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Una notte da guardiani del faro sulle coste della Scozia

17 settembre 2021

Triste ma vero: i fari non servono più. Se un tempo il loro fascio di luce segnalava il pericolo ai marinai, oggi i fili invisibili della navigazione satellitare indicano la rotta alle navi con precisione. Certo, quando scende la sera, i fari si illuminano ancora, punteggiando con le loro fiamme il profilo della costa, e i marinai si sentono meno soli quando li vedono, ma si tratta di un fattore di sicurezza in più, quasi uno scrupolo. Le lampade poi si accendono in automatico, comandate da sensori e cellule fotoelettriche. Grazie alla tecnologia il faro può essere controllato da qualche ufficio in una città lontana. E così uno dopo l’altro i guardiani dei fari hanno lasciato il loro mestiere, raggiunti i limiti d’età o quando hanno trovato un impiego migliore.

Il mito romantico dei guardiani del faro

Strana vita, quella dei guardiani dei fari; incastrati tra la linea verticale che li sostiene e l’immensità liquida orizzontale che li accerchia, i guardiani sono al tempo stesso sentinelle e prigionieri. La gente di mare li considera dei loro e li saluta con la sirena, passando al largo. Il mito romantico si è impadronito di queste figure; la letteratura e il cinema hanno raccontato le vite di uomini burberi, ruvidi, taciturni, capaci di sopportare lunghi periodi di solitudine. In realtà non era proprio così. Per cominciare nessun guardiano era mai completamente solo. Di norma tre uomini presidiavano ciascun faro, alternandosi la notte nei turni di guardia. Il problema maggiore non era certo la solitudine, quanto piuttosto trovare una buona intesa coi propri compagni e ingannare la noia di troppo lunghe giornate. Era anche un lavoro duro, quando occorreva trasportare in cima alla torre sino a quattro tonnellate di carbone al giorno.

Il faro sorge spesso in luoghi remoti: San Juan de Salvamento, il faro più isolato del mondo, o l’isola Evangelista, all’imbocco del pericolosissimo stretto di Magellano. Fari leggendari furono costruiti su affilate scogliere nascoste dalla marea; penso a Bell Rock, sulle coste orientali della Scozia, uno dei tanti fari costruiti dagli Stevenson generazione dopo generazione, con la sola eccezione di Robert Louis Stevenson, l’autore de L’isola del tesoro, ribelle al mestiere di famiglia per amore della letteratura.  Nei fari di mare aperto come Bell Rock o il leggendario Eddystone − tre volte smantellato dal mare − i guardiani dovevano dormire in piccole stanze ricavate all’interno della torre e a volte, a causa delle condizioni del mare, il cambio poteva tardare per settimane. Altri – come Muckle Flugga, nel punto più settentrionale delle isole Shetland – furono eretti su piccole isole tormentate dalle onde. Ma la maggior parte dei fari sorgono sulla costa, a volte a distanza ragionevole dalla città più vicina. Il guardiano aveva allora una casa confortevole dove vivere insieme alla sua famiglia. La mattina i figli andavano a scuola, la moglie si occupava della casa e dell’orto (la maggior parte di loro tuttavia sapeva bene come far funzionare il faro in assenza del marito).

Affittare un faro ed esserne i guardiani per qualche notte

La maggior parte dei fari furono costruiti nell’Ottocento e alcuni sono dei veri prodigi di ingegneria. Non è facile contrapporsi alla forza insinuante e distruttiva delle onde e, pur nella loro solidità. Ecco perché i fari storici sono oggi tutelati come monumenti nazionali e, per sostenere i costi di mantenimento, a volte le case dei guardiani, restaurate con cura e dotate di ragionevoli servizi, sono affittate a viaggiatori desiderosi di un’esperienza diversa.

Un'avventura che può essere vissuta quasi in ogni Paese: Olanda, Norvegia, Gran Bretagna, Stati Uniti. In Italia siamo ancora agli inizi, ma nella vicina Croazia ci sono diverse possibilità interessanti, senza contare i leggendari fari scozzesi dai quali siamo partiti. Tutte le informazioni sono facilmente rintracciabili in rete ma è necessario muoversi con un buon anticipo: la domanda supera largamente l’offerta.

Al di là della maggiore o minore comodità, non è una vacanza per tutti, si capisce.  Occorre aprirsi a un diverso senso del tempo, nelle lunghe ore trascorse a contemplare la distesa del mare. Si coltiva inevitabilmente il dialogo con se stessi (di tutti il più difficile), si impara ad apprezzare la solitudine e il silenzio: come dei veri guardiani del faro.

In cover: il faro di Bell Rock, Scozia; immagini per gentile concessione dell’autore

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