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Architettura & Design
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Un polpo di terra cruda nella giungla: in Messico la Casa dei Miracoli di Danilo Godoy

16 maggio 2022

La "Casa dei Miracoli" dell'architetto Danilo Veras Godoy (1949-2007) è uno spazio fluido, giocoso, tutto curve, concepito con forme organiche, terra cruda, aperture dalle forme inaspettate e mosaici colorati. Costruita in più fasi, e senza una pianta tradizionale, la casa è il prodotto di lunghe conversazioni con la famiglia che per prima avrebbe occupato lo spazio. Tutto inizia con una domanda rivolta a Rosalinda Ulloa, una madre single che avrebbe vissuto lì con i suoi due bambini piccoli: "Com'è la casa dei tuoi sogni?". Il risultato si trova nella foresta pluviale, poco fuori Veracruz, in Messico.


Com'è la casa dei tuoi sogni?

Se puoi sognarlo, puoi farlo. Deve essere stata presa seriamente questa frase da Rosalinda Ulloa. La donna, madre single di due figli, trovandosi nella necessità di cercare una nuova casa in cui stare, decise che ai suoi sogni avrebbe dato ascolto, provando fino in fondo a realizzarli.

Non a caso, l'abitazione da lei sognata fu battezzata "Casa de los Milagros" (Casa dei Miracoli), perché nonostante il modestissimo budget a disposizione non ebbe esitazioni a chiedere all'architetto Danilo Veras Godoy di costruirgliene una nella foresta pluviale messicana.

Realizzata tra il 1995 e il 2002, con materiali trovati o donati e senza un progetto tradizionale, il progetto divenne la surreale realizzazione fisica di una casa ideale: il quesito di partenza riguardava, infatti, i sogni dei suoi futuri occupanti, e si sa che alla fantasia non c'è limite. Non c'è quindi da stupirsi se il risultato finale include scivoli, pali della caserma dei pompieri, camere da letto sopraelevate, nidi con vista, con finestre per osservare le stelle di notte e salutare il sole al mattino.


Questa sì che è architettura organica!

Dall'alto, in effetti, questa bizzarra architettura potrebbe essere un fungo, una creatura marina in movimento, una lumaca gigante, una grotta di pipistrelli, un fiore tropicale, una conchiglia, una grande zucca. In effetti, la casa stessa è una sorta di test di Rorschach (strumento largamente impiegato in campo psicodiagnostico) di grandi dimensioni. Come le nuvole o l'arte astratta, l'interpretazione della sua forma unica è negli occhi di chi guarda. Insomma, un'architettura che ha a che fare con il mondo naturale e le sue forme sinuose e imperfette, più che con l'edilizia residenziale comunemente intesa. In linea con le caratteristiche peculiari che hanno reso noto il suo architetto.

Danilo Veras Godoy (1949-2007) ha infatti sviluppato uno stile organico, stravagante e giocoso che ha lasciato il segno soprattutto in alcune zone del Messico, grazie a costruzioni oniriche che continuano a stupire e ispirare.

Il suo stile, così squisitamente sudamericano, è caratterizzato dall'idea che l'opera di architettura sia il risultato di un'esperienza sensoriale vissuta insieme dal progettista e dagli abitanti. Danilo Godoy rivendica infatti l'immagine dell'architetto come costruttore, non come designer. Per lui, gli spazi abitativi sono sempre frutto di un processo evocativo e creativo congiunto.

Danilo Godoy, il Gaudì tropicale

Le opere di Godoy si collegano a mondi lontani, nello spazio e nel tempo. Guardando la Casa dei Miracoli, sembra infatti di intravedere le forme e i colori tanto cari all'architetto Antoni Gaudì (1852-1926), massimo esponente del modernismo catalano noto per aver plasmato Barcellona col suo stile. Un “naturalismo espressionista”, derivato dal movimento Art Nouveau spagnolo, in cui eclettismo e suggestioni del tutto personali si fondono per dar vita a contaminazioni inaspettate. Nella Casa dei Miracoli è facile rivedere gli stilemi peculiari del genio catalano.

La costruzione di Godoy è infatti un inno al colore, alla libertà compositiva più assoluta, alla fantasia, all'uso sapiente di materiali poverissimi ma dalle mille qualità, come la terra cruda. Un elemento che fonde insieme praticità, cura per l'ambiente e piacevolezza estetica.

Tra i principali vantaggi del suo impiego ci sono la facilità di reperimento e lavorazione, ma anche l'elevato comfort termico ed acustico che assicura, oltre alla sua massima sostenibilità. Non solo perché il il materiale inumidito può essere restituito alla natura senza nessun problema, ma anche perché non presenta alcun tipo di rischio per la salute, e l’energia necessaria per la sua lavorazione è pari a circa l’1% di quella richiesta da tecniche quali la realizzazione del calcestruzzo.

No alle linee rette e agli angoli acuti

Proprio come l'ispiratore Gaudi, anche Danilo Godoy non ama le linee rette, né fuori né dentro. L'interno della casa possiede, infatti, le stesse caratteristiche dell'esterno, dove - come detto - regna la libertà assoluta.

Di fatti, dentro la Casa dei miracoli non ci sono angoli acuti: la pianta è circolare, e gli ambienti curvilinei dei due livelli sono costruiti attorno a una colonna centrale. Al piano terra si trovano il soggiorno, la sala da pranzo, la cucina, il vano scala e un bagno.  Al secondo piano, il bagno e lo spogliatoio, seguiti da tre camere da letto.

Una combinazione di finestre irregolari in tutta la casa fa sì che la luce entri ovunque sia necessaria: nel vano scala, negli spazi comuni e nelle singole stanze.

Grazie ai pavimenti lucidi color turchese in gran parte della casa, i colori bianchi e terracotta delle pareti fungono da tela per far risplendere il design generale. E le strutture stondate in pietra per lo stoccaggio si combinano con i ripiani in mosaico di vetro in cucina e nei bagni.

Insomma, una casa a misura di sogno che esalta l'ottimismo di Rosalinda Ulloa e il talento di Danilo Godoy. A dimostrazione che ognuno può riuscire a disegnare lo spazio domestico a sua immagine e somiglianza, senza porsi limiti. Nonostante il piccolo budget, alla fine, il miracolo si è compiuto e il sogno si è avverato.

Credits: tutte le immagini sono gentilmente concesse da Naser Nader Ibrahim 

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