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Secondo alcune ricerche, il Salvator Mundi non sarebbe stato dipinto interamente da Leonardo da Vinci

17 febbraio 2021
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È certamente l’opera d’arte più pagata al mondo. La sua storia però è misteriosa quanto affascinante. Si tratta del “Salvator Mundi” di Leonardo da Vinci, dipinto tra i più misteriosi della storia dell’arte attorno al quale da sempre ruotano moltissimi interrogativi. Primo fra tutti quello relativo alla sua paternità, da molti messa in discussione. Ma è davvero Leonardo Da Vinci il suo autore? E perché fino a dieci anni fa nessuno ne aveva sentito parlare? Tra aste record, truffe miliardarie e misteriose scomparse, le vicende di questo celebre dipinto appassionano da sempre gli esperti e non solo.

I dubbi sul “Salvator Mundi” iniziano già poco tempo dopo la sua prima esposizione alla National Gallery, nel 2011, dove storici dell’arte provenienti da ogni parte del mondo, da Oxford a Milano, dal Metropolitan Museum di New York alla National Gallery di Washington, diedero il loro parere sul dipinto. Nonostante lo stato pessimo in cui versava l’opera – il quadro, prima del restauro, era coperto da diversi strati di ridipinture – molti non hanno esitato a vedere la mano del genio toscano. Tra questi lo storico dell’arte Pietro Marani, uno dei massimi esperti internazionali di Leonardo Da Vinci, che poté osservare il dipinto da vicino già nel 2009. E vide un Da Vinci perché, come ha sostenuto più volte, “la pittura di Leonardo è fatta di niente. La materia appoggiata alla superficie dalle pennellate è talmente leggera da scomparire e definire al tempo stesso”. Ma lo studioso si riferisce, va detto, alla “qualità delle parti buone, ovvero tutto ciò che sta intorno alla testa”.

Eppure, per alcuni, la paternità del dipinto non sarebbe da attribuire a Leonardo, almeno non interamente. Uno degli argomenti contro l’attribuzione al genio toscano riguarda l’aspetto della sfera trasparente in cristallo di rocca, che il Cristo tiene sospesa nella mano sinistra, che non presenta la rifrazione della luce ma solo riflessi. Dettagli visivi che di certo non erano sconosciuti a Leonardo, anzi. Per questo c’è chi sostiene la tesi secondo cui la bottega abbia avuto un ruolo importante nella realizzazione del quadro e c’è chi, addirittura, ritiene che sia interamente opera di Giovanni Boltraffio, allievo di Leonardo. Queste tesi sono avvalorate da due particolari: il primo è che Leonardo da Vinci prediligeva i soggetti in movimento, cosa che ovviamente non è presente nel “Salvator Mundi”, e il secondo è che non sono stati ritrovati né appunti né schizzi dell’artista collegabili a questo dipinto.

La novità, oggi, è che due recenti studi, portati avanti dal Louvre di Parigi e da un ente indipendente, potrebbero confermare queste teorie. Una ricerca elaborata dallo scienziato informatico Steven Frank e dalla moglie, la storica dell’arte Andrea Frank, ha dimostrato, grazie a sofisticati sistemi di riconoscimento per immagini e algoritmi, che il quadro fu composto, inizialmente, solo dalla testa e dalle spalle, e che il braccio e la mano destra alzati in segno di benedizione non fossero stati dipinti da Da Vinci. Mentre si attende la pubblicazione dello studio indipendente dei coniugi Frank sulla rivista Leonardo, anche un’indagine condotta parallelamente dal Museo del Louvre sembra confermare che il dipinto consisteva inizialmente in un busto composto solo dalla testa e dalle spalle.

Contrariamente ai Frank però il museo parigino sostiene che la mano e il braccio siano opera di Leonardo ma che l’artista toscano li abbia aggiunti successivamente arrivando alla conclusione che la sezione superiore della mano destra, a differenza di altri elementi, sia stata dipinta direttamente sullo sfondo nero del quadro, dimostrando che Leonardo non aveva previsto di dipingerla all’inizio del progetto. La domanda però ora è: quando e perché fu apportata la modifica? Sull’argomento gli studiosi del Louvre restano cauti, anche perché la pubblicazione della ricerca, datata 2018, sarebbe dovuta avvenire in occasione dell’esposizione del dipinto nella sede del Museo ad Abu Dhabi.

Le appassionanti vicende che hanno coinvolto il dipinto prima, durante e dopo l’asta, sono talmente piene di zone d’ombra da sollevare almeno forti perplessità. Eppure chi ha potuto ammirare l’opera ne è rimasto colpito e le emozioni provate sono state documentate da un video confezionato dalla casa d’aste Christie’s. Del resto a rendere autentica un’opera d’arte, spesso, non è solo la sua paternità ma anche l’aura che la circonda. E quella del “Salvator Mundi” è luminosissima essendo un dipinto da Guinness dei primati, venduto all’asta da Christie’s per 450 milioni di dollari a Bader bin Abdullah al Saud, un principe saudita. Ma anche qui, secondo il Wall Street Journal, aleggia il mistero, perché dietro all’acquisto si celerebbe Mohammed bin Salman, erede al trono saudita. Inoltre proprio quando il nome dell’acquirente stava per essere rivelato dalla stampa, Al Saud è stato nominato Ministro della Cultura in Arabia Saudita e ha annunciato che il Louvre di Abu Dhabi avrebbe esposto il dipinto permanentemente. Esposizione però mai avvenuta tanto che, del “Salvator Mundi”, ad oggi, si sono perse le tracce.

Articolo di Patrizia Vitrugno

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