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Il fascino dei Pinot Nero, oltre la Borgogna

21 novembre 2017

Il Pinot Nero è un vitigno complicato, che per crescere ha bisogno di molta acqua e di una forte escursione termica fra giorno e notte. Si esalta in Borgogna o nello Champagne, dove il clima è perfetto per lui. In Italia, ha sempre trovato la sua giusta collocazione in Alto Adige. Fino a quando, nel 1970, un vivaista di Montemurlo, borgo industriale alle porte di Prato, fece un errore. Al posto del Sangiovese, impiantò nella sua vigna del Pinot Nero.

Quel vivaista lavorava sulla collina che saliva verso l’Appennino, nella Villa di Bagnolo che apparteneva agli Strozzi e oggi ai marchesi Pancrazi. Fece uno sbaglio, ma con l'aiuto di un grande enologo – Niccolò D'Afflitto – fece nascere uno dei primi Pinot neri fuori dalle Alpi. Un vino così buono che si gridò al miracolo: era un Pinot al livello di quelli, di grandissima finezza ed eleganza, della Borgogna. Si immaginava che Villa di Bagnolo fosse un miracolo irripetibile, ma non è così. In questi anni dal Mugello alla Lunigiana si sta affermando una nuova categoria di vini, chiamati Pinot dell'Appennino tosco–emilano.

Nel Mugello, la terra da dove provenivano i Medici, la massima espressione dei Pinot neri la trovi al Podere Fortuna a San Piero a Sieve. Qui c'è il 1465, forse il Pinot più premiato dalla critica. L'etichetta ricorda la data in cui Lorenzo de' Medici diede il via alla prima produzione di vino in questa una sua tenuta. Alessandro Brogi, patron dell'azienda, è un fortunato pioniere. Molto buona anche la seconda linea di produzione, che esce con etichetta “Fortuny".

E in Mugello trovi anche l'azienda Il Rio di Paolo Cerrini. Anche lui ha intitolato il suo Pinot di punta con un numero: Ventisei. Altre due aziende che tirano fuori degli ottimi Pinot del Mugello sono il Podere Santa Felicita, con la serie dei Cuna, e Le Terre di Giotto (anche lui era di qui) con il Gattaja.

Girando per il Mugello scoprirai poi ristoranti e osterie, produttori di coltelli (a Scarperia, capitale italiana di quest'arte) e una specialità golosissima: i tortelli di patate al ragù di carne.

Ma l'Appenino ti riserva altre sorprese in fatto di Pinot. È il caso della Garfagnana, la valle del Serchio che dall'Appennino scende verso Lucca. A metà del corso del fiume, su una collina che si adagia sui primi contrafforti delle Alpi Apuane, trovi il Podere Concori. Il proprietario, Gabriele Da Prato, ha lasciato la sua professione di oste per dedicarsi interamente al Pinot Nero, proponendo un grande vino, superpremiato.

Due coniugi milanesi hanno invece lasciato la Lombardia per Casteldelpiano, antica residenza dei Malaspina in Lunigiana, la terra che scopri superando la Cisa e correndo verso il mar Ligure. Qui producono un pinot nero che hanno ribattezzato Melampo, come il cane di Pinocchio. Anche per Melampo scoprirai un vino di grande asciutezza e finezza, pronto per essere accompagnato con piatti di pesce, in primis una zuppa (ma anche il cacciucco) oppure pesce nobile. L’importante è che tu abbia, anche se questi sono vini ormai consolidati, un certo spirito pionieristico.

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