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Nei quadri di Hopper c’è anche la natura

11 maggio 2022

Pensando ai quadri di Edward Hopper, viene subito in mente la rappresentazione di ambienti urbani: città desolate, pompe di benzina e bar isolati che amplificano il senso di straniamento sottolineato dall'assenza di comunicazione tra le poche figure umane presenti nei dipinti.

Eppure, nelle opere del pittore statunitense, anche la natura ha un ruolo fondamentale. Quest'ultima sembra quasi del tutto assente, ma in realtà è una presenza tanto silenziosa quanto cruciale. Nonostante spesso doni alle sue opere l’illusione di un’atmosfera quieta e rilassata, rappresenta un elemento sinistro che sta per abbattersi sulla scena per prendere il sopravvento sul mondo umano.

Dalla lezione impressionista al realismo americano

Di Edward Hopper si potrebbe dire che nacque artista in una realtà non ancora pronta a comprenderlo. Frequentare la New York School of Art e i circoli artistici americani dell'epoca non gli bastò, infatti, per imporsi sulla scena pittorica, che per anni non apprezzò il suo stile e la sua peculiare visione del mondo.

A farlo fu invece Parigi: al tempo la casa dei più grandi esponenti del mondo dell'arte. Qui Hopper entrò in contatto con le correnti che più avrebbero influenzato la sua carriera, ovvero l’impressionismo e il simbolismo. Della prima, il pittore apprezzò lo studio della luce e l'utilizzo dei colori luminosi, capaci di immortalare sulla tela i dettagli di un istante con un taglio quasi fotografico. Del Simbolismo fece proprie, invece, le atmosfere rarefatte e l'esplorazione meditativa del mondo interiore, sempre in bilico tra realtà e immaginazione.

Parigi divenne la sua casa elettiva. Vagando tra le vie più defilate della città, fece propri dettagli e suggestioni, guardando ai grandi del passato come Monet, Manet, Goya, Pissarro. Per rimanere nella capitale francese, però, aveva bisogno di entrate superiori a quelle che l'arte gli garantiva. La difficoltà a far uscire il proprio nome dall'ombra, lo costrinse così a cercare uno stipendio fisso. Presto divenne l'illustratore di un’agenzia pubblicitaria: un impiego a tratti frustrante in proporzione al suo talento, ma che rappresentò un'ottima palestra artistica per sviluppare una pittura fatta di pochi dettagli evocativi.

Iniziava così un percorso evolutivo destinato a farlo approdare negli anni al realismo americano. In linea con questo stile, i suoi quadri ospitarono scene di attività quotidiane, paesaggi urbani solitari e carichi d’attesa, architetture cupe e anguste e figure straniate. La fascinazione per l'elemento umano divenne sempre più pronunciata, ma Hopper non dimenticò mai la lezione francese, non rinunciando a includere anche quello naturale.

Scorci naturali nell’opera umana, tra Automat e Gas

Nel corso della propria maturazione artistica, Hopper oscillò spesso tra tonalità cupe e colori accesi. Scelte cromatiche che evidenziavano la contrapposizione tra architettura e natura. Se ne colgono i segnali anche nelle opere in cui quest'ultima è meno presente, come Automat.

Nel dipinto, una donna siede in una tavola calda, fissando la tazzina di caffè che ha tra le mani. La sua solitudine sembra riempire la scena, diventandone la vera protagonista. Un effetto amplificato dalla luce artificiale che illumina la stanza e intensifica il senso di angoscia. La natura in questo scenario sembra del tutto assente, ma oltre la vetrata - nel buio totale che ne impedisce la vista - si cela un mondo che sembra chiudersi attorno alla donna, pur non raggiungendola mai.

Più emblematico è Gas: frutto dell’immaginazione dell’artista, che non aveva trovato uno scenario adatto a ciò che aveva in mente, il quadro è la rappresentazione di una pompa di benzina, su una strada desolata costeggiata da erba secca e ingiallita, mentre sullo sfondo un bosco si estende maestoso. Proprio come nel dipinto precedente, quest’ultimo è l’elemento che più avvolge l’opera in una cappa di tensione. L’uno accanto all'altro, gli alberi del bosco formano una schiera che incombe, perdendosi poi in lontananza, proprio dove la strada viene inghiottita dal buio. Neppure il cielo limpido riesce ad allontanare il senso di rischio, accentuato dalle poche luci artificiali ritratte e proiettato sull'unico uomo presente alla pompa di benzina.

Luci e ombre su Cape Cod

Era il 1934 quando l'attenzione di Hopper venne conquistata da una casetta sperduta nelle campagne di Cape Cod, una penisola del Massachusetts caratterizzata da paesaggi costieri e rurali, da piccole abitazioni, fari e dune sabbiose. Graziosa e immersa nella natura, la tenuta divenne un punto di riferimento per le estati di Hopper e della moglie Josephine Verstille Nivison, ma rappresentò anche una fondamentale fonte di ispirazione per l'artista, che le dedicò diversi dipinti. Tra i più noti, Mattina a Cape Cod e Sera a Cape Cod. In questi casi la rappresentazione dell'ambiente esterno diviene occasione per comunicare - attraverso un gioco di luci e colori - un paesaggio interiore più che esteriore, mettendo in scena stati emotivi che sfruttano gli elementi naturali come veicoli comunicativi.

In Mattina a Cape Cod, ad esempio, una donna guarda fuori dalla finestra, in direzione di un elemento che l’occhio dell’osservatore non riesce a cogliere. La sua posa comunica un senso di attesa, che crea tensione nella scena, in contrapposizione con l’atmosfera di quiete campestre creata dalla luce tiepida del sole e dall’azzurro del cielo. Il suo sguardo è perso in direzione di un avvenimento per noi invisibile, che rappresenta un mistero per l'osservatore.

Un clima più angosciato è presentato in Sera a Cape Cod, considerato uno dei più misteriosi dipinti di Hopper. Il quadro è la summa perfetta della contrapposizione tra umano e naturale: se la quiete viene rappresentata dal candore della casa accanto alla quale si trovano un uomo e una donna, la posa dei personaggi comunica una grande tensione. Le due figure non si guardano, assorte in un atteggiamento distaccato; mentre al centro della scena, un cane osserva qualcosa di invisibile in lontananza. Alle loro spalle il paesaggio è caratterizzato dal colore cupo del bosco: ancora una volta, una presenza preoccupante che sembra avanzare minacciosamente verso la casa. Un effetto sottolineato dalle pennellate veloci con cui gli alberi sono tratteggiati.

Queste opere aprono una finestra sulla poetica di Edward Hopper. Una realtà complessa, fatta di elementi architettonici e umani messi in contrapposizione con il volto più cupo della natura. Un punto di arrivo frutto del genio del pittore e di una peculiare commistione di riflessioni, influenze ed emozioni. L'oscillazioni tra luce e ombra, tra quiete e minaccia, centrale in molte opere del pittore, ispirò tanti artisti dopo di lui, e non solo nel mondo dell'arte figurativa. Uno di questi è il regista Alfred Hitchcock, affascinato e ispirato dall'incredibile capacità di Hopper di raffigurare la presenza disturbante, ma immancabile, della natura oltre che la solitudine di un genere umano straniato e in costante attesa.

Credits

Cover: Hopper-Gas-1940. Distributed under Public Domain Mark 1.0 license via Wikimedia

Immagine interna 1: Edward-Hopper-1907-paris, autore sconosciuto. Distributed under Public Domain Mark 1.0 license via Wikimedia

Immagine interna 2: Automat-edward-hopper-1927. Distributed under Public Domain Mark 1.0 license via Wikimedia 

Immagine interna 3: dettaglio cover

Immagine interna 4: Edward Hopper - Cape Cod Morning [1950]. Distributed under CC BY-NC-SA 2.0 license on Flickr

Immagine interna 5: Edward Hopper, Cape Cod Evening, 1939, NGA 61252. Distributed under the Creative Commons CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication via Wikimedia

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