Ascolta il podcast di Stefano Ambrosetti, Economist del Servizio Studi
La grande attenzione verso i temi legati alla sostenibilità da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica ha incentivato i risparmiatori e gli intermediari a dedicare sempre più spazio ai temi ESG anche in ambito finanziario, come evidenziato, tra i vari prodotti, da una crescente diffusione dei fondi comuni di investimento sostenibili.
Recenti indagini campionarie mostrano come quasi due italiani su tre conoscano gli strumenti finanziari che seguono criteri di investimento responsabile e circa una persona su due sarebbe interessata ad investire in questi prodotti. Tra i vari temi ESG il più conosciuto è quello ambientale. Per il 52% dei risparmiatori italiani investire in modo responsabile significa soprattutto tutelare l’ambiente, mentre solo il 26% indica il sociale e il 22% il rispetto dei criteri di governance
Gli italiani e la finanza sostenibile
La pandemia da Covid-19 ha comportato un notevole incremento del tasso di risparmio delle famiglie italiane, evidenziato dai dati sulla ricchezza finanziaria e dall’aumento delle giacenze sui conti correnti bancari, e accentuato l’interesse verso le possibili destinazioni di impiego.
Nel primo trimestre del 2021 il portafoglio delle attività finanziarie delle famiglie ha superato i 4.700 mld di euro e la componente liquida ha raggiunto un valore pari a oltre 1.600 mld di euro.
Anche il mondo della consulenza finanziaria riscontra un nuovo atteggiamento dei risparmiatori nei confronti dei prodotti ESG. L’indagine operata sui consulenti finanziari evidenzia come oltre l’80% della clientela risulti essere molto o abbastanza interessata ai prodotti Esg. Tre consulenti su quattro hanno riscontrato una maggiore attenzione rispetto al periodo pre Covid-19 e il 68% ha dichiarato di proporre questi prodotti con più frequenza rispetto a prima della pandemia.
Uno degli elementi di perplessità è costituito dal rischio di “green washing”. Oltre l’80% dei risparmiatori richiede l’adozione di un marchio di qualità con cui identificare i prodotti finanziari sostenibili, aumentando la trasparenza nelle informazioni e la certezza in merito al rispetto di parametri europei condivisi.
Lo sviluppo globale dei fondi sostenibili
Nel mondo della gestione finanziaria l’attenzione agli investimenti ESG è una pratica già largamente diffusa, in forte crescita grazie anche al superamento del pregiudizio che considerava questo tipo di attività come meno remunerativa rispetto all’investimento tradizionale. In particolare nel settore del risparmio gestito uno degli effetti del Covid-19 è stato quello di accrescere l’attenzione su ambiente e società, anche nelle scelte di investimento. L’offerta di prodotti incentrati sul rispetto di fattori ESG ha continuato ad ampliarsi con un focus più accentuato sulla transizione green
I fondi ESG hanno risentito meno di quelli tradizionali degli effetti del Covid-19
La diffusione della pandemia e le incertezze circa i possibili effetti hanno portato a una notevole caduta dei mercati azionari tra febbraio e marzo 2020 con perdite in media vicine al 30%. Ma non tutti i titoli hanno sofferto allo stesso modo. Numerosi studi hanno evidenziato come i titoli di società più virtuose dal punto di vista dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) siano stati più resilienti e meno volatili. Nell’industria dei fondi comuni a fronte dei riscatti registrati dai prodotti tradizionali, i fondi sostenibili hanno registrato afflussi netti di capitali durante la fase di crisi.
Il mercato europeo dei fondi sostenibili
Il panorama europeo dei fondi sostenibili sta vivendo una transizione significativa a seguito dell’introduzione, lo scorso marzo del regolamento sulla divulgazione delle finanze sostenibili (Sustainable Finance Disclosure Regulation-SFDR) che richiede ai gestori dei fondi maggiori informazioni sulle loro strategie ESG. L’effetto è stato quello di ampliare considerevolmente le informazioni disponibili sul mercato, in molti casi da parte di fondi che in precedenza erano stati identificati come gestiti secondo strategie non sostenibili.
L’industria del risparmio gestito in Italia
Nel corso del 2021 l’industria del risparmio gestito ha registrato il miglior semestre dal 2017 e il patrimonio gestito ha aggiornato il proprio massimo storico a 2.520 mld di euro. Nel secondo trimestre 2021 la raccolta netta è stata pari a 21,5 miliardi di euro, grazie in particolare ai fondi aperti che hanno contribuito per oltre 17 miliardi, con un bilancio complessivo pari a 51 mld di euro nei primi sei mesi del 2021.
A giugno 2021 il patrimonio del risparmio gestito ammonta a 2.520 mld di euro, un valore di poco inferiore a quello di fine 2019. Rispetto al 2011, ultimo anno di flessione registrato dall’industria, prima della pandemia da Covid-19 il patrimonio è più che raddoppiato per effetto di una crescita media annua molto sostenuta fino al 2018 e di una successiva moderazione nel tasso di sviluppo. In meno di dieci anni le gestioni collettive (fondi comuni aperti e chiusi) sono passate da 481 a 1.290 mld di euro e le gestioni di portafoglio da 476 a 1.228 mld di euro.
I fondi sostenibili sul mercato italiano
Gli ultimi dati diffusi da Assogestioni hanno evidenziato come in Italia, in termini di patrimonio, a fine giugno 2021 circa un fondo su quattro in Italia sia green. A partire dal primo trimestre 2021 è possibile infatti individuare l’ammontare complessivo dei fondi definiti sostenibili dal nuovo regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), entrato in vigore lo scorso 10 marzo. Il patrimonio promosso considerando le variabili ambientali e sociali nella politica di investimento è pari a 334 mld di euro, oltre il 27% del patrimonio dei fondi.