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Larsson e le dieci lezioni per essere liberi

16 marzo 2021
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Secondo il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani “tutti gli uomini nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. Esiste anche un'altra forma di libertà, totalmente soggetta al mutare continuo degli eventi, che dipende da qualcosa di ben radicato nella struttura della natura umana. Lo spiega magistralmente Bjorn Larsson, scrittore svedese e autore di diversi volumi in lingua francese che ha fatto del bisogno di libertà il fil rouge dei suoi apprezzati lavori letterari.

Il suo più importante contributo a questo tema lo troviamo in Bisogno di libertà, un testo formalmente autobiografico in cui lo scrittore spazia dal racconto delle sue vicende strettamente personali alla sua teoria dell’essere liberi che finisce per concentrare nelle famose dieci lezioni che concludono il libro. In questo testo Larsson mette a nudo se stesso, raccontando la morte del padre, avvenuta in un naufragio quando era ancora un bambino, e il suo viaggio negli Stati Uniti affrontato tutto solo da adolescente grazie ad programma scolastico dedicato agli studenti più meritevoli. Centrale è l’esperienza vissuta nella prigione di Stato in cui finisce per non aver accettato il servizio di leva obbligatoria, il primo grande atto di libertà pagato a caro prezzo nella sua vita adulta. L’amore per il mare e per la navigazione, le vicende sentimentali tormentate e la passione per la lingua francese e per Parigi sono elementi della sua vita che Larsson rilegge in un’unica chiave: quell’imprescindibile bisogno di libertà che dà il titolo alla sua opera.

A cinquant’anni, con alle spalle una carriera di scrittore affermato in Svezia e in Europa e una cattedra stabile nell’ateneo svedese di Lund, Larsson è pronto a tirare le fila della sua intera vita, identificando proprio nel bisogno incondizionato di libertà il motore immobile di tutte le sue esperienze più importanti. Da qui la necessità di fare anche un po’ di riflessioni più generali attorno a questo concetto prestato dalla filosofia morale. A circa metà del testo la storia della sua vita lascia il posto ad un argomentare più astratto, per finire poi con un decalogo. Il primo assunto del Larsson saggista è quello secondo cui “non si nasce liberi, ma lo si diventa”. La libertà individuale è un diritto da conquistarsi quotidianamente, con scelte talvolta molto scomode e impopolari, come l’andare in prigione per non essersi arruolato o venire abbandonato da un grande amore. D’altra parte, la capacità di autodeterminarsi nella vita è anche ciò che rende capaci gli individui di esercitare la libertà collettiva in senso politico, dando valore anche alla vita degli altri, visto che non esiste vera libertà vissuta a discapito di quella altrui. Larsson insiste anche su come la libertà individuale sia da considerarsi un concetto moralmente vuoto e su come, quando la si possieda, essa non sia mai in grado di dirci dove sia meglio o più giusto andare.

Un po’ come l’autodeterminazione ha a che fare con la possibilità di inventarsi continuamente, fino all’ultimo giorno della propria vita, la libertà personale ha un valore squisitamente individuale e non collettivo. Per spiegare meglio cosa intende l’autore prende in prestito la frase del collega francese Boris Vian secondo il quale “la felicità di tutti non conta, conta la felicità di ognuno”, utilizzandola anche per  la concezione di libertà che si trova fra le righe dei suoi romanzi.

Tutti i personaggi delle opere di Larsson hanno qualcosa di profondamente autobiografico nel loro bisogno di autodeterminarsi. Il pirata Long John Silver, paladino di una libertà avventurosa e superba, il capitano Ulf del Cerchio Celtico, il professor Ingesson del Segreto di Inga. Lo stesso personaggio di Larsson bambino, secondo Paolo Lodigiani, critico e autore di tutte le postfazioni delle principali opere di Larsson, è un perfetto alter ego letterario di sé stesso, capace di catturare il lettore in una storia che in questo caso coincide con la vita realmente vissuta dall’autore. Questo non significa che l’autore abbia romanzato se stesso. Secondo Lodigiani, che si dimostra un attento lettore di Larsson, qui entra in gioco, l’elemento artistico come metafora di un vero e autentico senso di libertà introvabile nella vita reale.

Se è vero che non si può essere allo stesso tempo ciò che si è e ciò che si è stati, Larsson deve rassegnarsi al fatto che l’unico vero regno della libertà è proprio l’arte, con il suo desiderio di utopia e trascendenza in cui risiede ogni vero romanzo. Un’ammissione che l’autore del resto non ha mai rinnegato, avendo per primo ammesso nel libro che “senza sogni la libertà è solo un miraggio, un’illusione, un castello in aria che crolla al primo soffio”.

Eppure non è proprio così. Larsson non ha una concezione romantica della libertà e lo dimostra chiaramente nelle dieci lezioni finali.

Le istruzioni per l’uso della libertà in dieci lezioni che Larsson decide di porre a chiosa del suo lavoro confermano come l’autore avesse in realtà un’idea molto concreta e pragmatica della libertà e che l’intero senso della sua opera fosse proprio quello di celebrare il senso di questo anelito non comune a tutti gli uomini perché scomodo, faticoso e spesso difficile da raggiungere senza rinunce e sofferenze. Le lezioni partono infatti dalla più concreta della raccomandazione: la felicità non è una ricetta, ma vi sono alcune indicazioni che possono essere condivise da chi come lui ha tenuto in grande conto per un’intera vita il proprio bisogno di libertà, traendone una grande felicità personale.

La prima lezione si rifà al principio di reciprocità: la libertà vissuta alle spalle di altri sarà poi perduta. Senza uguaglianza non c’è libertà. Il secondo e il terzo insegnamento sono due facce della stessa medaglia e affermano che libertà fa rima con fantasia quanto con senso di realtà. Larsson sprona il suo lettore ad essere coraggioso ma anche pragmatico, offrendo la propria visione come alternativa alla concezione romantica del navigatore alla Bernard Moitessier che si avventura per mare lasciando ogni certezza a terra e finisce con la sua barca contro gli scogli.

Larsson è un anticonformista e lo dice chiaramente nella quarta lezione: per essere liberi bisogna imparare a scegliere anche le strade meno battute, avere il coraggio di esprimersi in modo autentico e personale. La quinta lezione viene da sé: libertà è – anche – solitudine. Chi ha paura di restare solo non sarà mai libero. Il che non vuol dire non amare la compagnia degli altri uomini o non riconoscere anche di aver bisogno dell’amore. Larsson ci dice anche che optare per una solitudine radicale non è la via perché la libertà esiste solo in relazione a quella degli altri. È un concetto sociale.

Rompendo ancora una volta gli schemi già visti del concetto romantico di libertà come profondamente anarchica, l’autore mette in cima alla lista dei ferri del mestiere dell’uomo libero la disciplina come viatico per raggiungere i propri scopi. Chi vuole essere libero deve lavorare duramente per conquistarselo. La settima lezione pone l’accento sulla necessità di non avere un solo grande sogno, altro concetto “romantico di libertà” che Larsson rifugge. Chi punta sulla realizzazione di una sola grande aspirazione ha un orizzonte troppo ristretto per essere quello di un uomo davvero libero e aperto alle varie possibilità che il concetto stesso di libertà implica. Ecco quindi che l’ottava lezione mette in guardia dall’abitudine di cantare vittoria troppo presto: mai dare per scontato che la libertà propria e altrui sia raggiunta perché le cose cambiano rapidamente. Persino accettare, come invita la lezione numero nove, che la libertà non è sempre e comunque tutto nella vita fa parte della mentalità del vero uomo libero che, proprio in quanto tale, non la insegue ossessivamente mettendola al centro dei propri obiettivi.

Un conto infatti, conclude Larsson, è la libertà reale, che nella vita è destinata ad ondeggiare in un armonioso andare e venire che si adatta alle stagioni della vita, un conto è la sensazione di libertà che potrà gustarsi veramente solo chi saprà capirla fino in fondo, amarla, perseguirla e apprezzarla per quello che veramente è, uno dei beni più preziosi dell’uomo.

Articolo di Sofia Rossi

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