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Scopri chi è Manlio Sgalambro, il filosofo amico e paroliere di Franco Battiato (e non solo)

16 giugno 2021

La recente scomparsa di Franco Battiato, uno dei cantautori più originali e amati del panorama italiano, ha riportato alla mente di alcuni fan il ricordo del suo ex sodale Manlio Sgalambro.

Chi non era a conoscenza del suo sodalizio con Battiato in qualità di paroliere, probabilmente conosce e ricorda Sgalambro per il suo grandissimo contributo alla filosofia contemporanea, in cui la sua opera si inserisce con un apporto considerato dai cultori di orientamento nichilista (anche se in alcune interviste il filosofo ha espresso un’insoddisfazione relativa alla sua associazione a questa posizione filosofica, in contrasto con altre dichiarazioni in cui ha confermato la corrispondenza).

Eppure, il filosofo considerato tra i più importanti della seconda metà del Novecento è un filosofo autodidatta (e in diverse occasioni pubbliche ha definito il suo successo di scrittore filosofico senza alcuna credenziale di base “un fenomeno misterioso). Nel 1947, Sgalambro si iscrive infatti alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Catania. Una scelta che egli stesso motiva affermando che la sua passione per la filosofia riusciva a coltivarla autonomamente, mentre la voglia di approfondire l’interesse verso il diritto penale lo ha portato a scegliere l’indirizzo di studi di Legge.

Durante gli studi, esprime il suo estro di filosofo collaborando per diversi anni in riviste specializzate, finché, nel 1982, ottiene il suo primo grande successo per un’opera completa, il saggio monografico La morte del sole. Un libro inviato alla fine degli anni ‘70 per posta alla casa editrice Adelphi e rimasto nel cassetto per lungo tempo, senza che Manlio Sgalambro abbia mai alzato la cornetta del telefono per chiedere notizie in merito. Come raccontato in seguito, dopo due anni arrivò una telefonata a casa in cui gli fu chiesto di recarsi a Milano per incontrare l’editore e accordarsi per l’uscita.

Grazie a questa pubblicazione, a 55 anni, il filosofo nato a Lentini acquista una certa importanza nel pensiero contemporaneo, riuscendo così a dare alle stampe molte opere filosofiche tradotte anche in francese, tedesco e spagnolo. L’ultima fatica è rappresentata da Variazioni e capricci morali, uscita nel 2013 a 89 anni e solamente un anno prima della sua morte avvenuta il 6 marzo 2014.

Ma è nel 1993 che si verifica un grande spartiacque della sua vita, grazie all’incontro casuale con Franco Battiato, in occasione della presentazione del libro di poesie dell’amico comune Angelo Scandurra. In seguito a questa fortuita conoscenza, il musicista, colpito dalla personalità di Sgalambro, decide di proporgli una collaborazione per la scrittura del libretto dell’opera Il cavaliere dell’intelletto, sua terza produzione lirica.

Da quel momento in poi le loro strade resteranno intrecciate: Manlio Sgalambro assume il ruolo di paroliere nella produzione dei pezzi di album iconici di Battiato, quali L’ombrello e la macchina da cucire, L’imboscata, Gommalacca, Ferro battuto, Dieci stratagemmi, Il vuoto, Inneres Auge e, infine, Apriti sesamo. E sì, La cura, doppio disco di platino ma soprattutto uno dei più immensi e meravigliosi inni all’amore della storia della musica, è proprio frutto di una collaborazione speciale tra Battiato e Sgalambro.

Se La cura per molti rappresenta l’apice del duo, l’influenza del filosofo sullo stesso Battiato può essere ritrovata in tanti altri brani. Un ascendente quello di Sgalambro che, secondo l’opinione  del collega, nonché amico, Massimo Cacciari ha però portato anche a conseguenze negative.

L’accademico veneziano in una sua recente intervista ha così affermato come “il filone pessimistico di Sgalambro non ha fatto molto bene a Battiato, che durante la collaborazione ha perduto la vena paradossale, ironica e dissacrante che lo aveva caratterizzato all’inizio della sua carriera“.

Per altri, al contrario, il sodalizio artistico tra i due ha contribuito a portare la produzione musicale di Franco Battiato a vette ancora più alte, tanto da arrivare a citare  passaggi di pensatori come Eraclito in greco antico all’inizio della canzone Di passaggio.

Inoltre, con Manlio Sgalambro si sono rafforzati anche gli elementi esoterici già presenti nella poetica battiatiana, ma soprattutto, ha aiutato a far crescere l’aura del compianto artista fino a far considerare anche Battiato, da parte dell’opinione pubblica, come un filosofo popolare.

Il suo impatto nel settore musicale è talmente forte che anche altri interpreti di primo piano decidono di rivolgersi a lui per la scrittura dei testi. Nel 1998 compone così per Patty Pravo il singolo Emma Bovary, dieci anni dopo è la volta de Il movimento del dare per Fiorella Mannoia, mentre nel 2009 scrive Elettra per Carmen Consoli, prima di collaborare con Adriano Celentano per il testo Facciamo finta che sia vero.

Come anticipato, dopo alcuni anni dal suo ingresso nell’industria musicale, Sgalambro non resiste alla tentazione di entrare in uno studio di registrazione e utilizzare la sua voce per incidere l’album di cover Fun club, dando vita a un mix originale di canzoni celebri, che mette insieme grandi classici internazionali, tra cui La vie en rose e Cheek to cheek, a successi della musica leggera italiana come Parlami d’amore Mariù, fino a pezzi contemporanei come Me gustas tù di Manu Chao.

Manlio Sgalambro ha rappresentato quindi un personaggio poliedrico, in grado di mischiare in maniera efficace e di alta qualità differenti linguaggi e stili, riuscendo a distinguersi in tutte le discipline affrontate e mettendo a disposizione della cultura popolare il suo enorme bagaglio culturale e di conoscenza del pensiero umano.

Cover via pagina Facebook @manliosgalambro

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