Nel 1902 un uomo si avvicina al proprio figlio, porgendogli una macchina fotografica. Si tratta di un gesto semplicissimo, un dono che però contribuisce a cambiare il destino del piccolo Ed e della storia della fotografia moderna. Quell’oggetto diventa infatti uno strumento fondamentale per la vita di Edward Weston, che lo impiega per molti anni e secondo stili diversi, fino a lasciare un’impronta indelebile, fatta solo ed esclusivamente di autenticità e semplicità. “Voglio rappresentare la bellezza cruda che le lenti riescono ad immortalare con efficacia, senza interferenze artistiche", scrive infatti Weston il 15 marzo 1930 in una pagina dei suoi diari.
Nei suoi scatti le gli elementi della quotidianità - paesaggi, individui, oggetti - vengono esplorati nel dettaglio, fino a dar vita a still life essenziali che all’occhio dell’osservatore possono assumere innumerevoli forme. Padre e nonno d'arte, Edward ha dato anche il via a una discendenza di artisti. Lo racconta bene a mostra Weston. Edward, Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi, ospitata dal Museo di Santa Giulia di Brescia e dedicata a uno dei più grandi innovatori della fotografia del Novecento e ai suoi eredi, figure che hanno portato in alto la bandiera della quinta arte.
L’opera di Edward Weston si inserì in un contesto in cui la fotografia era pronta a diventare qualcosa di più da quello che era sempre stata, superando la tradizione del Pittorialismo. Quest'ultimo, originatosi in Francia alla fine dell’Ottocento, puntava ad avvicinare la fotografia alla pittura attraverso la tecnica della calotipia, che rendeva lo scatto meno dettagliato, l'utilizzo di obiettivi soft-focus, capaci di abbassare la definizione delle foto, nonché la sovrapposizione di più negativi nella creazione di un'unica foto, in modo da far emergere le figure dallo sfondo e creare una fumosa composizione.
L’interesse di Weston per la fotografia si sviluppò intorno ai sedici anni, quando in vacanza nel Midwest iniziò a utilizzare la macchina fotografica regalatagli dal padre. I primi esperimenti con la camera lasciavano trapelare uno stile già originale e innovativo, per quanto ancora molto influenzato dal Pittorialismo, ma soprattutto fecero capire a Edward di aver trovato la sua strada. Da quel momento il ragazzo collezionò scatti su scatti e di lì a breve decise di frequentare l’Illinois College of Photography.
Sebbene il Pittorialismo fu la sua stella fedele durante la gavetta come giovane ritrattista di strada, presto l'artista capì di voler rappresentare la realtà in modo oggettivo, senza il filtro dello stile pittorico. Le sue opere abbandonarono la sfocatura e accolsero sempre di più il gusto per il dettaglio, per la chiarezza espositiva e per la semplicità delle forme. Quest’ultima ispiratagli dall’avvento del Modernismo, del Realismo e del Cubismo. Un cambiamento radicale, l'adozione di questo nuovo paradigma, destinata a essere la sua sliding door personale.
Il giovane Edward cominciò a usare obiettivi capaci di mettere a fuoco le immagini più semplici ed essenziali del quotidiano. Non fu un caso che nel 1932 fondò f/64, un circolo di fotografi che ricercava la nitidezza, la perfezione e la capacità di far emergere il soggetto dallo sfondo, che prendeva il nome proprio dell’apertura del diaframma che permetteva di immortalare chiaramente le immagini.
Con la nuova cifra stilistica di Weston e del gruppo f/64 si andò sviluppando la poetica essenzialità della Fotografia Diretta americana, una corrente che rifiutava la contaminazione della pittura e l'alterazione degli scatti, in favore di una rappresentazione pura e senza filtri. Il fuoco dell'obiettivo si spostò sul potere evocativo della realtà.
“La fotocamera deve essere utilizzata per la registrazione della vita, per ricercare la quintessenza del soggetto stesso, sia che si tratti di acciaio lucido che di carne palpitante”
Questo scrisse nei suoi diari, il 10 marzo 1924, Edward Weston, il “fotografo diretto”, l’artista che cercava nella semplicità dei soggetti la loro natura più intima. Per farlo li estrapolava dal loro sfondo, trasformandoli in forme essenziali, pure e perfette. La scelta di chi o cosa fotografare era altrettanto importante: elementi naturali, paesaggi, corpi umani o semplici oggetti quotidiani. Che si trattasse di still life o di ritratti, di fronte all’obiettivo di Weston e al suo gioco di bianchi e neri, i soggetti perdevano ogni traccia della propria apparente normalità, diventando qualcosa di straordinariamente espressivo.
Nel tempo, Weston divenne particolarmente noto per i suoi close-up, primi piani di oggetti provenienti dal mondo naturale, nei quali i giochi di chiaroscuro accentuavano i dettagli e permettevano all’occhio dell’osservatore di interpretare ciò che vedeva, senza limiti.
Una di queste opere è Nautilus, realizzata nel 1927 e considerata dalla critica uno degli scatti più famosi della storia della fotografia. L’ispirazione giunse alla mente di Weston grazie a una visita allo studio dell’artista Henrietta Shore, dov’erano conservati diverse fotografie di conchiglie. Lì venne attratto dall’immagine di una grande conchiglia, che tentò di replicare a suo modo. Con il suo colore perlaceo su fondo nero, il guscio di Nautilus sembra quasi avere una propria luminosità, semplice ma al tempo stesso potente. È proprio l'essenzialità delle linee, unita all'effetto cromatico delle luci, a porre l'accento sulle forme ipnotiche della conchiglia.
La stessa tecnica, capace di evidenziare la bellezza del dettaglio, venne utilizzata da Weston nell’opera Peperone N.30, del 1930. Posizionando l’ortaggio nell’apertura di un imbuto, Weston fu in grado di donargli un’illuminazione che ne accentuava il gioco di chiaroscuri e le pieghe naturali. Anche in questo caso l’essenzialità diventa arte, grazie alle suggestioni create dall'avvilupparsi stesso del peperone e dalle sue curvature, simili all'abbraccio tra due corpi con i muscoli in tensione. La tecnica fotografica utilizzata mostra il soggetto con un’incredibile nitidezza, lasciando all’osservatore la possibilità di individuare nella sua texture numerose altre immagini.
Iconica è infine Foglia di cavolo (1931), nella quale l’artista esaltò la superficie del soggetto in un close-up elegante e poetico. Sebbene lo scatto ritragga una comune pianta, la foglia non è l'immagine percepita di primo acchito dall’occhio dello spettatore, vero fautore del significato dell’opera. Il soggetto potrebbe infatti essere una chioma di capelli, del marmo finemente scolpito, un lenzuolo che avvolge forme misteriose. Eppure, è solo una foglia di cavolo, ma la realtà può superare, o quanto meno ispirare, la fantasia.
La fotografia come vita, come ricerca del dettaglio essenziale, come connessione con la natura, quindi. Niente avrebbe potuto allontanare Weston dalla propria arte, se non una malattia. Il morbo di Parkinson interruppe il lavoro del grande fotografo negli anni '40, costringendolo ad affidarlo a un’assistente. La scelta ricadde su Dody Weston Thompson, che apprese dal maestro tutto ciò che poteva sull’utilizzo poetico dell’obiettivo, diventando lei stessa una fotografa di grande successo.
A raccogliere la straordinaria eredità artistica di Weston sono stati però anche i figli Brett e Cole e la nipote Cara, che hanno seguito le sue orme nel campo della fotografia. Questo raro, peculiare e prolifico scambio intergenerazionale è attualmente omaggiato dalla mostra Weston. Edward, Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi, organizzata dal 31 marzo al 24 giugno 2022 al Museo di Santa Giulia di Brescia, come parte dell'evento del Brescia Photo Festival. La mostra presenta e collega una serie di 80 fotografie scattate nell'arco delle tre generazioni che caratterizzano questa lunga discendenza di artisti: da Brett, il più simile al padre per stile e ispirazione, a Cole, deciso invece ad allontanarsene per adottare uno stile più personale, a Cara, capace di reinterpretare la fotografia classica in chiave contemporanea.
Il regalo del padre, ricevuto 120 anni fa, segnò la vita e il percorso di Edward Weston, il padre di una forma d’arte pura, più vicina alla poesia che alla pittura. Adesso, a scrivere versi con l'obiettivo in mano, ci pensano i suoi eredi, quelli di sangue esposti a Brescia, e quelli spirituali, sparsi in tutto il mondo e pronti a onorare il nome e lo stile di uno dei più grandi maestri della storia della fotografia.
Credits
Cover: [ W ] Edward Weston - Pepper (1930), cea +. Distributed under the CC BY 2.0 license on Flickr; [ W ] Edward Weston - Cababge Leaf (1931), cea +. Distributed under the CC BY 2.0 license on Flickr; [ W ] Edward Weston - Shell (1927), cea +. Distributed under the CC BY 2.0 license on Flickr
Immagine interna 1: Edward Weston after receiving a Guggenheim Fellowship in 1937, cea +. Distributed under the CC BY 2.0 license on Flickr
Immagine interna 2: [ W ] Edward Weston - Iceberg Lake (1937), cea +. Distributed under the CC BY 2.0 license on Flickr
Immagine interna 3: Weston's Nautilus, Under the same moon.... Distributed under the CC BY 2.0 license on Flickr
Immagine intera 4: [ W ] Edward Weston - Pepper (1930), cea +. Distributed under the CC BY 2.0 license on Flickr
Immagine interna 5: [ W ] Edward Weston - Cababge Leaf (1931), cea +. Distributed under the CC BY 2.0 license on Flickr
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