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Architettura & Design
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In Corea c’è un mall a forma di pietra preziosa. È il capolavoro architettonico realizzato da OMA

25 maggio 2020
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Come il suo vicino cinese, anche la Corea del Sud ha puntato negli ultimi anni sulla costruzione di nuove città per sostenere la crescita economica e pianificare nuove realtà urbane più adatte per diventare le smart cities del futuro. Una di queste è stata messa in cantiere nel 2004 a Gwanggyo, 25 chilometri a sud della capitale Seoul. Oggi, nella sua area di undici chilometri quadrati sorgono più di 31mila abitazioni, oltre a uffici e centri congressi per trainare lo sviluppo economico della provincia di Gyeonggi.

Per venire incontro alle necessità dei suoi abitanti, lo scorso 25 marzo è stato inaugurato in città il sesto grande magazzino Galleria del gruppo sudcoreano Hanwha Galleria. Lo store aperto a Gwanggyo è il più ampio tra quelli di proprietà del principale marchio di grandi magazzini della Corea del Sud, fondato nel 1975. Per celebrare questo primato, il presidente e Ceo Eun-Soo Kim si è rivolto al celebre studio di architettura Oma (Office for Metropolitan Architecture), fondato a Rotterdam a metà degli anni Settanta e ora con sedi e progetti portati a termine in tutto il mondo, come la ristrutturazione del Fondaco dei Tedeschi di Venezia nel 2016 o degli spazi della Fondazione Prada di Milano nell’anno precedente.

A Gwanggyo Oma ha deciso di lasciare il segno con un edificio di nove piani che ha l’obiettivo di scardinare la concezione canonica del grande magazzino. Il parallelelpipedo con facciate rivestite da 125mila tessere di granito è attraversato per tutta la sua lunghezza da un nastro in vetro sfaccettato che lo circonda in una spirale che sale dal piano terra fino al tetto. L’idea è quella di dare una forma concreta alla volontà dello studio olandese di superare la concezione del grande magazzino come luogo chiuso e aprirlo all’esterno, in modo da restituirgli una dimensione pubblica e sociale oltre che commerciale.

Il “festone” in vetro risale così i primi sette piani del centro commerciale fino all’ottavo, concepito come una grande piazza, e poi al nono del tetto, che permette di godere del panorama sul vicino parco di Suwon e sul suo lago. Questi elementi naturali ritornano anche nella disposizione del granito lungo le facciate del palazzo, disposte secondo un cromatismo capace di simulare la superficie frastagliata delle rocce in natura e la sua armonia. Anche se per la vista migliore bisogna risalire fino all’ultimo piano, l’intera spirale ha la funzione di permettere ai visitatori del centro commerciale di osservare lo scorrere della vita all’esterno dell’edificio e di essere osservati a loro volta dai passanti in strada e dai palazzi adiacenti. Questa apertura e invito alla distrazione è molto distante dalla concezione canonica del grande magazzino come luogo per eccellenza studiato per confondere il visitatore e spingerlo a concentrarsi sull’acquisto di prodotti. Inoltre, gli spazi ricavati in questo percorso panoramico sono concepiti per ospitare attività culturali di vario genere e rimarcare l’anima anche pubblica del luogo.

Non deve troppo stupire che questa piccola rivoluzione nella concezione della spazio sia frutto del lavoro di Oma: uno dei suoi principali fondatori, Rem Koolhaas, ha anticipato questi concetti a livello teorico nel libro del 2006 Junkspace, manifesto di accusa verso i non luoghi della modernità che hanno proprio nei centri commerciali uno dei loro simboli più eclatanti. Per evitare l’ennesima replica di questo concetto, lo studio olandese ha invece deciso di dare agli abitanti di Gwanggyo un luogo che possa essere un “naturale punto di gravità” della città, come lo ha definito il responsabile del progetto Chris van Duijn.

Per il presidente di Hanwha Galleria Eun-Soo Kim “l’architettura del grande magazzino di Gwanggyo prende le distanze dalla forma canonica di questi luoghi, dando vita a un nuovo paradigma che irradia luce al di fuori dell’edificio grazie al movimento stesso dei suoi visitatori. Una struttura in grado di reimmaginare la Corea del Sud e tutto il mondo, fornendo nuove fonti di ispirazione ai suoi clienti”. Per molti professionisti del settore, la Galleria di Gwanggyo è già diventata il punto di partenza per dare una nuova forma ai luoghi e all’idea stessa di commercio nelle città del futuro. Un futuro dove il nostro essere consumatori non può più essere separato dal nostro istinto a cercare riflessione e bellezza anche durante qualche ora trascorsa tra le vetrine di un grande magazzino.

Articolo di Flaminio Spinetti

Foto di copertina Hong Sung Jun, courtesy of OMA

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