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Come Olivetti diede vita al concetto di ‘personal computer’ cambiando per sempre l’informatica

31 agosto 2019
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Tutti noi conosciamo il computer e le sue funzioni grazie a un utilizzo quotidiano, ma in pochi conoscono la sua storia, che in certi punti sembra uscita da un vero e proprio romanzo. Uno dei suoi episodi più importanti riguarda direttamente l’Italia, che ha dato vita all’Olivetti Programma 101, il progenitore dei moderni personal computer.

Nel mondo dell’informatica vengono utilizzati quasi esclusivamente termini in lingua inglese, anche se per molti il primo personal computer (abbreviato in Pc) è un progetto al 100% italiano. L’idea del primo Pc prese forma nel 1962 nella mente dell’ingegnere Pier Giorgio Perotto e del suo team e prima di diventare nota con il nome di Programma 101 fu ribattezzato “Olivetti Perottina”, in omaggio al suo ideatore. Il pubblico accolse questo primo modello con una certa diffidenza: non sembrava possibile che in così poco spazio potessero essere compiuti calcoli così complessi. Con il suo linguaggio di programmazione con salti condizionati, la memoria interna e il sistema di salvataggio dati, il Programma 101 è riuscito a anticipare le innovazioni portate in seguito dai microprocessori, segnando una vera rivoluzione nel campo.

Muovendo dall’intuizione di Pier Giorgio Perotto, torinese classe 1930, lo affiancarono nel Programma 101 l’ingegnere Giovanni De Sandre, il perito industriale Gastone Garziera e in alcune fasi di progettazione Giancarlo Toppi e Giuliano Gaiti. Per curarne l’estetica fu ingaggiato da Olivetti il designer e architetto milanese Mario Bellini, scelto per la sua volontà di rompere i legami con il passato, che diede alla Perottina il design avveniristico per cui è ricordata ancora oggi. Il corpo in alluminio pressofuso e le forme arrotondate apparivano come una totale novità, e la allontanavano nettamente dai precedenti prodotti della società. Questo design particolare e innovativo colpì il pubblico, tanto che la stessa Apple ne trasse ispirazione per i prodotti che avrebbe messo in commercio negli anni successivi. Questo calcolatore anticipava i tempi sotto molti punti di vista, offrendo al pubblico un’unità di elaborazione incorporata, memoria dinamica interna (antenata della Ram), tastiera alfanumerica, stampante e periferica di gestione della memoria di massa a schede magnetiche a doppia banda, mutuato da un lettore/scrittore di schede magnetiche della stessa Olivetti, che aveva la funzione di un lettore di schede perforate e che in seguito ispirerà i floppy disk e gli hard disk.

Il progetto attraversò alcune fasi di stallo, dovute anche alla perplessità della sezione commerciale Olivetti che non pensava che la Perottina potesse incontrare i gusti del mercato. Programma 101 venne presentato al pubblico durante la Fiera mondiale di New York del 1965. Olivetti decise di puntare sul costo concorrenziale della macchina: 3200 dollari contro il 18mila necessari per l’acquisto di un Pdp-8 della Digital Equipment Corporation. Oltre al prezzo concorrenziale, il progenitore del Pc era facilmente programmabile, rendendo superfluo l’intervento di tecnici specializzati. Questi due aspetti fondamentali gli assicurarono un successo inimmaginabile, con 44mila esemplari venduti in tutto il mondo. Il 90% delle vendite avvenne negli Stati Uniti, influenzando il futuro mercato a tal punto che in una campagna pubblicitaria della Apple di alcuni anni fa la macchina Olivetti era inserita tra i computer che hanno segnato la storia dell’informatica. L’azienda di Ivrea contribuì anche allo sbarco sulla Luna degli astronauti della missione Apollo 11 nel 1969. La Nasa acquistò una decina di P101 e li utilizzò per pianificare alcuni aspetti fondamentali della missione, come la compilazione delle mappe lunari, la scelta della località di allunaggio e il calcolo della traiettoria del viaggio.

Alla Perottina va anche riconosciuto il merito di aver anticipato la figura del prosumer, parola nata dalla fusione dei termini producer (produttore) e consumer (consumatore) per indicare l’utente tipo del web 2.0 che oltre a consumare contenuti li crea quotidianamente. P101 era infatti facilmente programmabile e anche i meno esperti erano in grado di modificarlo. Olivetti anticipò il futuro intuendo il desiderio di creare che animava chi usava un pc e l’importanza che avrebbe ricoperto in futuro l’interazione tra uomo e macchina. Non è un caso che il protocollo di comunicazione più comune tra noi e i nostri Pc sia il Wimp (Window, Icon, Menu and Pointing device), basato su un linguaggio intuitivo di strumenti e funzioni correlate.

I vertici di Olivetti non furono interessati a continuare quello che avrebbe potuto aprire il sipario a una serie di scene totalmente inedite in Italia. Dopo l’Olivetti Programma 101, l’azienda di Ivrea decise di tornare a concentrarsi su macchine da scrivere e componentistica elettronica. Solo nel corso degli anni Settanta, nei laboratori di via Jervis, alcuni giovani esperti cercarono di recuperare il vantaggio lasciato ai concorrenti esteri. Nell’aprile 1976, alla fiera di Hannover, Olivetti presentò il P6060, un sistema pre-assemblato funzionante adatto anche ai calcoli matematici e scientifici più complessi. Il progetto viene subito salutato come estremamente innovativo, ma non bastò più per avere successo in un mercato in cui hanno fatto la loro comparsa la Apple di Steve Jobs e Steve Wozniak e la Microsoft di Bill Gates e Paul Allen.

In quegli anni, Olivetti scrisse una fondamentale pagina della storia della tecnologia che troppo spesso viene dimenticata. Oggi, di quei 44mila modelli venduti, ne restano solo 8 ancora funzionanti, e hanno un valore inestimabile. Gli ultimi esemplari di P101 sono una delle testimonianze più forti dell’epoca, tra il 1965 e il 1971, in cui Ivrea riuscì a trasformarsi in un punto di riferimento mondiale per l’innovazione tecnologica, tanto che molti paragonano quel piccolo comune italiano degli anni Sessanta alla Silicon Valley che oggi ne ha preso il testimone, portando avanti una rivoluzione planetaria cominciata nell’immaginazione di un ingegnere di Torino.

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