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Secondo i dati rivelati da uno studio del 2013, meno del 5% delle circa 7mila lingue esistenti al mondo viene impiegato online. Considerando che Internet è ormai diffuso in tutto il mondo e ha assunto un ruolo imprescindibile nelle nostre vite, se non trascritte in formato digitale la maggior parte delle lingue a oggi esistenti rischia di scomparire.
Un caso esemplare è quello dell’urdu, una lingua diffusa in Asia meridionale e parlata da circa 170 milioni di persone. L’urdu deriva dall’arabo ma a differenza della lingua araba che utilizza un tipo di scrittura chiamata naskh, l’urdu utilizza la scrittura nastaʿlīq, uno stile calligrafico originario della Persia del 14esimo secolo, nato da una combinazione tra caratteri naskh e taʿlīq. I caratteri della scrittura nastaʿlīq sono più ornati e complessi rispetto a quelli dell’alfabeto naskh. Al fine di replicare questa scrittura nel digitale, per diversi anni molti si sono trovati a dover combinare una serie di caratteri provenienti dall’alfabeto naskh e da quello latino.
Temendo di non poter tramandare l’originale scrittura urdu ai posteri, Mudassir Azeemi, programmatore informatico di origini pakistane, ha deciso nel 2014 di scrivere una lettera all’allora CEO di Apple Tim Cook, in cui chiedeva esplicitamente che anche la scrittura nastaʿlīq venisse integrata tra le opzioni di tastiera dei programmi dell’azienda. Dopo aver ascoltato le richieste di Azeemi e di molti altri, nel 2017 Apple rilasciò la versione aggiornata di iOS 11 includendo, per la prima volta come opzione tra i vari font anche l’alfabeto nastaʿlīq, garantendo così la sopravvivenza della lingua urdu nel mondo digitale.
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