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Ascolta il podcast di Alessandra Mastrota, Economist Servizio Studi BNL BNP Paribas
Nell’ultimo biennio lo sviluppo economico globale è stato fortemente condizionato dall’andamento della pandemia del Covid-19 ed ora anche dalla crisi geopolitica fra Ucraina e Russia; il Regno Unito ha dovuto fronteggiare anche gli effetti della Brexit. Il periodo di transizione che regolava i commerci fra Regno Unito e Unione europea si è concluso a fine 2020, ma richiede ancora aggiustamenti su cui si sta trattando e che riguardano i problemi legati al ripristino delle dogane, in particolar modo quelli sorti al confine sul mare fra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord, che colpisce gli interscambi fra quest’ultima e la Gran Bretagna.
La Banca d’Inghilterra ha quantificato nell’11% la riduzione degli investimenti nel triennio successivo al referendum sulla Brexit. In seguito, nel primo periodo della pandemia, l’impatto sul Pil è stato molto pesante: -9,3% tra il 2019 ed il 2020. Con la successiva ripresa, era tornato ai livelli pre-Covid già verso la fine del 2021; non sono ancora sui valori pre-pandemici invece i flussi commerciali.
Lo scoppio della crisi geopolitica ha reso ancora più incerti sia lo scenario dei prezzi che quello della ripresa. Il Fmi ha ridotto le stime sulla crescita del Regno Unito, fissata al 3,7% per il 2022 (-1,0 rispetto alla stima di gennaio) ed all’1,2% per il 2023 (-1,1); l’inflazione potrebbe raggiungere il 7,4% quest’anno e scendere al 5,3% il prossimo.
L’analisi delle risposte al sondaggio DMP relativo all’impatto sulle imprese della crisi tra Ucraina e Russia mostra che il numero di aziende per cui la crisi è il principale o uno dei primi tre fattori di incertezza sfiora il 50%, analoga la percentuale di quelle che a causa della crisi si attendono un livello di vendite in calo.
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