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Dinosauri, balene e uomini di Neanderthal: la storia infinita di Altamura

15 settembre 2021

Si narra che Antello, eroe omerico in fuga con Enea dopo la distruzione della città di Troia, abbia fatto tappa nelle campagne pugliesi, a 40 km da Bari e a 19 da Matera, e che insieme ai suoi compagnia d’avventura abbia dato origine ad Alter Ilium (altra Troia), nonché la città di Altilia, oggi da tutti conosciuta come Altamura. 

Ciccillo, l’uomo di Altamura

L’aurea del mito lascia posto alla storia non appena si entra nelle mura della piccola e aggraziata cittadina e ci si deve subito presentare al suo cittadino più famoso, l’Uomo di Altamura. Non è certo uno qualunque: è l’unico Neanderthal del quale è rimasto l’intero scheletro, perfettamente conservato. Ma per la gente di qui è semplicemente Ciccillo: uno di noi. Lo si trova a Palazzo Baldassarre, dove si arriva dalla cattedrale di Santa Maria Assunta, fatta costruire dal grande imperatore Federico II attraverso due cortine di vecchie case e splendidi palazzi. Qui però Ciccillo è presente solo in effigie, riprodotto in un plastico accurato. Il palazzo è la sua sede di rappresentanza, insomma.

Per incontrarlo di persona occorre risalire verso nord nell’Altopiano delle Murge e riscoprire una storia tinta di giallo.
L’episodio risale a circa 150mila anni fa. Un maschio adulto, alto circa 160 centimetri, se ne andava a caccia quando cadde in uno dei tanti pozzi carsici della zona. Le fratture e le ferite gli impedirono di risalire; provò allora a cercare un’uscita avanzando verso il basso ma rimase incastrato a testa in giù, a otto metri di profondità. Solo nel 1993 un gruppo di speleologi si accorse della sua presenza esplorando la grotta di Lamalunga.

Per un tempo lunghissimo l’uomo di Neanderthal ha popolato il nostro continente, lottando tenacemente contro il clima delle età glaciali. Eppure, è spesso considerato un antenato quasi imbarazzante. Nell’immagine popolare infatti è raffigurato come un ominide corpulento, ottuso e animalesco: un bruto insomma.

Sappiamo che anche Ciccillo aveva i tratti caratteristici dei suoi simili: il corpo massiccio e potente, la testa allungata, la fronte sporgente, un largo naso schiacciato sopra i grandi denti. E, tuttavia, come ha scritto il biologo William Strauss, “Se un uomo di Neanderthal tornasse in vita e salisse sulla metropolitana di New York – opportunamente lavato, sbarbato e modernamente vestito – non attirerebbe l’attenzione degli altri passeggeri”.

Da qualche tempo i Neanderthal sono stati rivalutati dagli studiosi. Se da una parte conducevano una vita sostenibile e in perfetto equilibrio con l’ambiente circostante, dall’altra diversi paleoantropologi sostengono che proprio loro potrebbero aver sviluppato anche i primi rudimenti di un pensiero simbolico e di un senso estetico che sin qui si credeva prerogativa dei Sapiens.

La Puglia dei dinosauri e delle balene

Ciccillo non è comunque l’unico ritrovamento storico della zona: non distante da Altamura, nella località Pontrelli, sorge una cava abbandonata dove nel 1999 sono state ritrovate migliaia di impronte di dinosauri risalenti a 70 milioni di anni fa, ossia all’era del Cretaceo. Al tempo, passeggiavano per una Puglia tropicale, con caratteristiche che oggi definiremmo equatoriali, circa duecento esemplari di almeno cinque specie diverse, carnivori ed erbivori. È una storia ancora più remota, al cui confronto la vicenda di Ciccillo è quasi di attualità.

Da Altamura, superando il confine con la Basilicata, si giunge rapidamente nella vicina Matera: qui nel 2006 fu trovato il gigantesco scheletro di 27 metri della balena Giuliana, come la chiamano affettuosamente i materani. Un milione di anni fa, nell’era del Pleistocene, quando la Puglia era ancora un’isola, Giuliana percorse il corridoio di mare tra lo Ionio e l’Adriatico per venire a morire in queste acque.

Ed ecco che si scopre un’altra Puglia; forse bisogna un po’ sforzarsi, ma se la si riesce a immaginare con le fattezze paesaggistiche e la flora e la fauna di un’isola tropicale, si aprono abissi temporali inesplorati nei quali è facile perdersi.

Cover: Ricostruzione della balena Giuliana, di Alberto Gennari, via pagina Facebook

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