Quando Claude Monet mise gli occhi su Camille Doncieux e Camille Doncieux mise gli occhi su Claude Monet, nessuno dei due poteva immaginare quale conseguenza avrebbe avuto quel morso allo stomaco che avevano sentito. Era un pomeriggio del 1865, i due avevano incrociato lo sguardo in una libreria parigina a rue Dante. Lei aveva 18 anni, era bruna e affascinante, testarda e ambiziosa. Faceva la modella a Parigi e sembrava nata per essere ritratta su una tela. Era talmente bella che la sua famiglia, seppur molto povera, era riuscita a combinarle un matrimonio con un facoltoso rampollo dell'alta borghesia parigina. Anche Monet aveva i suoi problemi finanziari, era un artista scapestrato, e le sue opere al tempo non venivano apprezzate granché. C’erano così tanti motivi per i quali quell’unione non s’aveva da fare, ma ormai era troppo tardi.
Camille Doncieux e Monet scapparono insieme. Furono ripudiati da entrambe le famiglie per la loro relazione e si condannarono a una vita di povertà e rinunce. In compenso stabilirono uno dei più bei sodalizi artistici della storia, con Camille che divenne musa del genio francese. Tanto da apparire in quasi tutti i suoi lavori più famosi.
Quando Monet e Camille iniziarono la loro relazione nel 1865, le opere dell'artista erano incomprese dai critici. Passò alla storia l'aneddoto relativo alla recensione di Louis Leroy che su Le Charivari, il 25 aprile 1874, coniò il termine "impressionismo" per stroncare proprio l'opera di Monet "Impressione, levar del sole" (1872). Scrisse che, in effetti, il quadro lasciava giusto un’impressione, un senso di incompiutezza per via delle pennellate veloci e per la scelta di dipingerlo en plein air, all’aria aperta, in totale controtendenza con la classica lavorazione in studio.
Nonostante le stroncature, Monet continuava a dipingere a modo suo, con la musa ritrovata, la bella Camille. Dapprima modella poi amante, la prima volta che la incontriamo in uno dei suoi quadri è nello studio di Déjeuner sur l'Herbe. Nelle intenzioni l'opera sarebbe stata mastodontica, realizzata su una tela di 4,5 metri x 6 metri, ma non vide mai la luce. In uno degli schizzi preparatori, grande 248 x 217 cm, che Monet realizzò ad olio e intitolò Les Promeneurs, ou Bazille et Camille (1865), vediamo proprio Camille Doncieux conversare con il collega artista e amico di Monet, Frédéric Bazille. Lei di spalle, eppure inconfondibile, con indosso un abito bianco.
Monet non riuscì a completare l’opera in tempo per il Salon del 1866 e abbandonò il lavoro. La arrotolò e la lasciò al padrone di casa, come risarcimento per parte del canone d’affitto dovuto. L'uomo la conservò in un luogo umido e quando l'artista riuscì a recuperarla, nel 1884, ne salvò solo alcuni frammenti, il più famoso conservato oggi nel Musée d'Orsay di Parigi.
La seconda volta che vediamo Camille è in uno dei dipinti più famosi dell'artista, intitolato per l’appunto Camille o La donna con il vestito verde (1866), ora esposto alla Kunsthalle di Brema. Protagonista dell’opera è l’abito, lungo e di un verde meraviglioso, che Monet aveva preso in prestito per l’occasione. L’abito è sostenuto da una crinolina e termina con un piccolo strascico. Sulla parte superiore del corpo la donna indossa una giacca bordata di pelliccia e sulla testa un cappellino tenuto in equilibrio grazie a un nastro legato sotto al mento. La mano è alzata, quasi nel gesto di sistemare il nastro.
Il quadro fu uno dei primi veri successi di Monet che mise d’accordo anche i critici d’arte del tempo. L’artista riuscì a venderlo per ottocento franchi, una cifra cospicua per l'epoca, al poeta francese Arsène Houssaye. C’è un aneddoto curioso legato a quest’opera e alla sua esposizione al Salon del 1866: la firma di Monet fu inizialmente scambiata da diversi spettatori per quella di Manet. Quando si complimentarono con quest'ultimo, l’artista un po’ scocciato fece notare l’errore. Tuttavia, successivamente, Camille poserà davvero per Edouard Manet, una decina di anni più tardi, per l’opera La famiglia Monet in giardino ad Argenteuil (1874), così come per altri illustri colleghi come Pierre-Auguste Renoir, nel quadro Madame Monet e suo figlio (1874).
Nello stesso periodo il pittore dipinse una delle opere in cui sono maggiormente distinguibili i tratti del viso di Camille, ovvero Camille au Petit Chien (1866). La donna è ritratta di lato mentre tiene in braccio un cagnolino bianco. Questa volta è indiscutibilmente lei la protagonista del dipinto: il cane è realizzato con ampie e spesse pennellate, il volto di Camille invece è rappresentato con dovizia di particolari: una delicata precisione che restituisce il suo sguardo profondo.
Nel 1968 Monet cominciò ad avere la fortuna di essere "stipendiato" da alcuni finanziatori, come Louis Joachim Gaudibert, commerciante di Le Havre, e per la prima volta riuscì a garantire una casa degna di tal nome alla sua famiglia, che si era da poco allargata con l'arrivo del figlio Jean. Per celebrare l'occasione, l'artista dipinse Le Déjeuner (1868): una scena di vita quotidiana resa grandiosa dall'utilizzo della luce che filtra dalla grande finestra. Camille, al centro dell’opera, ha occhi solo per il figlioletto Jean, mentre la tavola imbandita suggerisce un posto lasciato libero per lo stesso Monet.
Dopo anni di amore e dipinti splendidi, Monet e la Doncieux si sposarono nel 1870. Camille sarà protagonista di innumerevoli altre opere, a volte anche distanti dal classico stile di Monet, come nel caso di Madame Monet en Costume Japonais (La Japonaise) (1876), nel quale l’artista dimostra il suo amore per il Giappone facendo indossare a Camille un lungo ed elaborato kimono e ritraendola impegnata in una danza mentre indossa una parrucca bionda, a sottolineare la sua origine occidentale. Impossibile poi non citare il celebre La passeggiata (Camille Monet con il figlio Jean sulla collina) (1875), dove la donna e il figlioletto vengono ritratti durante una gita su un prato verde. Camille tiene in mano un parasole che tornerà spesso nelle opere che la vedono protagonista.
Nel 1876 Camille si ammalò. Monet la immortalò pochi mesi dopo nel suo Portrait de Camille au bouquet de violettes (1877). Nel quadro la donna è seduta su una panca bianca, in mano ha un mazzo di violette e il viso appare smunto, pallido. All'epoca aveva appena trent'anni ma nel quadro sembra ben più anziana della sua giovane età. Monet continuerà a ritrarla proprio fino all’ultimo momento, arrivando a rappresentarla sul letto di morte nel 1979. È un quadro emblematico, dove le pennellate fugaci catturano perfettamente la vita che scorre via da quel corpo che ha tanto amato.
Sono pochissimi i documenti arrivati a oggi che riguardano Camille Doncieux, questo perché la seconda moglie di Monet, Alice Hoschedé, si dice fosse profondamente invidiosa dell’amore che l'uomo provava ancora per Camille e intimò al marito di bruciare ogni foto e ogni documento che la riguardava. Perfino la loro corrispondenza. Restano però le opere a firma di Monet, la più grande testimonianza di una storia sofferta, iniziata con uno sguardo in quella libreria di Parigi. Una storia che non può essere cancellata, perché rappresenta una delle più incredibili dimostrazioni d’amore nel mondo dell’arte.
Credits
Immagine interna 1: dettaglio cover
Immagine interna 2: Dejeuner sur l'herbe, Claude Monet. Distributed under Public Domain Mark 1.0 license via Wikimedia
Immagine interna 3: Camille (also known as The Woman in a Green Dress), 1866, CarlosR38. Distributed under the CC BY-ND 2.0 license on Flickr
Immagine interna 4: Camille au petit chien, Claude Monet. Distributed under Public Domain Mark 1.0 license via Wikimedia
Immagine interna 5: The Luncheon, Claude Monet. Distributed under Public Domain Mark 1.0 license via Wikimedia
Immagine interna 6: Woman with a Parasol - Madame Monet and Her Son, Claude Monet. Distributed under Public Domain Mark 1.0 license via Wikimedia
Immagine interna 7: Portrait de Camille au bouquet de violettes, Claude Monet. Distributed under Public Domain Mark 1.0 license via Wikimedia
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