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ESG CORNER | Investire nella biodiversità: un settore destinato a crescere

08 ottobre 2021

Ascolta il podcast di Francesca Rinaldi, ESG Specialist Sustainability Center Direzione Investimenti BNL BNP PB&WM

La pandemia del Covid 19 ha portato l’attenzione di tutti noi su nuovi rischi e criticità che interessano il nostro pianeta e le nostre vite. Tra questi sta acquistando sempre più importanza il tema della biodiversità che, dopo il cambiamento climatico, a cui è strettamente connessa, sarà al centro di nuovi interventi di politiche ambientali e accordi intergovernativi, nonché di investimenti e finanziamenti rivolti agli operatori e alle società attive in specifici settori.

Biodiversità- il capitale naturale

Analizzata da un punto di vista economico, la biodiversità e i sistemi naturali del nostro pianeta possono essere considerati come una forma di capitale (simile al capitale finanziario, immobiliare o umano) che fornisce un flusso di servizi alle persone. Questi “servizi ecosistemici” includono, tra l’altro, terreno fertile e impollinazione che rendono possibile la produzione di cibo, foreste e bacini idrografici che permettono di catturare il carbonio e purificano l’acqua, così come tutta la diversità genetica da cui dipende gran parte della moderna farmacologia e agricoltura.

A differenza di altre forme di capitale, il capitale naturale non si deprezza. Invece, è in una certa misura autorigenerante. Tuttavia, una volta che il degrado dell’ecosistema raggiunge un punto critico, le proprietà auto-rigenerative del capitale naturale vengono perse e il degrado dell’ecosistema raggiunge un livello che comporta notevoli costi. Nonostante i limiti esistenti nei modelli e negli strumenti per misurare il valore del capitale naturale, ci sono diversi studi che suggeriscono il suo potenziale pieno valore. Secondo una stima dell’OECD i servizi derivanti dall’ecosistema portano benefici pari a ca- USD 120-140 trln annui pari a 1,5 volte il PIL globale. Sempre secondo l’OECD, i costi legati al mancato intervento per evitare il degrado della biodiversità sono alti e stanno aumentando. Tra il 1997 e il 2011 sono stimati in USD 6-20 trl all’anno.

Biodiversità- la spinta normativa

La crescente consapevolezza degli impatti sociali e economici legati alla perdita di biodiversità ha spinto le autorità governative mondiali ad affrontare la tematica e a collaborare verso la definizione di target e politiche comuni. Proprio lo scorso luglio, nell’ambito UN Convention on Biological Diversity (CBD), è stata delineata una prima bozza di accordo globale tra i leader dei vari governi per arrestare la perdita di biodiversità – il post-2020 Global Biodiversity Framework.

Questo schema, che sarà a sua volta discusso in questo mese (11- 24 ottobre) e successivamente nel 2022 in Cina al 15° COP sulla Biodiversità, sarà alla base degli obiettivi che ciascuna nazione si porrà sul tema della biodiversità, mettendo in atto politiche ambientali e piani di azione concreti.

Biodiversità e investimenti

Quale l’impatto sul mondo degli investimenti di tutto questo focus da parte delle autorità governative e anche dei singoli individui verso la necessità di combattere la perdita di biodiversità?

L’interesse per la biodiversità è sempre più nel cuore degli investitori istituzionali e degli asset manager.

Inoltre è’ stato stimato un gap da colmare -pari a ca USD 700 bln annui- sui finanziamenti necessari ad assicurare la preservazione della biodiversità da qui al 2030. Questo trend fa capire come la tematica sia destinata a crescere di importanza. Gli investitori saranno sempre più coinvolti quindi, da un lato, nel valutarne i rischi, e dall’altro, nel coglierne le opportunità.

Per quanto riguarda il primo punto, un investitore dovrà capire come la perdita di biodiversità può modificare il profilo rischio rendimento di una società. Infatti si potrebbero verificare rischi legati alla difficoltà di reperire alcune materie prime (rischi fisici) oppure rischi legati alle controversie per i danni ambientali prodotti da una società, piuttosto che altri legati alla transizione (nuove normative da rispettare, o nuove tecnologie da introdurre).

Fare scelte di investimento che incorporano e valutano i criteri ESG potrebbe rappresentare la soluzione ottimale per evitare tali rischi.

Per quanto riguarda il secondo punto riteniamo saranno essere elevate le potenzialità di sviluppo di tutte quelle attività e quei settori interconnessi alle soluzioni tecniche e alternative utili a limitare le perdite di biodiversità: dalla agricoltura di precisione, al vertical farming, alle nuove tecniche di imballaggio, fino all’acquacultura, lo smaltimento dei rifiuti e tutte quelle tecniche che permetteranno di valutare, monitorare se una produzione viene fatta nel rispetto di criteri sostenibili a tutela della biodiversità.

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