Nel libro dello scrittore inglese David Herbert Lawrence L'uomo che amava le isole, il protagonista desidera un atollo tutto per sé, da modellare a sua immagine e somiglianza. Scoprirà però presto che la natura non si lascia piegare facilmente ai desideri umani. Il romanzo è stato scritto nel 1927 ma il sogno di avere una propria isola accomuna ancora oggi moltissime persone, fortunatamente quasi mai animate da aspirazioni narcisistiche come quelle del personaggio di D.H. Lawrence.
Ormai da anni, possedere un atollo personale è molto di moda tra i vip e i volti noti del mondo dello spettacolo: da Leonardo di Caprio, che ha acquistato Blackadore Cay in Belize, a Johnny Depp, proprietario di 45 acri nelle Bahamas con sei spiagge e una laguna dove tutto funziona a energia solare, fino all’ideatore di Facebook Mark Zuckerberg che si è comprato letteralmente “un pezzo “ delle Hawaii. La buona notizia per tutti coloro che covano questo sogno è che comprare un’isola non è però più così complicato o costoso come si tende a pensare e sta diventando alla portata di quasi tutti. Lo dicono anche le cifre riportate dai siti web di agenzie specializzate, come Private Islands inc. o Vladi.
Se si decide di rinunciare subito alla tailandese Ko Rang Yai, un paradiso tropicale per il quale la richiesta si aggira attorno ai 142 milioni di euro, le alternative più economiche non mancano: Le opportunità a prezzo più abbordabile si concentrano nella zona centro orientale del Canada (con isole che costano anche 95mila euro) e nell’America Centrale (dove si arriva a una quotazione di circa 625mila euro). Per chi preferisse soluzioni più vicine, anche l’Europa ha molto da offrire: nell’estremo Nord si possono acquistare isole in Svezia, Norvegia e Finlandia senza spendere cifre astronomiche, e non mancano alternative ancora più facilmente raggiungibili dall’Italia.
Grecia, Spagna e Croazia aspettano acquirenti per alcune isole del Mediterraneo, appena fuori dalle acque territoriali italiane. Anche il nostro Paese ha provato a inserirsi in questo business, pur sollevando spesso polemiche: ha fatto scalpore la decisione di mettere in vendita l’Isola delle Femmine, vicino Palermo, ma la Sicilia offrirebbe a possibili acquirenti anche l’Isola di Capo Passero nel siracusano e l’Isola di Santa Maria, in provincia di Marsala. In questi casi, il costo è alto ma tutto sommato realistico. Secondo le quotazioni di Winenews presentate da Coldiretti al Vinitaly 2019, i vigneti italiani costano molto di più di tanti dei luoghi fin qui citati: difficilmente si scende sotto il milione di euro e si arriva fino ai 2,5 milioni per accaparrarsi i luoghi dove viene prodotto il Barolo piemontese.
Le isole sono spesso più economiche, ma va ricordato che non sempre si rivelano un investimento redditizio: i vincoli ambientali limitano di molto le possibilità di sfruttamento di certi luoghi, che però restano sicuramente una scelta affascinante e romantica per chi ha sempre sognato di rifugiarsi in un luogo lontano dal caos quotidiano e a contatto con la natura.
Una soluzione alternativa potrebbe essere quella di comprare l’atollo dei propri sogni in crowdfunding: il Principato di Islandia ad esempio è stato il primo esperimento di questo tipo al mondo. Una società vera e propria, la IBG Inc., registrata alle Cayman, ha lanciato lo scorso aprile il progetto Let’s buy an Island (Compriamo un’isola), che ambiva a costruire una community di investitori socialmente responsabili, attenti all’ecologia e autosufficienti.
A chi decideva di partecipare al progetto, veniva data anche l’opportunità di scegliere se essere un semplice investitore o un cittadino del Principato a tutti gli effetti, con tanto di residenza acquistabile con appena 18 euro. Il Principato di Islandia era stato pensato dai suoi ideatori come un paradiso insulare basato su ideali di democrazia, inclusione e sostenibilità, con leggi ben precise e una struttura sociale chiara: chiunque avesse dato il proprio contributo all’impresa, avrebbe avuto anche il potere di nominare sia il capo del governo che il comitato di volontari scelto tra gli azionisti. Un progetto utopico quanto affascinante, ma che si scontra col fatto che in fondo spesso si sogna di vivere su un’isola proprio perché non si vuole avere a che fare con gli altri e con i meccanismi della nostra società, in cerca della propria solitudine.
Negli anni Ottanta, David Glasheen era un milionario che aveva tutto quello che un uomo potesse desiderare. Poi arrivò il tristemente celebre martedì nero delle borse del 19 ottobre 1987, e David perse buona parte del suo patrimonio. Dopo altri dieci anni di alterne fortune, l’uomo fece la scelta più estrema: mollare tutto per trasferirsi a Restoration Island, un isolotto sperduto a Nord dell’Australia. Da anni David vive lì, alla giornata, in compagnia del suo cane. A volte può venir voglia di imitarlo ma, anche ora che forse ce ne sarebbe in teoria la possibilità, non è certo facile fare un passo del genere. In uno dei dialoghi più famosi de La dolce vita di Fellini, Anouk Aimée, stanca di Roma, dice: "Mi ci vorrebbe un'isola!". All'invito di Marcello Mastroianni ("Se la compri!"), lei replica nella maniera forse più logica: "Ci ho pensato. Ma poi ci andrei?".
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