatti, progetta edifici che mettono in connessione uomo e natura attraverso spazi che abbiano un dialogo diretto con il mondo vegetale; utilizza quindi luce e materiali naturali, il passaggio dell'aria e la percezione sensoriale.

Diversi gli esempi di questo tipo nel mondo; emblematico il Khoo Teck Puat Hospital di Singapore, che interpreta il contatto con la natura come parte della cura dei pazienti.

In Italia, al Parco Lambro e in tutta l’ex area industriale Rizzoli di Milano, ci pensa il giapponese Kengo Kuma, con il progetto “Welcome, feeling at work”. L’intento è riqualificare l’intera zona, da qui al 2024: il Parco Lambro vedrà sorgere, sul suo terreno ora abbandonato, uno stabile per uffici sviluppato in orizzontale, organizzato in sei corpi interconnessi e realizzato con una struttura in legno. Pensato a misura d'uomo - e per il suo benessere psicofisico - è perfino altamente sostenibile.

Natura e Città: l'architettura biofilica

“Dimenticate le città di prima. Dobbiamo accettare un’epoca di sfollamento e ritorno alla natura. Abbiamo abbandonato il trend del passato che vedeva la popolazione concentrarsi nelle grandi città. Sino ad oggi, la direzione intrapresa dall’architettura è stata quella di rescindere il rapporto tra uomo e natura. In futuro, il ruolo delle costruzioni sarà invece quello di connettere i due mondi, esattamente come avviene in "Welcome" Milano, dove l’architettura propone modi di lavorare e stili di vita nuovi” (K. Kuma)

Il futuro dell'architettura è quindi fortemente biofilico per Kengo Kuma, il progettista giapponese, classe 1954, che da sempre propone costruzioni che si fondono nel contesto utilizzando materiali naturali e innovativi. Interprete mondiale di questo orientamento architettonico, Kuma è l’unico professionista di questo settore a comparire nella prestigiosissima "2021 Time 100", la lista delle 100 personalità più influenti del pianeta secondo la rivista Time.

Il suo coinvolgimento era dunque "d'obbligo" sul progetto che è considerato, dagli specialisti del settore, il più avanzato intervento ecologico in Europa. Oltre 50.000 metri quadri strutturati in sei corpi inondati di luce naturale, flessibili, stratificati, ruotati e intrecciati tra loro.

L'obiettivo? Rendere le giornate di lavoro più vivibili alle persone. Una volta ultimato, l’edificio metterà infatti a disposizione della città uffici, spazi di co-working e incontri di lavoro e un auditorium, tutti concepiti per far sentire chi li occuperà “in simbiosi e a contatto con la natura”. Ma anche un’area commerciale, ristoranti, un supermercato, un’area wellness, spazi destinati a mostre ed eventi temporanei.

La vera sostenibilità del progetto

Due le parole con cui riassumere, in estrema sintesi, l’identità dell’edificio: legno, in piena coerenza con il vocabolario architettonico di Kengo Kuma, e vegetazione.

Ma anche zero emissioni CO2, energie rinnovabili, panelli fotovoltaici, controllo dei consumi, recupero dell’acqua, il verde come parte integrante del progetto, circolarità nei materiali da costruzione, nessun combustibile fossile, resilienza ai cambiamenti climatici.

Come afferma Yuki Ikeguchi, partner di Kengo Kuma and Associates:

“'Welcome, feeling at work' è un progetto che prevede l'uso di elementi organici e naturali che stimolano i nostri sensi e assecondano la nostra tendenza a trovare comfort e ispirazione nei contesti naturali. L'avvio di una nuova era in cui l'architettura green interviene per ridefinire l'orizzonte urbano, incrementare la qualità dello spazio cittadino e migliorare le attività pubbliche dell'area. Si favorisce così creatività e innovazione nella vita lavorativa e non solo. [..] La sostenibilità è il tema principale del nostro futuro e una responsabilità sociale per qualsiasi settore e società.”

Il verde come cura: cos’è la biofilia

Il termine "biofilia" venne utilizzato in tempi moderni dal filosofo tedesco Erich Fromm (1900-1980) per descrivere quella tendenza ad essere psicologicamente attratti da tutto ciò che è vivo e vitale, e di conseguenza naturale.

Ma fu grazie al sociobiologo statunitense due volte vincitore del premio Pulitzer, Edward O. Wilson - lo stesso a cui si deve anche la parola "biodiversità", coniata nel 1986 ad Harvard - che il termine "biofilia" è stato approfondito in un saggio del 1984. Il libro Biophilia racconta infatti le avventure di Wilson in Amazzonia, descrivendo la foresta attraverso i cinque sensi e usando questo termine per definire quella che crede sia un'innata affinità umana con altre forme di vita. Wilson sostiene, infatti, che l'uomo debba prendersi cura delle risorse naturali e dell'ecosistema se vuole rimanere in vita.

La biofilia si interroga su quali possano essere gli aspetti della natura che, inseriti in un ambiente antropico, abbiano la capacità di determinare un effetto appagante sull’uomo. Progettare secondo schemi biofilici significa quindi incorporare elementi spaziali come, ad esempio, ampie vedute verso l’esterno, o progettare le stanze come se fossero aree dedicate al rifugio sensoriale. In definitiva, il design biofilico supporta la funzione cognitiva, la creatività, il benessere psicofisico delle persone che abitano e frequentano ambienti così concepiti.

Credits:

Cover e immagini interne 2, 3, 4 e 5 gentilmente concesse da Kengo Kuma and Associates.

Immagine interna 1: Khoo Teck Puat Hospital, Eustaquio Santimano. Distributed under CC BY-NC-SA 2.0 license via Flickr

argomenti trattati

Vuoi informazioni sulla nostra consulenza e sui nostri servizi?

Naviga il sito e vedi tutti i contenuti di tuo interesse