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Non c’è più solo il Bordeaux: la marcia trionfale del Merlot nel Canton Ticino

15 giugno 2021

È il panorama più diffuso del Canton Ticino: pendii terrazzati e dominati da vigne coltivate quasi unicamente a Merlot. Qui ormai dal 1907 ha preso il via quella che è stata chiamata non a sproposito la “marcia trionfale del Merlot”, che ha rimpiazzato le uve locali fino a rappresentare oltre l’85% della superficie cantonale (dati: Agroscope, della Confederazione Svizzera per la ricerca agronomica). Le uve Merlot, introdotte circa 100 anni fa da Bordeaux, si sono adattate alla perfezione al sud del Paese, a quel vasto territorio verde dai più conosciuto come la Svizzera italiana. Qui sono divenute negli anni sempre più raffinate, tanto che ora il vino da loro prodotto si pone come vero concorrente di altri vini molto pregiati.

Tutto ebbe inizio nel cosiddetto periodo post-filosserico. Alla fine dell’Ottocento, la filossera, un parassita che attacca la vite, devastò ettari di vigne. Anche se l’invasione non fu paragonabile a quella di 30 anni prima – capace di sconvolgere mezza Europa – impose comunque una rifondazione dei terreni. Questo parassita dall’estrema resistenza, costrinse gli agricoltori a bruciare tutte le viti infette e a rivoltare il terreno prima di riseminarlo. Proprio nell’ambito di una simile ripartenza, l’uva Merlot fu importata dalla Francia a scopo sperimentale a inizio ‘900. Ci vollero alcuni decenni per un pieno assestamento, ma questa varietà si adattò quasi alla perfezione all’ambiente e al clima.

Fino al 1930, la viticoltura in Ticino aveva ancora tratti prettamente casalinghi, a uso e consumo dei contadini o al massimo appena al di là della cerchia familiare e amicale. Le cose cambiarono nei decenni a venire, complice anche una forte evoluzione demografica (dai 150mila abitanti del 1930 ai 300mila del 1980) e l’introduzione di mezzi sempre più all’avanguardia. Inoltre, se fino agli anni Ottanta la produzione ticinese era rinomata per i suoi vini leggeri, specie negli ultimi 30 anni ha preso sempre più piede un Merlot robusto, risultato di una fermentazione classica del mosto e dell’affinamento in legno. Resta ovviamente apprezzato e diffuso il Merlot estivo leggero e fruttato, ma piace e si diffonde sempre di più anche quello forte maturato in barrique.

Quello dell’uva del Ticino è stato quindi uno sviluppo graduale, un percorso soggetto a continui perfezionamenti che, secondo molti, ha raggiunto il suo massimo splendore proprio negli ultimi anni. Complice anche un processo di maturazione favorito da costanti climatiche estive, con il sole che si alza intorno alle 6.30 e tramonta ben oltre le 21, e i grappoli che arrivano a una piena maturazione quasi sempre intorno alla fine di settembre.

Ad oggi la proporzione è netta: secondo lo studio di Federviti (Federazione dei Viticoltori della Svizzera Italiana) con il centro di ricerca Agroscope-Changins, i rossi costituiscono più del 93% del panorama viticolo, mentre i bianchi registrano un 7%. Nel Ticino oltre 8 vitigni su 10 sono Merlot, ma risultano molto apprezzati e in crescita anche il Pinot nero, la Bondola, il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc e il Diolinoir. Tra le uve bianche spiccano lo Chardonnay, il Pinot Grigio, il Pinot Bianco, il Sémillon e lo Chasselas.

Non c’è dunque da stupirsi se oggi il Canton Ticino e la Svizzera in generale, che storicamente non vengono associati a una forte tradizione vitivinicola, risultano sempre più citati e consigliati in centinaia di guide di settore. Conseguentemente, la produzione di vino ticinese sta cominciando a dismettere quel marchio che tendeva a identificarla come riservata quasi unicamente al mercato interno svizzero, con un rafforzamento del mercato europeo ed extra-europeo che sembra destinato a proseguire negli anni.

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