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Cosa ci insegna Pitagora sul significato della vita

16 febbraio 2019
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Pitagora è uno dei filosofi greci più famosi e controversi. Visse intorno al V secolo a.C. e trascorse i suoi primi anni sull'isola di Samos, al largo della costa della moderna Turchia. All'età di quarant'anni emigrò nella città di Crotone, dove avvenne la maggior parte della sua attività filosofica. Pitagora fondò una società che era al tempo stesso una comunità religiosa e una scuola scientifica. Egli infatti, non fu solo un rivoluzionario uomo di scienza, ma anche un ammaliante predicatore di dottrine mistiche. I suoi insegnamenti avvenivano oralmente, attraverso i cosiddetti akousmata, “cose ascoltate”. Fu uno dei primi a parlare di saggezza, a meditare sullo scopo dell'esistenza umana e a coniare la parola e il concetto di “filosofo”, inteso come un “amante della saggezza”, ovvero un contemplatore disinteressato della scena del mondo.

Nelle Tusculanae disputationes di Cicerone, viene raccontato che Pitagora assistette ai Giochi olimpici del 518 a.C. con il principe Leonte, stimato sovrano di Fliunte. Il Principe, colpito dal suo ingegno, chiese a Pitagora in quale arte fosse specializzato e lui rispose che non conosceva nessuna arte, ma che era un filosofo. Leonte, meravigliato da quella risposta, gli chiese perché vivesse come un filosofo e quale fosse la differenza con le altre persone. Pitagora gli rispose che la vita umana non era affatto dissimile dai Giochi olimpici, durante i quali tutti i greci erano spinti al limite delle proprie possibilità dai propri desideri. In quei luoghi c'era chi cercava la gloria e chi bramava la fama, chi era attirato dal guadagno e chi invece non desiderava né l’uno né l’altro, ma solo la partecipazione come attento osservatore del mondo. Secondo Pitagora, quest’ultimo era la migliore tipologia di uomo a cui si potesse aspirare, ovvero colui che egli denominò appunto filosofo, in quanto dedito alla scoperta del significato e dello scopo della vita stessa.

Pitagora non scrisse nulla e non ci sono resoconti dettagliati del suo pensiero scritti dai contemporanei. Eppure, le sue idee influenzarono Platone, Aristotele, Copernico, Cartesio, Keplero, Newton ed Einstein. La scuola da lui fondata accolse anche le donne, una delle quali era Ipazia, la prima astronoma in assoluto. Intorno alla sua figura si formò una vera e propria scuola di pensiero, che seguiva i suoi insegnamenti e le sue indicazioni di vita, denominata bíos pythagorikós.

Secondo alcune delle sue dottrine morali giunte fino a noi, Pitagora consigliava di svolgere delle pratiche ascetiche come “evitare le vie maestre e di camminare per i sentieri” – ovvero non seguire le opinioni consolidate, ma perseguire la conoscenza di uomini dotati di cultura –  e di non cibarsi di animali: Pitagora, credendo fermamente nella metempsicosi, confidava infatti che negli animali vi fosse un'anima non diversa da quella degli uomini. Il suo modo d'insegnare era simbolico ed esortativo: consigliava ai suoi discepoli di soddisfare i propri bisogni religiosi e morali, e lo faceva utilizzando delle vere e proprie regole (e divieti) dalla forte connotazione simbolica, come "non squilibrare la bilancia" (cioè non prevaricare), oppure "non mangiare il cuore" (non ti tormentare), "non star seduto sul moggio” (non vivere inutilmente) o anche "non ti voltare partendo" (non sentirti attaccato a questa vita nel momento della morte).

Il filosofo greco ha cercato di mostrare ai suoi discepoli come perseguire la saggezza e come avere accesso ai segreti della natura tramite essa. Fu un precursore della filosofia socratica e il suo carattere semi-divino fu sottolineato da diversi filosofi e confermato da diverse testimonianze: il paragone degli akousmata con i testi del Nuovo Testamento rivela somiglianze e affinità che spiegano anche il modo agiografico in cui Giamblico dipinge Pitagora, che per certi versi ricorda quanto fatto con Cristo dai suoi fedeli. Al di là del suo carattere sacrale, vero o presunto, Pitagora riuscì a sottolineare e a infondere nel prossimo la complessità e l'importanza della vita, spiegando come essa avesse senso solo se legata al mondo dell'aldilà. Scopo della vita secondo lui non era solo raggiungere un benessere personale, ma anche contribuire al benessere sociale: “La virtù, la sanità fisica, ogni bene e la divinità sono armonia: perciò anche l'universo è costituito secondo armonia."

Pitagora è stato a tutti gli effetti il padre della filosofia e un illustre maestro di morale, che ci ha insegnato come comportarci e come vivere ogni giorno, perseguendo un modello fatto di moderazione e razionalità, in cui vivere significa filosofare. L'uomo è una creatura pensante che deve riflettere, osservare, percepire ed elaborare tutto ciò che accade. La filosofia di vita di Pitagora, proiettata nella contemporaneità, risulta ora come non mai necessaria e urgente, perché sembriamo aver dimenticato come vivere nella pace, nello studio e lontano da ambizioni e derisioni. L'armonia di Pitagora può sembrare solo un insegnamento arcaico, impossibile da perseguire, ma il suo elogio della virtù e del vivere naturale, avendo cura della memoria e rinunciando agli eccessi, è forse l'unica speranza rimasta all'essere umano per ritornare a un antico splendore e a un rinascimento interiore in cui poter ricostituire il proprio impegno nella vita.

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