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Storia di Cinerama, il cinema che voleva cambiare il cinema

17 maggio 2021

Il cinema per come lo conosciamo oggi sarebbe potuto essere completamente diverso se solo avesse preso piede il Cinerama.

Il Cinerama sorse negli anni ’50 allo scopo di sconvolgere completamente il cinema tradizionale, rendendolo più immersivo ed emozionante, più attraente rispetto alla televisione, che rappresentava già allora una minaccia concreta per il cinema; pur essendo un mezzo neonato, la televisione era infatti una soluzione comoda e pratica e non prevedeva il pagamento del costo del biglietto.

Da qui la necessità del cinema di rilanciare la propria attraverso contenuti innovativi e, negli Stati Uniti, si iniziarono così a sperimentare nuove tecniche di ripresa e proiezione, che prevedevano di girare le scene attraverso tre cineprese contemporaneamente. Le riprese delle tre telecamere, sarebbero poi state proiettate in simultanea su tre schermi molto più grandi di quelli utilizzati fino ad allora. Cinerama, infatti, deriva proprio dall’unione della parola cinema e panorama.

La prima pellicola prodotta, nel 1952, si intitolava “This is Cinerama”, ed aveva una durata di quasi due ore, preceduta da un’introduzione di una decina di minuti del presentatore Lowell Thomas, nel corso della quale veniva illustrata la storia delle immagini, dai dipinti sulle caverne agli albori del cinema. Tra gli spettatori in sala, le aspettative erano altissime, alimentate ulteriormente dalle parole del conduttore che annunciava l’arrivo di “un nuovo mezzo di comunicazione che rivoluzionerà la tecnica del racconto cinematografico”.

Nel corso della proiezione venivano mostrate, tra le altre, anche alcune scene in soggettiva sulle montagne russe, alcune riprese effettuate alla Scala di Milano e in altri luoghi estremamente suggestivi, come i canali di Venezia e le cascate del Niagara. Alla serata inaugurale di questo nuovo formato cinematografico al Broadway Theatre di New York, parteciparono anche moltissime celebrità e l’evento ebbe un’importante risonanza mediatica, tanto che conquistò anche la prima pagina del The New York Times. Il giornalista che recensì l’evento lo definì “sensazionale”, si chiedeva anche se un simile formato avrebbe avuto lo stesso risultato nella narrazione di un evento drammatico e con un montaggio più presente.

Tutti i limiti del Cinerama iniziarono ben presto a rendersi evidenti, dal momento che esso comportava degli enormi costi e delle fatiche in più di ripresa, dato che era necessario disporre in modo adeguato le tre cineprese, registrano le giuste cose su tre pellicole differenti. Anche a livello di proiezione non mancavano i problemi; i proiettori infatti dovevano essere sistemati a regola d’arte, in modo che le immagini non si sovrapponessero, e dovevano essere attivati tutti nello stesso momento. A queste difficoltà si aggiungevano anche i costi per adeguare le sale cinematografiche con schermi più grandi e con impianti audio adeguati.

Nonostante le varie problematiche, per alcuni anni il Cinerama piacque, tanto che nel 1955 arrivò anche nel nostro Paese, al Cinema Manzoni di Milano e al Teatro Sistina di Roma: a questo proposito, Il Corriere della Sera scrisse che “a detta di coloro che hanno avuto la fortuna di fare un viaggio in America e aver passato una sera al ‘Broadway Theatre’ in cui per due anni lo spettacolo del Cinerama ha fatto furore, la sensazione data dalla nuova invenzione è indimenticabile e sembra che per la prima volta la sensazione visiva data dalle proiezioni sia pari a quella data dalla vista diretta”.

Per diverso tempo si continuarono a produrre documentari in Cinerama, ci furono anche dei tentativi di produzione di film con attori e trama, ma le resa non fu delle migliori. In breve tempo questo modello di sala, proprio come era apparso, scomparve. Dopo questo primo tentativo di innovazione ne seguirono altri, sempre con scarso successo: Tuttavia, i curiosi e i nostalgici possono ancora assistere ad un Cinerama: ad oggi, tre cinema proiettano ancora delle pellicole con questa tecnica, alternandole a quelle moderne, e sono a Bradford – in Inghilterra – a Los Angeles e a Seattle.

Cover via pagina Facebook @gettymuseum

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