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La comunità alternativa di Monte Verità, in Ticino, che ha rivoluzionato la cultura europea di inizio ‘900

12 ottobre 2021

C’è un luogo, in Ticino, dove il passare del tempo non ha cancellato le tracce di una rivoluzione silenziosa. Sul Monte Monescia – ribattezzato in modo più evocativo “Monte Verità” – un gruppo di individui diede vita nel 1900 a una comunità cooperativa, basata sull’amore per la natura e sul rifiuto delle comodità moderne.

Rifugio di idealisti e intellettuali, la comunità alternativa di Monte Verità accolse nel corso degli anni numerose personalità di spicco della cultura del tempo, in uno scambio che proseguì anche dopo l’acquisizione della struttura da parte del barone Eduard von der Heydt.

Se per il dadaista Hugo Ball fu un luogo sicuro dove potersi ritirare, per il ballerino e coreografo Rudolf Laban fu uno stimolo alla definizione di una danza sempre più libera ed espressiva. Anche lo scrittore tedesco Herman Hesse gravitò attorno alla comune, che nel 1907 rappresentò per lui un’occasione per fuggire dalla quotidianità – scandita dai primi successi letterari – nonché un’ispirazione per il racconto La fine del dottor Knolge.

Seguendo un simile desiderio di autenticità, persino Kafka aderì all’esperienza controculturale di Monte Verità, così come Thomas Mann, il pittore Paul Klee, l’autore David Herbert Lawrence e Carl Gustav Jung, noto esponente della psicanalisi, attratto negli anni ‘30 dalla ricerca di una comunione tra anima e corpo portata avanti presso il sanatorio di Ascona.

Oggi Monte Verità è un percorso museale, ma è altresì la testimonianza di un sentire che ha unito molti individui, alla ricerca di una più stretta vicinanza con gli elementi naturali.

Uno stile di vita alternativo, come fuga dalla modernità

Iniziò tutto con una rinuncia: la rinuncia da parte di un gruppo di giovani nei confronti di una quotidianità sempre più caratterizzata dal capitalismo e dall’industrializzazione. Con il sogno di acquistare dei terreni e di stabilirsi nel luogo che più rispecchiasse i loro ideali, nel 1899 sei ragazzi – Henri Oedenkoven, Ida Hofmann e la sorella Jenny, Karl e Gustav Gräser e Lotte Hattemer – partirono per un viaggio a piedi che li condusse fino ad Ascona, in Svizzera.

Fu Oedenkoven a finanziare il progetto, acquistando il terreno perfetto per dare vita a uno dei più particolari esempi di comunità alternativa: un vecchio vigneto abbandonato accanto al Lago Maggiore. Lì questi giovani idealisti si stabilirono, costruendo uno spazio privato – ma non esclusivo – dove scelsero di vivere in modo semplice e secondo i ritmi naturali.

Nel 1902 il Monte Monescia divenne meta dei “cercatori di verità”, ovvero di tutti coloro che volevano perseguire una via più autentica, e per questo fu ribattezzato Monte Verità.

Un ritorno alle origini, in armonia col cosmo

La comunità alternativa di Monte Verità non fu solamente un esperimento naïf basato su ideali utopistici e buone intenzioni, ma un vero e proprio sistema di tipo comunitario, che si dotò di regole, ruoli e consuetudini, e che assunse la propria fisionomia architettonica. La vita presso la struttura si basava sulla collaborazione tra i membri, che dovevano tutti contribuire al benessere della comunità.

Promuovendo un ritorno alle origini e il valore del lavoro manuale, i fondatori si diedero da fare per erigere le prime costruzioni, capanne di legno o pietra caratterizzate da uno stile spartano e umile, ma posizionate e strutturate in modo da essere inondate dalla luce del sole e dalla brezza. Al sostentamento quotidiano fu invece dedicata la coltivazione di orti e campi, i cui ulivi, ortaggi e alberi da frutto permisero ai membri della comunità di portare in tavola i doni della terra.

Fu cruciale per la definizione della mentalità del luogo il contributo di Ida Hofmann, una delle fondatrici di Monte Verità. Tramite riflessioni e scritti, Hofmann sottolineò l’importanza della parità tra i sessi e dell’emancipazione femminile, in opposizione allo squilibrio presente nella società moderna del tempo. Ritornare a uno stile di vita più primitivo non impedì dunque lo sviluppo di un pensiero che volgeva al futuro, nel rispetto dei diritti civili.

Rifugio di artisti e testimonianza di un’epoca

Con il tempo, la voce dell’esistenza della comunità alternativa di Monte Verità si sparse, attirando molte personalità eccentriche provenienti da tutta Europa e da oltreoceano.

Alcuni dei fondatori – in contrasto con l’opinione di altri – decisero di aprire le porte della struttura per mettere a disposizione soggiorni a pagamento. Pensatori, poeti, scrittori e artisti intravidero nel luogo un rifugio dall’artificiosità della vita moderna, e vi risiedettero, animati dal vivido desiderio di riconnettersi con il creato.

Una figura emblematica che gravitò attorno a Monte Verità fu il coreografo ungherese Rudolf Laban, che decise di soggiornare presso la comunità con un gruppetto di giovani a partire dal 1913. Laban diede vita a un nuovo tipo di ballo, la “danza libera”, caratterizzato da movimenti spontanei, affrancati dalle catene imposte dalle norme del balletto classico.

La colonia esercitò sullo stile del coreografo un’influenza diretta, che lo portò a diventare negli anni a seguire una personalità chiave e rivoluzionaria della danza europea.

La comunità alternativa di Monte Verità attirò a sé anche il poeta, autore e regista teatrale tedesco Hugo Ball, noto per il suo ruolo centrale nella fondazione del movimento Dada.

Avverso alla società moderna e bramoso di sfuggire al degrado che intravedeva nella quotidianità borghese, Ball si ritirò presso la comunità nel 1916, ma il primo contatto non suscitò in lui l’effetto sperato. L’uomo rimase deluso dall’ingenuità dei suoi abitanti, ma in seguito ne comprese i valori e si sentì pronto ad abbracciare il loro stile di vita.

La comunità alternativa di Monte Verità è giunta alla sua fine negli anni ‘20, quando lo spostamento dei suoi fondatori fece passare la struttura da un nuovo possessore all’altro. Nel 1928 divenne un albergo di lusso nelle mani del banchiere dell’imperatore Guglielmo II, il barone Eduard von der Heydt, che la utilizzò per esposizioni artistiche. Monte Verità continuò ad attrarre personalità di spicco della cultura europea, diventando in seguito un percorso museale.

Pur non conservando più il suo volto originario, Monte Verità resta una testimonianza importante di un sentire comune. Il bisogno di sfuggire a una realtà industrializzata e artificiosa ha dato vita a una comunità utopistica dal grande valore storico, ma anche dall’innegabile significato spirituale, isolata tra le montagne del Ticino, dove la natura ha potuto finalmente tornare a vivere in pace con l’uomo.

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