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Architettura & Design
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Charlotte Perriand, la designer che ha lavorato con Le Corbusier

04 marzo 2022

È il XX secolo e Charlotte Perriand – in un settore di esclusivo appannaggio maschile come fu quello dell’architettura – apporta un “contributo alla creazione dei leggendari mobili progettati con il famoso collega Le Corbusier che è stato completamente rivalutato negli ultimi anni”.

Così descrivono il lavoro di Perriard Viviane Stappmanns, Nina Steinmüller e Susanne Graner, le curatrici della mostra Here we are! Women in design 1900 - today in corso al Vitra Design Museum di Weil am Rhein, cittadina tedesca sulle sponde del fiume Reno.

La mostra celebra, anzi, rende doveroso omaggio alla creatività femminile degli ultimi 120 anni, attraverso un approccio corale nuovo, a più voci, e le opere di ben 80 donne che hanno portato contributi decisivi allo sviluppo del Design moderno.

Fra queste spiccano, oltre alla stessa Perriand, esponenti come Eileen Gray, Florence Knoll, Lilly Reich o Clara Porset, artiste contemporanee quali Matali CrassetPatricia Urquiola, Julia Lohmann o il collettivo Matri-Archi(tecture).

Chi era Charlotte Perriand?

Charlotte Perriard, forse più di tutte, si distingue per aver fornito un apporto sostanziale alla nascita del design contemporaneo e per aver spostato – nei suoi quasi 100 anni di vita lungo tutto il Novecento (1903-1999) – l’asticella del possibile sempre un po’ più in là.

Bella e arguta, era una ragazza che andava in giro vestita in stile Charleston. Nel corso dei decenni di attività, Charlotte Perriand è passata con disinvoltura dal design all’architettura all’urbanistica, flirtando con pitturasculturafotografia e giocando  con le discipline per fondare una nuova art d’habiter, con il tentativo di migliorare la vita dei suoi contemporanei. Infatti, era solita ripetere “L’importante non è l’oggetto, è l’uomo”.

Era di mentalità estremamente progressista, una vera e propria pioniera dell’architettura, amante del vuoto e della pulizia formale. Era affascinata dall’estetica industriale, dal modo in cui questa avesse la capacità di influenzare i modi di abitare e progettare, grazie, ad esempio, ai nuovi materiali come acciaio, alluminio e vetro. Amava la civiltà delle macchine, dagli aeroplani alle automobili, “simboli che segnavano la mia appartenenza all’epoca meccanica del XX secolo” (Charlotte Perriand, Une vie de création, Editions Odile Jacob, Paris, 1998). 

Adorava il cubismo di Braque e Picasso, i mobiles, le sculture aeree di Calder e le grandi allegorie dei suoi amici pittori Fernand Léger e Joan Mirò. Anche lei, come loro, era un’artista libera e indipendente convinta che “la creazione non conosca formule”.

Charlotte Perriand aveva solo 25 anni quando disegnò alcuni mobili considerati, ancora oggi, dei classici del design; uno fra tutti, l’intera collezione LC, di Le Corbusier, in tubolare metallico.

Che siano state sedute, poltrone, chaise-longe, tavoli, librerie, mobili contenitori, bar, poco importa. In tutta la sua vasta produzione, per troppo tempo trascurata dalla storiografia ufficiale, ad essere prevalente è il rapporto equilibrato tra forma e funzione, tra sperimentazione e rigore, tra geometria e materia.

L’incontro con Le Corbusier: una storia d’odio, e poi d’amore

Qui non si ricamano cuscini” fu la frase che Le Corbusier pronunciò squadrandola quando, nel 1927, Charlotte Perriand si presentò al 35 di rue de Sèvres, a Parigi, nello studio che l’architetto svizzero e il cugino Pierre Jeanneret avevano ricavato dal chiostro di un convento di gesuiti. Lei, dopo un periodo di studio all’Ecole de l’Union Centrale des Arts Décoratifs, aveva con sé i suoi disegni, i bozzetti, molte idee, i progetti dei mobili e degli arredi. Le Corbusier non aveva fatto i conti con la tenacia e con il talento della Perriard, che seppe dimostrargli in fretta il suo valore.

Gli anni passati a collaborare con Le Corbusier furono anni di grande complicità, ma anche di passioni e gelosie. La Perriand infatti amava viaggiare – in quegli anni visitò spesso Mosca e Berlino – e intesse un rapporto professionale particolarmente stretto con il cugino di Le Corbusier, cosa che rese i rapporti tra i due particolarmente tesi e che porterà, infine, alla rottura del loro sodalizio professionale.

In quei dieci anni però, Charlotte Perriand ha rivoluzionato, letteralmente, il mondo del design e la moderna cultura dell’abitare attraverso alcuni dei migliori oggetti degli anni Venti che ancora oggi non solo sono ancora in produzione, ma anche incredibilmente attuali.

La sua innovazione fu anche teorica; sapeva infatti che il design poteva avere un ruolo centrale nella scoperta di soluzioni che rendessero la società più equa.  Credeva, infatti, che le cose di cui ci circondiamo e gli spazi che abitiamo definiscano il nostro stato psicofisico: ecco perché negli anni si concentrò a creare un immaginario basato su funzionalità e razionalità al servizio di un mondo migliore. Ma incredibilmente bello.

Ecco perché quando, qualche decennio dopo, le sarà commissionata dalla Cité internationale Universitaire di Parigi la progettazione di librerie per arredare le stanze degli studenti, la Perriand risponderà con un pezzo di design accattivante, funzionale e, soprattutto, eterno:  Bibliothèque Tunisie è certamente il suo oggetto più iconico. Un compendio di diverse tecniche utilizzate in passato – come il sistema di piedistalli o quello delle ante scorrevoli in alluminio – con un elemento ben presente nella contemporaneità dell’artista: il colore!

Nel 1940 – lo stesso anno della rottura con Le Corbusier e della sua partenza per Tokyo – la Perriand realizzerà poi un altro classico senza tempo, la 522 Tokyo Chaise Longue. Disponibile in bamboo o in teak, ha una forma organica, sinuosa e accogliente, grazie ad un piano sdraio costituito da 12 listelli di legno curvati a mò di culla e uniti insieme da elementi di giunzione in ottone satinato.

Il rientro a Parigi del ’46 corrisponde con un insperato riavvicinamento con Le Corbusier. Il rapporto tra i due fu tanto conflittuale quanto incredibilmente fecondo per la storia del design e dei due designer stessi. Da Le Corbusier, infatti, la Perriand imparò l’importanza del vuoto e della standardizzazione, “per soddisfare un bisogno, per rispondere ad un gesto o ad una postura, ma a prezzi di produzione di massa”. Dalla Perriand, Le Corbusier imparò l’importanza di avere accanto una figura in grado di interpretare con il suo stesso metodo progettuale, ma con un nuovo sguardo, competente e giovane, i cambiamenti che stavano sopraggiungendo nello spazio domestico, negli usi e nei gusti.

«Here We Are! Donne nel design dal 1900 a oggi»

Visitabile fino al 6 marzo 2022, la mostra racconta dunque la storia del design – sullo sfondo della lotta per la parità dei diritti – seguendo la produzione artistica delle donne e le loro condizioni di lavoro nel mondo del design dalla prima modernità a oggi. Storia di cui Charlotte Perriand fu tra le protagoniste assolute.

Si suddivide in quattro sezioni, che ripercorrono cronologicamente il XX secolo, fino ai giorni nostri.

Racconta lo sviluppo del design in Europa e negli Stati Uniti ai primi del ‘900, periodo in cui emerse la figura professionale del designer moderno (anche grazie ad esperienze come il Bauhaus, scuola di arte e design d’avanguardia in Germania tra il 1919 al 1933).

O il momento, dagli anni Venti ai Cinquanta, quando le prime designer iniziarono a riscuotere successo internazionale. O quello, fino agli anni Ottanta della sperimentazione postmoderna (molto italiana, con figure quali Nanda Vigo, Gae Aulenti o Cini Boeri).

E poi il presente, con opere di artiste ampiamente affermate, che dimostrano quanto sia scontato, oggi, che le donne ottengano nel design successo internazionale pari ai loro colleghi di sesso maschile.

Merito, anche, di donne come Charlotte Perriand.

Credits:

Cover: Charlotte Perriand sulla chaise longue. Immagine per gentile concessione di Vitra Design Museum.
Immagine interna 1: Alcune grandi donne designer, 1955. Da sinistra: S. Vanderbilt, R. Glennie, M. Ford Pohlman, H. Earl, J. Linder, S. Logyear, P. Sauer. Courtesy General Motors Design Archive & Special Collections (Courtesy of VITRA Design Museum)
Immagine interna 2: Charlotte Perriand (Courtesy of VITRA Design Museum)
Immagine interna 3: Charlotte Perriand, Untitled / Bibliothèque Tunisie, 1952 © Vitra Design Museum. Photo: Jürgen Hans, © VG Bild-Kunst, Bonn 2021
Immagine interna 4: 522 Tokyo Chaise Longue, Cassina, 1940. Photo by Jean-Pierre Dalbéra, distributed under a CC BY 2.0 license via Flickr.
Immagine interna 5: Vista della mostra, allestimento (Courtesy of Vitra Design Museum).

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