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Ascolta il podcast di Carla Russo, Economist Servizio Studi BNL
In Europa, il supporto fiscale, monetario e regolamentare fornito dalle autorità per contrastare gli effetti economici della pandemia ha contribuito a limitare l’incidenza del credito deteriorato sul totale dei finanziamenti (NPL ratio). A settembre 2021 il rapporto risultava pari a 2,1% per le “banche significative”, il livello più basso dall’inizio delle rilevazioni (2014).
Nonostante il peggioramento degli indicatori di indebitamento di famiglie e imprese, per entrambi i settori si registra un trend discendente del NPL ratio rispetto ai trimestri passati: a settembre 2021 il valore era pari a 2,5% e a 4,2% rispettivamente. Tra le principali economie dell’area, solo la Spagna non condivide il miglioramento dell’indicatore, mentre l’Italia è quella che ha registrato il calo maggiore, con il ratio sceso al 3,6% per le banche significative. Nell’ambito del monitoraggio della qualità del credito, particolare attenzione viene riservata ai crediti classificati nello “stage 2”, vale a dire quelli per i quali, sebbene ancora in bonis, si rileva un significativo aumento della rischiosità rispetto alla data di erogazione.
In Europa, a settembre 2021, per le banche significative, tali crediti rappresentavano l’8,7% dei totali, con le principali economie intorno al valore medio dell’area ad eccezione dell’Italia per la quale si rilevava una quota del 12,6%. La più elevata incidenza di crediti in moratoria sul totale dei finanziamenti potrebbe rappresentare una delle motivazioni del più alto differenziale del nostro paese.
In Italia la qualità del credito si conferma buona: anticipazioni della Banca d’Italia sul IV trimestre posizionano il tasso di deterioramento all’1,3% dei finanziamenti. Un livello in leggero aumento rispetto al trimestre precedente ma ben distante dai picchi dei precedenti periodi di crisi.
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