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Come essere più intelligenti secondo un esperto neurochirurgo

22 febbraio 2021
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Secondo un sondaggio negli Stati Uniti con un campione di persone tra i 34 e i 75 anni di età, oltre il 90% degli intervistati si rende conto dell’importanza della salute del cervello, ma questa percentuale scende drasticamente se si testa la loro conoscenza di tecniche per mantenerlo sano o addirittura migliorarne le prestazioni . Contrariamente a quanto si pensava almeno fino ai primi anni 2000 – quando si riteneva che il cervello non potesse in alcun modo essere migliorato e che la crescita delle cellule cerebrali avvenisse solo durante l’infanzia o il recupero da traumi – il cervello può essere allenato; chiunque può, a qualsiasi età, migliorarlo e diventare più intelligente. A spiegarlo è il neurochirurgo della Emory University School of Medicine e contributor della CNN Sanjay Gupta, autore del libro Keep Sharp: Build a Better Brain at Any Age.

La risposta alla domanda più ovvia che tutti ci poniamo – “come faccio a sentirmi più intelligente e a esprimere le mie potenzialità?” – è più rassicurante di quanto si potrebbe pensare. Il dottor Gupta suggerisce diverse opzioni per sentirsi ogni giorno più acuti, perché l’intelligenza non è innata né statica, ma va allenata, ed è possibile farlo a qualsiasi età: un grosso vantaggio, perché non solo migliora la qualità della vita, ma per Gupta può ridurre anche il rischio dell’insorgenza di patologie neurodegenerative e ridurne la gravità, come nel caso dell’Alzheimer.

Qualsiasi sia lo stile di vita che conduciamo, le nostre giornate sono strutturate in attività prevedibili e ripetitive, che non coinvolgono molte aree del sistema nervoso. Per questo provare qualcosa di nuovo – o fare qualcosa che facciamo sempre, ma in un modo diverso dal solito – può portare il cervello a produrre nuove cellule cerebrali; si può fare, per esempio, uscendo dalla propria zona di comfort, facendo ogni giorno qualcosa che ci spaventa. Non è necessario acquisire nuove competenze complesse o cimentarsi in qualcosa di difficile, perché imparare cose nuove non significa migliorare il QI o ricordare tutto quello che si è imparato, ma usare nuovi percorsi neurali che collegano parti diverse del cervello, che normalmente non si utilizzano. Si può cominciare anche da piccole variazioni della routine, come provare a mangiare con la mano sinistra se si è destri, o viceversa.

Oltre alla facilità con cui si può iniziare a prendersi cura delle proprie abilità intellettuali, un’altra buona notizia è che non è mai troppo tardi per sviluppare nuovi percorsi neurali. Secondo Gupta, la capacità di elaborare, comprendere e applicare la conoscenza può persino migliorare man mano che si invecchia, perché si tratta di un fenomeno legato all’uso e all’esercizio. Migliorare la nostra riserva cognitiva ci rende anche meno propensi a sviluppare la demenza, oltre che più capaci di consolidare i ricordi, indipendentemente dall’età.

Altri consigli dell’esperto comprendono le stesse raccomandazioni valide per il benessere dell’organismo in generale, come fare esercizio fisico – o, se lo si fa già, cambiarlo, sempre per misurarsi con nuove abilità da sviluppare – e riposare adeguatamente. Quando dormiamo, infatti, consolidiamo i ricordi e, quindi, anche le nuove competenze e le informazioni acquisite; dormendo, inoltre, alleggeriamo la memoria dalle conoscenze superflue, per meglio fissare quelle utili. Nel sonno – uno dei momenti in cui il nostro cervello è più efficiente  – avviene anche, una sorta di ciclo di pulizia che rimuove i rifiuti dei processi metabolici. Anche la dieta svolge un ruolo importante: la stessa alimentazione ricca di vegetali, frutta secca, semi oleosi e legumi e povera di grassi saturi di cui beneficia il cuore fa bene anche al cervello, che assorbe qualsiasi nutrimento gli diamo.

Uno dei contributi più interessanti e innovativi del dottor Gupta, però, riguarda un aspetto che spesso sottovalutiamo, non considerandolo decisivo per la salute del cervello: la socialità. Per essere più intelligenti dobbiamo anche confrontarci con gli altri e provare a farlo al meglio. Socializzare non è solo un divertente diversivo all’interno della routine quotidiana, ma anche un’attività di accrescimento e miglioramento del cervello, che non andrebbe quindi – al pari del sonno – relegata al fine settimana, ma coltivata giorno per giorno. Questo perché relazioni affettive forti e coerenti, per esempio con la famiglia e gli amici, contribuiscono a rendere il cervello più resiliente; questo avviene perché la corteccia prefrontale, sede di mansioni legate al giudizio e al processo decisionale, viene rafforzata in risposta all’interazione umana. Una corteccia prefrontale rigida può diminuire l’attività dei centri emotivi del cervello, in particolare l’amigdala, rendendo più difficile elaborare risposte alle situazioni più difficili, che saranno affrontate solo dalle aree di giudizio del cervello e non dai centri emotivi. Supportando la corteccia prefrontale, invece, diventa più facile accettare i cambiamenti e non farsi bloccare dalle crisi. In altre parole, sviluppare le relazioni interpersonali ed emotive accresce la resilienza, la capacità di affrontare i problemi e di celebrare i piccoli risultati come passi in avanti verso i propri obiettivi.

Sono quindi vari – e non necessariamente difficili da mettere in pratica – i modi per migliorare il dinamismo e la plasticità del cervello, e possiamo iniziare ad attivarli subito, in qualsiasi fase della nostra vita. Il dottor Gupta ci ricorda che non prestiamo attenzione al cervello quanto dovremmo: è il sistema di controllo del nostro intero organismo e migliorare le sue condizioni significa rafforzare la capacità di prendere decisioni positive e, di conseguenza, migliorare la salute in un costante circolo virtuoso. E diventiamo più intelligenti, che è un ottimo risultato.

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