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Halloween, 1926: la notte fatale di Harry Houdini

26 ottobre 2021

Il grande Harry Houdini era capace di incassare un pugno all’addome senza battere ciglio. Grazie a una preparazione speciale degli addominali e al suo fisico eccezionale, ci riusciva davvero. Durante i suoi spettacoli invitava qualcuno del pubblico sul palco e si faceva bersagliare di colpi, stoico come la statua di un dio greco. E nonostante catene, camicie di forza, prigioni impossibili da cui fuggire e numeri di escapologia da togliere il fiato, fu questo suo piccolo divertissement ad essergli fatale.

La sera del 22 ottobre 1936 Houdini era in camerino a Montreal. Riposava, perché di lì a poco avrebbe dovuto esibirsi e aveva una caviglia a pezzi; se l’era rotta qualche notte prima, durante un numero. All’improvviso sentì dei colpi alla porta. Forti. Così forti che forse l’avrebbero dovuto mettere in allarme, ma lui era Houdini e di certo non lo spaventavano queste sciocchezze. Era un gruppo di ragazzi capeggiati da un certo Jocelyn Gordon Whitehead, un pugile universitario grosso e sbruffone che, con fare di sfida, gli chiese se era vero che poteva incassare qualsiasi pugno nello stomaco senza farsi alcun male. Houdini, che era un uomo molto intelligente, avrebbe potuto intuire dove sarebbe finita la conversazione e fermarla prima che fosse troppo tardi. Avrebbe potuto capire che il ragazzo aveva intenzioni minacciose e disinnescarlo. Lui, che aveva passato la vita a disinnescare meccanismi mortali. Il tempo sembrò congelarsi ma in realtà passarono solo pochi secondi. Troppi pochi per riuscire a reagire. In quel momento nessun trucco avrebbe potuto salvarlo. E dire che la sua vita intera era stata un trucco

Harry Houdini, nato negli Stati Uniti

Perfino il suo nome era un trucco. Houdini infatti era nato Ehrich Weisz a Budapest nel 1874. Aveva toccato il suolo americano solo a 4 anni. E nonostante lui dicesse di essere nato in America, in realtà aveva attraversato l’Oceano a bordo della nave tedesca SS Fresia. Il suo, quindi, era un nome d’arte, preso in prestito dal grande illusionista francese Jean Eugène Robert Houdin.

Era cresciuto a New York, dove a nove anni aveva iniziato a esibirsi come trapezista e solo in seguito era passato ai trucchi con le carte e ai numeri di escapologia. Nel 1899 il famoso impresario Martin Beck restò impressionato dalle sue abilità e gli consigliò di mettere da parte le carte per lasciare la gente a bocca aperta con le fughe. E Harry, che sapeva riconoscere un buon consiglio, gli diede retta. Un anno dopo era già il re delle evasioni e girava l’Europa con il suo primo tour.

Un mago contro i maghi

Per vent’anni fu il punto di riferimento di maghi e illusionisti. Tenne in pugno il pubblico con numeri sempre più complessi e pericolosi, sempre più mozzafiato, girando l’Europa e gli USA. Fu il presidente della Società dei Maghi Americani e una figura fondamentale per il mondo dello spettacolo del ventesimo secolo. Fu protagonista del cinema di James Cruze, comprò un biplano e fu il primo uomo a volare in Australia. Nel 1916 si imbarcò nella carriera di imprenditore cinematografico. Fu anche uno scrittore di successo e, servendosi di alcuni ghostwriter, pubblicò dei libri in cui svelava i suoi trucchi con grande trasparenza: raccontò degli stratagemmi che utilizzava per applicare pressione in determinati punti delle serrature per farle scattare, di come nascondeva chiavi, aghi e perfino lacci delle scarpe con cui apriva i lucchetti. Di come riusciva a creare spazio quando veniva legato da funi o dalla camicia di forza, allargando il torace e le spalle per poi sgonfiarli e disarticolare gli arti. La vita come un’illusione, ancora una volta. Tutto era un trucco.

A tal proposito, è leggendaria la sua parentesi d’amicizia con lo scrittore Arthur Conan Doyle, il papà dello scettico Sherlock Holmes. A differenza del suo personaggio, Doyle era un fervente seguace dello spiritismo. I due collaborarono indagando le abilità dei medium di mezzo mondo. Houdini era inamovibile, voleva smascherare i loro trucchi da ciarlatani; Doyle amava credere che esistesse un modo per mettersi in comunicazione con l’aldilà, probabilmente per rendere più sopportabile la scomparsa prematura del figlio. L’incolmabile spaccatura tra i due porterà alla fine dell’amicizia, eppure Houdini non smise mai di combattere contro i trucchi dei medium. Trucchi che a suo dire non erano studiati per intrattenere le persone ma per derubarle. Diventò perfino membro del comitato Scientific American, offrendo un premio in denaro a chiunque dimostrasse di avere reali capacità sovrannaturali. Nessuno riuscì mai a ritirare il denaro.

Quel colpo fatale

Torniamo a quel momento dell’ottobre 1926, in quel camerino, quando un ragazzotto stava per compiere l’impossibile: spezzare il grande Harry Houdini. D’un tratto il tempo si scongelò e piombò addosso al mago sotto forma di una scarica di pugni all’addome. Houdini, come al solito, incassò senza battere ciglio, nonostante la mancanza di preparazione. Non aveva alcuna voglia di darla vinta a quel gradasso.

Quella sera si esibì come sempre e lasciò il pubblico a bocca aperta.  Qualcosa però non andava. Scopri cos’era un paio di giorni più tardi, recandosi all’ospedale in preda alla febbre alta. I pugni avevano causato la rottura dell’appendice che andava operata immediatamente. Fu in questa occasione però che Houdini peccò di superbia, pensando di poter sfuggire alla morte ancora una volta. Lui che nella vita era stato legato a testa in giù dentro enormi contenitori d’acqua, che era scappato da situazioni impossibili per qualsiasi altro essere umano. Decise di ignorare l’avvertimento dei medici e si esibì anche quella sera. Fu la sua ultima performance: la febbre alta gli fece perdere i sensi diverse volte, fu rianimato e riuscì ad arrivare a fine spettacolo. Morì la notte di Halloween del 1926, per una peritonite che non era stata presa in tempo.

Prima di morire, però, Houdini preparò il suo ultimo trucco. Un trucco che avrebbe sentenziato la sua vittoria definitiva nella battaglia allo spiritismo. Si mise d’accordo con sua moglie Bess, confidandole un codice che solo loro due avrebbero saputo. Se un medium fosse riuscito a comunicarlo, allora avrebbe dimostrato di essere in contatto con lui nell’aldilà. Ovviamente, nessuno ci riuscì, e l’ultimo grande trucco di Houdini lasciò ancora una volta il pubblico senza parole.

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