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Pananti Atelier: il collezionismo incontra l’arte contemporanea a Milano

31 gennaio 2020
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Quando pensiamo alle case d’asta, le prime che ci vengono in mente sono le più antiche e famose, le londinesi Sotheby’s e Christie’s, fondate rispettivamente nel 1744 e nel 1766. Ma anche l’Italia, con la sua lunghissima tradizione di collezionismo, e un mercato dell’arte in crescita che nel 2019 è valso oltre 260 milioni di euro, vanta numerose case d’asta, piccole e grandi. Tra queste c’è anche la casa d’aste Pananti, con sede a Firenze, nata dall’omonima galleria, che ha da poco deciso di espandersi con una nuova sede a Milano, in via Aurelio Saffi, aggiungendo un nuovo tassello alla sua storia, fatta di attività espositive e di vendita, sia nelle aste pubbliche, sia online, ma anche editoriale.

A inaugurare Pananti Atelier, in collaborazione con Matilde Scaramellini, curatrice insieme a Elena Vaninetti di Twenty14, è la mostra personale di Mara Palena (1988): in “Oikeiôsis” – che in greco antico indica la realizzazione di sé attraverso la conoscenza dell’io interiore – Palena rielabora la propria memoria, raccolta in immagini analogiche scattate nel corso degli ultimi 15 anni, in un lavoro d'archivio volto in cui l'introspezione passa anche attraverso il suono della propria voce, analizzata e trasformata dal sound designer Donato Panaccio in frequenze che vengono "somministrate" nel corso della mostra. La visione delle immagini stampate, installate su light box o proiettate in video, è accompagnata da un viaggio audio le cui frequenze corrispondono al peso molecolare di alcune sostanze chimiche presenti nel corpo umano: dall'endorfina all'adrenalina, fino alla colina, attivatrice della memoria. Così il ricordo personale viene messo a disposizione per farsi ricordo di qualcun altro, in un approccio sensoriale contemporaneo che incontra la tradizione di Pananti. L'ad Filippo Pananti e la curatrice Matilde Scaramellini ci spiegano com'è nato quest'incontro.

Come nasce la Casa d'Aste Pananti e come si è evoluta nel corso di questi 50 anni?

Filippo Pananti: La Casa D’Aste Pananti nasce in realtà nel 1968, fondata da mio padre, come Galleria d’arte. Da allora fino ad oggi ha portato avanti ininterrottamente un’attività espositiva ed editoriale divenendo un punto di riferimento e d'incontro per collezionisti, critici d'arte, pittori, scultori, poeti e scrittori. Crescendo in questo ambiente, ho appreso l’importanza delle relazioni intessute da mio padre con tutti gli artisti e chi su di loro investiva, sviluppando il mio interesse per le dinamiche di mercato legate all’arte. Piano piano è iniziata così l’attività della nostra Casa d’Aste, che pur mantenendo una struttura snella, di dimensioni non grandi, è visitata virtualmente e fisicamente da ogni angolo del mondo. Avendo la sua sede in una città come Firenze, naturalmente si afferma come punto di riferimento per tutti quegli investitori che rivolgono il loro interesse all’arte antica e moderna, ma le nostre aste in termini di opere hanno un ventaglio amplissimo che non esclude mai il contemporaneo.

Che cosa vi ha spinto ad aprire una sede a Milano, e come si differenziano le attività di Pananti Atelier?

Filippo Pananti: “Pananti Atelier” nasce con l’idea di creare uno spazio su Milano che faccia non solo da ponte con la sede fiorentina, ma che ricrei una dimensione di vivace scambio culturale tra presente e passato, omaggiando la storia della Casa d’Aste e riportando in auge una visione della galleria come luogo di contaminazione e di dibattito. Grazie alla collaborazione con Matilde, sarà anche sede operativa dove prendere degli appuntamenti per richiedere una prima valutazione di opere d’Arte, o visionare attraverso le preview organizzate le opere presenti nel catalogo, prima di formulare un’offerta.

Come si inserisce la curatela di T14, e come mai avete scelto come prima artista Mara Palena? 

Matilde Scaramellini: Insieme ad Elena Vaninetti porto avanti l’attività curatoriale di Twenty14 (T14), organizzando mostre che indagano sul linguaggio visivo contemporaneo. Non ci poniamo barriere in termini di tecniche espressive, la nostra ricerca mira a seguire quegli artisti che dal nostro punto di vista ci offrono un modo inedito di leggere la realtà in cui viviamo e su cui crediamo valga davvero la pena investire. Amiamo molto il lavoro di Mara Palena perché è autentico, personale e allo stesso tempo universale, affermandosi in tutta la sua contraddittorietà e femminilità, fatta anche di una componente (orgogliosamente) fragile e romantica.

In che modo Pananti Atelier lavora in generale con gli artisti contemporanei? 

Matilde Scaramellini: Le attività svolte da una Casa d’Aste e quelle di una galleria sono molto diverse: da una parte si trattano delle opere che hanno già avuto una loro vita (spesso anche più di una), dall’altra vengono esposte delle opere “vergini”, che si stanno affacciando al mercato dell’Arte e della critica. Ecco perché è interessante che una Casa D’Aste supporti il contemporaneo ed i suoi artisti emergenti, dando un messaggio positivo in termini di collaborazione produttiva tra due mondi che, seppur vicinissimi, il più delle volte neanche si guardano.

Come si configura oggi in Italia il mondo delle aste rispetto agli anni scorsi, e chi sono i maggiori acquirenti? 

Filippo Pananti: Dietro ai grandi investimenti nel mondo dell’arte sia a livello nazionale che internazionale spesso c’è il mondo della finanza, a seguire imprenditori della moda, del design e delle tecnologie, ma devo dire che nel nostro caso la maggior parte degli acquirenti più affezionati sono collezionisti del settore: galleristi, direttori di fondazioni o istituzioni museali di rilievo.

Su cosa vale la pena secondo voi investire oggi?

Filippo Pananti: Uno sguardo interno e fidato, così come accade negli investimenti finanziari in borsa, può aiutare ad orientarsi in un mercato che ha delle dinamiche molto criptate e con degli andamenti diversi, che variano di luogo in luogo. Il mio consiglio personale è quello investire su quegli autori che sembrano essere quasi dimenticati, mi riferisco a nomi o correnti dell’ottocento, così come nell'arte antica.

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