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Architettura & Design
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Il profeta del design: Joe Colombo e la ricerca del futuro

09 giugno 2022

A Milano, fino al 4 settembre, una mostra racconta la storia e le idee di un architetto visionario, scomparso troppo presto ma capace di anticipare i futuri traguardi del design, della tecnologia e della società. Parliamo di Joe Colombo (1930-1971), tra i primi designer a immaginare la professione supportata, oltre che dalla matita, anche da "cervelli elettronici".

Ospitata presso la GAM (Galleria d'arte Moderna), "Caro Joe Colombo, ci hai insegnato il futuro" racconta la parabola creativa, breve e intensissima, dell'architetto, ma soprattutto celebra la sua incontenibile fantasia, sempre votata a immaginare soluzioni per il domani.

Alla GAM si racconta il futuro

Curata dall'architetto Ignazia Favata - sua assistente dal 1968, direttrice dello Studio Joe Colombo dal 1971, nonché docente per 20 anni al Politecnico di Milano - la mostra porta nelle sale della galleria il suo costante interesse nell'anticipare le tendenze attraverso le sperimentazioni formali e materiche, le ricerche sui moduli abitativi, la passione per la meccanica applicata.

Che si trattasse di poltrone, lampade, sveglie, carrelli, librerie, bicchieri, le opere di Colombo erano infatti sempre realizzate attraverso tecnologie d'avanguardia capaci di creare nuove soluzioni di design e di esaltare forme arrotondate e colori vibranti. Gli esemplari di questa vocazione futuristica sono esposti in un percorso articolato, suddiviso cronologicamente, che mette in risalto l'attualità del lavoro dell'architetto all'interno delle iperdecorate sale del museo, edificato da Leopoldo Pollack tra il 1790 e il 1796.

Attraverso oggetti iconici e innovativi, il GAM celebra così la produzione di una figura avanti nel tempo, in grado di vincere nel 1967 e nel 1970 il Compasso d’Oro, massimo riconoscimento per chi si occupa di design industriale. Molte sue opere ancora oggi, dopo cinquant'anni, sono esposte nelle collezioni dei più importanti musei del mondo: dal Vitra Design Museum di Weil am Rhein (Germania), al Musée National d’Art Moderne di Villeneuve d’Ascq (Francia) passando per l'ADI Design Museum di Milano. Alcune di queste saranno ammirabili nelle sale della galleria, dove troveranno spazio per diffondere il verbo delle commistioni e delle suggestioni di una mente geniale.

Astrazione, passione, concretezza

Pseudonimo di Cesare Colombo, Joe era il secondogenito di una famiglia benestante milanese: suo padre era infatti un imprenditore dedito alla manifattura di conduttori elettrici.

Arrivò al design relativamente tardi, solo intorno al 1953, già ventitreenne. Prima, la sua formazione si era concentrata sulle arti classiche, precisamente pittura e scultura, portandolo a conseguire il al diploma all'Accademia di Belle Arti di Brera, nella sua Milano. In quegli anni, già interessato agli sviluppi che si prefiguravano all'orizzonte, fu tra i fondatori del Movimento Nuclearela cui principale intenzione era quella di studiare ed analizzare i rapporti tra scienza, arte e tecnologiaUn episodio degno di nota, che gli permise di partecipare a diverse mostre e guadagnare notorietà. Nel 1954 fece infatti parte del Comitato esecutivo Mac Espace con figure del calibro di Bruno Munari e Gillo Dorfles: un evento da cui venne fortemente ispirato e da cui trasse esempi rilevanti per la sua carriera.

Nel 1958, però, il padre si ammalò e fu costretto a occuparsi insieme al fratello dell'azienda di famiglia, lasciando momentaneamente da parte la storica passione per le arti figurative e il nascente amore per il design. Joe Colombo, forte di una visione in cui credere a ogni costo, decise che sì avrebbe lavorato in azienda, ma scelse anche di utilizzare quella fabbrica come spazio-labratorio dove testare innovative tecniche di produzione e nuovi materiali. Nasceranno lì alcune sperimentazioni con la fibra in vetro, il PVC, il metacrilato e il polietilene che caratterizzeranno la sua produzione futura.

La formazione artistica e l’esperienza da dirigente lo aiutarono così a stabilire un rapporto profondo tra il mondo del design e quello della produzione industriale. La sua peculiarità risiedeva proprio in quella capacità di astrazione, sviluppata nei primi anni di attività creativa, abbinata alla concretezza, sviluppata invece nel suo periodo aziendale. Un binomio che lo portò a proporre oggetti con forme e materiali nuovi, ma soprattutto a sviluppare idee innovative sui modi di vivere del futuro.

L'interesse per l'avvenire restò infatti il centro di gravità permanente dell'indagine creativa di Joe Colombo, non a caso definito il "profeta del design" da Stefano Casciani e Anna Del Gatto in una puntata di Lezioni di Design nel 2000.

La breve ma intensa parabola di un genio

Aveva solo 41 anni Joe Colombo quando morì improvvisamente, colto da un arresto cardiaco. Nonostante questa parabola biografica così breve, fu incredibilmente prolifico nei pochi anni in cui lavorò come designer. Molti dei suoi prodotti restano, ancora oggi, tra i più iconici degli anni Sessanta.

Seppure in breve tempo, divenne una figura cardine per i suoi studi sull'ergonomia e la psicologia dell'abitare, che gli fecero sviluppare concetti e prototipi di macchine per vivere. Nel 1972 fu tra i protagonisti assoluti di Italy: The New Domestic Landscape, la mostra curata da Emilio Ambasz al Moma di New York, dove espose il suo Total Furnishing Unit, progetto di unità arredativa globale che rappresenta una delle proposte più interessanti e futuribili per le abitudini domestiche dell'epoca.

In una recente intervista, Ignazia Favata di lui ha detto: "Si esprimeva col disegno, definiva tutti i particolari costruttivi in maniera meticolosa. Era continuamente al lavoro, iniziava un progetto poi gli veniva un’altra idea e passava ad un altro".

Instancabile, Colombo era un vulcano di passioni. Amava il jazz, lo sci, le auto e la meccanica, ma anche la tecnologia intelligente, che - ne era sicuro - avrebbe aiutato l’uomo in tutte le sue attività.

"Era iperdinamico" - prosegue la Favata - "faceva tantissime cose contemporaneamente. Guardava sempre avanti, ogni visione veniva catturata e proiettata verso il futuro, la sua immaginazione era fervida". 

Il destino, però, talvolta sa essere beffardo: ti offre il talento di anticipare il futuro, e poi priva della possibilità di viverlo. Ma se, da un lato, la morte di Joe Colombo ci ha impedito di capire fin dove la fantasia del designer si sarebbe spinta; dall'altro, paradossalmente, la scomparsa prematura l'ha reso immortale. Lo straordinario talento del profeta del design continua infatti a vivere nelle sue opere, sempre fonte d'ispirazione per le nuove generazioni.

Credits: tutte le immagini sono una gentile concessione di Lara Facco P&C

Cover: ©Ignazia Favata-Studio Joe Colombo

Immagine interna 1:  Ingresso alla mostra e locandina, GAM Galleria d'arte Moderna Milano. Credits Teo Finazzi

Immagine interna 2: Vista dell'allestimento. Credits Teo Finazzi

Immagine interna 3: ©Ignazia Favata-Studio Joe Colombo

Immagine interna 4: Joe Colombo, Carrello musica per CODICEICONA, 1967. Courtesy CODICEICONA srl

Immagine interna 5: Joe Colombo, Mini Coupé per OLUCE srl, 1967. Courtesy Oluce srl

Immagine interna 6: Tube Chair, 1969. Credits Teo Finazzi

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