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Olivetti Programma 101: il computer usato dalla NASA per mandare il primo uomo sulla Luna

29 marzo 2022

Il tempo sembra essersi fermato il 15 ottobre 1965, in una stanzetta semi nascosta del BEMA, la fiera universale della tecnologia a New York. Una piccola folla trattiene il respiro, con gli occhi fissi su una sorta di macchina da scrivere. Un’azienda italiana, la Olivetti, vuole dimostrare che quell’aggeggio è tale e quale ai computer esposti qualche stanza più in là, grandi e pesanti come armadi. Solo che la Programma 101, così si chiama, è comodamente ospitata sopra a una scrivania.

Pochi secondi prima di questo momento l’annunciatore ha digitato dei dati sulla tastiera dicendo che in quattro e quattr’otto la 101 avrebbe calcolato l’orbita di un satellite intorno alla Terra. La macchina impiega tre lunghissimi secondi e poi comincia rumorosamente a tirare fuori il risultato. Il pubblico sembra finalmente libero dall’incantesimo e si scioglie in un interminabile applauso.

La Programma 101 entrerà per la prima volta nelle scuole, negli ospedali, negli uffici e anche nella storia dell’umanità, perché a vedere quello spettacolo, in quella stanzetta, ci sono anche degli uomini della NASA che ne acquistano una decina di modelli. È anche grazie a questa macchina italiana che l’uomo arriva sulla Luna nel 1969. La NASA impiegò giusto quei tre secondi per rendersi conto che passare da un grande calcolatore elettronico a una macchina personale sulla quale effettuare i calcoli per la missione dell’Apollo 11 era una svolta notevole. Come dirà Neil Armstrong, un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità.

La visione di Adriano e Giorgio Olivetti

Per capire perché la Programma 101 è considerata un’invenzione eccezionale bisogna fare un passo indietro. Non così lontano nel tempo, perché il carattere sorprendente della macchina firmata Olivetti arriva proprio dall’aver rivoluzionato il concetto dei computer. A cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60 i calcolatori erano macchine gigantesche, rumorose, fuori dalla portata e dalla comprensione della gente comune. L’inaccessibilità e il misterioso funzionamento spaventava le persone, al punto che immaginare un futuro in cui esseri umani e computer avrebbero interagito era letteralmente utopistico.

Proprio “utopistica” è l’aggettivo azzeccato per etichettare la visione di Adriano Olivetti. La sua azienda, fondata a Ivrea nei primi del ‘900, era riuscita a imporsi nel mondo come leader del settore delle macchine da scrivere e delle calcolatrici meccaniche. Olivetti è un imprenditore colto, impegnato, culturalmente e socialmente attivo, con una mentalità pionieristica. Propone un modo di intendere la fabbrica che va oltre al mondo del lavoro, un luogo stimolante in cui immaginare il futuro.

Olivetti infatti decide di proiettare la sua azienda nel domani, investendo gran parte delle risorse aziendali nelle tecnologie elettroniche, sfidando il senso comune dei grandi imprenditori dell’epoca che reputano il mercato inespugnabile, in mano ai colossi americani. Olivetti invece crea uno dei laboratori di ricerca e sviluppo tecnologici tra i più importanti in Europa. Al suo interno i progettisti cominciano a esplorare nuove frontiere dell’informatica, aiutati dall’expertise accumulata nello sviluppo delle calcolatrici e stimolati dal contesto messo in piedi dall’imprenditore.

Purtroppo Adriano Olivetti muore nel 1960, ma la visione di un’informatica italiana al passo con quella d’oltreoceano sopravvive nel figlio, Roberto Olivetti. Roberto affida al gruppo di ingegneri guidato da Pier Giorgio Perotto il compito di immaginare un computer diverso. Uno strumento che non faccia paura alla gente ma che anzi la affianchi nella vita di tutti i giorni. Da qui comincia la storia del personal computer.

Rivoluzionare le regole della tecnologia

Nel 1962 Perotto e la sua squadra si trovano con una bella gatta da pelare. Il loro progetto di un “micro computer” deve affrontare delle difficoltà per nulla banali. Gli scogli da superare sono che le dimensioni vengano ridotte, che il prezzo risulti alla portata di tutti e, soprattutto, che la macchina possa essere operata da un utente non specialista. Questo è l’unico modo per infrangere la barriera di sfiducia nella tecnologia. Difficile perfino credere che sia possibile. Chiamano il loro progetto Programma 101.

Per portare il computer a occupare lo spazio di due scatole di scarpe bisogna dare una vera e propria nuova forma alla tecnologia. Perotto e i suoi sono come Michelangelo davanti a un masso, privi di qualsiasi modello di riferimento. Nessun prodotto è lontanamente assimilabile a ciò che sarebbe stata la 101. Impiegano due anni per smontare tutte le regole dell’informatica.

Il team di Perotto fa persino di più, inventando uno standard che diventerà consuetudine di ogni personal computer: il supporto magnetico. La Programma 101 funziona registrando e leggendo software direttamente da una cartolina magnetica che va inserita nella macchina. Il funzionamento è così semplice che nello spot utilizzato per promuoverla è un bambino a effettuare l’operazione. Il supporto magnetico dà la possibilità di archiviare dati e programmi. Diventerà poi il floppy disk.

Manca solo il tocco finale: il design. Per realizzarlo viene chiamato un giovane architetto, Mario Bellini, che oggi conosciamo come uno dei designer più importanti del mondo. A lui viene chiesto di ideare una forma avveniristica, che possa proiettare questa macchina nel quotidiano delle persone, tra i loro oggetti più intimi. Anche quel profilo così familiare (perché ha l’aspetto di una macchina da scrivere Olivetti) eppure così futuristica ne decreta il successo.

Una nuova era dell’informatica

Dopo la presentazione al BEMA, nel 1965, la Programma 101 viene messa in commercio negli Stati Uniti e ne vengono venduti oltre 40.000 esemplari. Merito della miniaturizzazione della tecnologia, della semplicità di utilizzo e del prezzo molto più conveniente rispetto a quello dei concorrenti. Il più economico dei calcolatori della concorrenza costa più di 100.000 dollari; la 101 appena 3.500.

La Olivetti Programma 101 può e deve essere considerata considerata un modello di riferimento per tutti i computer della generazione successiva. Ha spianato la strada a tutto ciò che sarebbe venuto dopo, gettando le basi per un futuro allora inimmaginabile ma che oggi rappresenta la nostra quotidianità.

Credits

Cover: P101 team – Pier Giorgio Perotto, Giovanni De Sandre, Gastone Garziera, Giancarlo Toppi, autore sconosciuto. Distributed under Public Domain Mark 1.0 license via Wikimedia

Immagine interna 1: Aldrin Apollo 11 original, Distributed under Public Domain via Wikimedia

Immagine interna 2: Olivetti Programma 101. Distributed under Public Domain CC-BY-SA-4.0 via Wikimedia 

Immagine interna 3: Distributed under Public Domain CC-BY-2.0 via Wikimedia

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