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Un omaggio ad alcuni dei più grandi maestri della fotografia mondiale attraverso il volto, il corpo e il magnetismo di uno dei più camaleontici e straordinari attori in circolazione. Il Magazzino delle Idee di Trieste presenta, per la prima volta in Italia, la mostra “Malkovich, Malkovich, Malkovich. Homage to Photographic Masters” del fotografo americano Sandro Miller, tra i più rispettati fotografi fine-art e pubblicitari a livello mondiale, autore di pluripremiate campagne e vincitore del riconoscimento come miglior fotografo internazionale dell’anno nel 2014, alla Carnegie Hall di New York. Lo straordinario progetto fotografico di Sandro Miller che vede protagonista la star del cinema John Malkovich sarà disponibile fino a maggio presso il polo culturale a due passi dalla stazione cittadina e da Piazza Unità.
Il celebre attore, produttore e stilista americano, protagonista di oltre 70 pellicole e più volte nominato agli Oscar, impersona e incarna diversi soggetti ritratti in celebri scatti di fotografi che hanno lasciato un marchio indelebile nella storia con il loro lavoro. Come nel famoso film “Essere John Malkovich” di Spike Jonze tutti potevano entrare nella sua mente e nel suo corpo, in questa esposizione le parti si ribaltano ed è Malkovich a entrare e “vivere” nei personaggi immortalati. Ed è così che, attraverso l’interpretazione e la mimica dell’attore, tornano a prendere vita sessantuno ritratti in bianco e nero e a colori che hanno fermato su pellicola i soggetti più disparati, visti attraverso gli stili e i linguaggi fotografici più diversi; dall’Albert Einstein che mostra la lingua a Arthur Sasse (1951), al Che Guevara ritratto da Alberto Korda (1960), da Meryl Streep immortalata da Annie Leibovitz (1981) alle spaventose gemelline di Diane Arbus (1967).
E ancora, il Pablo Picasso in posa per Irving Penn (1957), il Joker di Jack Nicholson fotografato da Herb Ritts (1988), l’ironico ritratto del maestro del brivido Alfred Hitchcock di Albert Watson, la “Green Marylin” del re della pop art Andy Warhol, il “Self Portrait” di Robert Mapplethorpe, il “Piss Christ” di Andrés Serrano (1987) e molti altri. Da Ernest Hemingway a una madre migrante sofferente, da Muhammad Alì a Mick Jagger, John Lennon e Yoko Ono: John Malkovich riesce a immedesimarsi con efficacia e potenza davanti all’obiettivo di Miller.
Quella tra Miller e Malkovich non è una collaborazione casuale, ma nasce da un’amicizia decennale: i due si incontrano per la prima volta a Chicago negli Anni Novanta e collaborano a un progetto per la Steppenwolf Theater Company della città. L’origine di questo lavoro invece risale al 2013, quando il fotografo propone appunto a Malkovich di interpretare alcune immagini dei maestri del ritratto fotografico, quelle che lo hanno ispirato e segnato il suo percorso come fotografo. L’attore accetta, e dopo un anno di preparazione finalmente avvengono gli scatti, che nel 2015 faranno conquistare a Miller il premio della Luce Foundation’s come miglior fotografo internazionale dell’anno.
A dare il via all’intero progetto, la reinterpretazione della la fotografia di Truman Capote di Irving Penn. “È diventato la mia tela, la mia musa”, dice Miller. “John si sedeva e ascoltava la mia idea, poi diceva ‘Ok facciamolo’. Negli anni di collaborazione non ha mai detto non mi piace. Per me, John Malkovich è un genio disposto a correre rischi, con un talento che gli permette di diventare qualsiasi cosa io gli chieda”.
La mostra è impreziosita inoltre dalla sezione inedita “Malkolynch”, composta dal video “Psychogenic Fugue” (2015), cortometraggio nato dalla collaborazione fra Sandro Miller e il pluripremiato regista David Lynch e una serie di fotografie. In entrambi, Malkovich riporta in vita otto dei più conosciuti personaggi lynchiani tra cui l’agente Dale Cooper e la Signora Ceppo della serie culto “I Segreti di Twin Peaks” e Frank Booth di “Velluto Blu” e, in conclusione, Lynch stesso.
La mostra triestina è dunque un’occasione perfetta per esplorare attraverso uno sguardo creativo, originale e inedito alcuni dei capolavori della storia della fotografia. Scatti iconici e immortali, ma capaci di rivivere e reinventarsi sotto il nostro sguardo grazie al magico potere creativo dell’arte.
In copertina, Annie Leibovitz / Meryl Streep, NYC (1981), 2014. © Sandro Miller / Courtesy Gallery FIFTY ONE, Antwerp
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