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Giorgio Moroder e il brano che secondo Bowie ha inventato “il suono del futuro”

22 maggio 2022

Alcune canzoni riescono ad anticipare un decennio musicale e contemporaneamente a tracciarne la rotta. Tra queste, quella che ha previsto l'arrivo degli anni '80 come li abbiamo conosciuti, è stata senza ombra di dubbio I Feel Love, firmata da Donna Summer e prodotta da Giorgio Moroder. Nel maggio del 1977, l’arrivo sul mercato dell’album I Remember Yesterday che la conteneva sancì infatti un punto di non ritorno, anticipando un modo di fare musica che avrebbe trasformato non solo la disco, ma l’intera industria del pop, con l’utilizzo sempre più preminente di sintetizzatori a scapito della strumentazione tradizionale.

L’album si assestò in fretta in cima alle Top 10 di tutto il mondo, suscitando la reazione di tanti musicisti che riconsiderarono le prospettive musicali dei decenni a venire. L’aneddoto più famoso vede due protagonisti d'eccezione -  Brian EnoDavid Bowie - e si conclude con una profezia del Duca Bianco: "Questo è il sound del futuro".

Monaco 1974, l’incontro tra Giorgio Moroder e Donna Summer

Giorgio Moroder e Donna Summer si sono incontrati per la prima volta a Monaco di Baviera nel 1974. Lui aveva iniziato a fare musica molti anni prima, nella sua Ortisei, in Val Gardena. Lì aveva cominciato come deejay, poi aveva girato l’Europa fino al trasferimento a Berlino, che negli anni ‘60 e ‘70 era la culla artistica della controcultura europea. In Germania Moroder aveva trovato la sua dimensione e aveva cominciato a scrivere brani. Sempre lì era nato l’amore per l’elettronica e per la sperimentazione. Nel 1971 si era spostato a Monaco, dove aveva aperto il suo studio di registrazione, lo stesso dove tre anni più tardi aveva incontrato quella bellissima donna che sarebbe diventata la Queen of Disco.

LaDonna Adrian Gaines era una modella part time con una voce pazzesca e una presenza scenica in grado di scioglierti le ginocchia. A presentarla a Moroder fu il suo braccio destro: Pete Bellotte. “Ascolta la voce di questa ragazza, Giorgio” gli aveva detto. Moroder l’aveva ascoltata e dopo essersi ripreso dallo shock era già lì a pensare all’album che le avrebbe prodotto.

Un anno dopo uscì il singolo Love to love you Baby, scritto da Bellotte e musicato da Moroder. La voce sensuale di Donna Summer accompagna l’ascoltatore lungo 17 minuti (un tempo record voluto fortemente da Neil Bogart, l’allora direttore della Casablanca Record) destinati a far ballare il mondo intero. Quel sound conteneva in nuce la piccola rivoluzione che sarebbe arrivata pochi anni più tardi.

Per la precisione, nel 1977, quando uscì I Remember Yesterday che al suo interno aveva il singolo I Feel Love. Tutto cambiò senza preavviso: niente più orchestre e strumenti musicali. Moroder utilizzò una linea di basso e un sintetizzatore moog. E la voce di Donna, ovviamente. Nient’altro. Perché non serviva nient'altro.

Come nasce il suono del futuro

Brani rivoluzionari come questo sono in qualche forma destinati a essere ripetuti, ricalcati, copiati e riproposti in mille salse. Ma la forma precisa che assunse I Feel Love fu impossibile da replicare perché era frutto della convergenza di tre grandi artisti. I più romantici direbbero che le stelle e i pianeti si erano allineati.

Da una parte c’era Bellotte, che aveva avuto l’idea dell’album: ogni canzone corrispondeva a un diverso decennio del 20° secolo. Si passava dallo swing della title track fino al rock ‘n’roll di Love’s Unkind, il soul di Back in Love Again e la disco di Take Me. Nelle intenzioni l’album si doveva chiudere con una missione, ovvero immaginare la musica del futuro fondendo techno e disco, un suono ipnotico che avrebbe rimescolato le certezze dell’ascoltatore eliminando ogni elemento residuo che la collegava alla tradizione pop.

Il progetto era così stimolante che fu la prima volta in cui la Summer chiese di poter partecipare al processo di scrittura. E finì addirittura per influenzarlo profondamente con la sua personalità. Se Love to Love You Baby era stato il risultato di un acceso dibattito tra lei - che riteneva il brano troppo esplicito - e i gli altri due artisti, in I Feel Love la cantante mise tutta se stessa: la relazione che aveva appena troncato, la sensazione di libertà che provava.

E poi c’era Moroder, che aveva un solo desiderio: sperimentare con i sintetizzatori. Per sua stessa ammissione il brano fu un unicum nel suo processo artistico. In un’intervista anni dopo infatti spiegò: “Non l’ho composta come al mio solito, cioè con le cuffie partendo da una base ritmica e dalla mia voce, su cui poi aggiungevo piano e synth”. Fu la sua immaginazione a proiettare il brano oltre i confini tradizionali della disco, sicuro che la musica del futuro dovesse passare attraverso l’uso dei sintetizzatori, eliminando dall’equazione una colonna portante della disco come l’orchestra. “Quando ho inciso il brano ‘I Feel Love’ tutta la mia musica era prodotta da PC, con la sola voce di Donna Summer”. La rivoluzione era cominciata.

Il mondo dopo Donna Summer

Dopo il successo dell’album, con il vertice delle classifiche conquistato in tutto il mondo, il vaso di Pandora era ormai stato scoperchiato. L’elettronica era stata presentata al mondo in modo dirompente e finì per tracciare la direzione che avrebbero intrapreso il pop e la dance nel decennio successivo.

Ma I Feel Love avrebbe avuto ripercussioni ben il oltre il dance floor delle discoteche. Gruppi come i The Human League formarono il loro sound solo dopo aver ascoltato la canzone, e lo stesso fecero i Blondie, uno dei primi gruppi etichettati come punk che decisero di abbracciare influenze disco. E poi, ovviamente, c’è l'aneddoto più famoso relativo alle "benedizioni" ricevute dal brano, che vede protagonisti Brian EnoDavid Bowie. Ebbene, si dice che il primo dopo aver ascoltato I Feel Love entrò nella sala in cui stavano registrando Heroes gridando: “Sarà il suono dei prossimi 15 anni”. Bowie, incuriosito, volle ascoltare la canzone e poi convenne in una profetica verità: “Questo è il sound del futuro”.

E mentre il mondo intero veniva sconvolto da quel suono venuto dal futuro e le disco diventavano il luogo simbolo degli anni ‘80, curiosamente Moroder e Bellotte non si rendevano conto dell’impatto devastante del loro brano. Nessuno dei due infatti era un assiduo frequentatore delle discoteche perché, come raccontato da Bellotte in un’intervista: “Né io né Giorgio sappiamo ballare”. La conferma e il colpo di fioretto finale li diede Moroder, sostenendo che più o meno alla stessa ora in cui i fan erano in pista a scatenarsi sulle note dei suoi brani, lui era già nel letto di casa a dormire. Probabilmente sognando altri modi con cui dare una scossa all'industria musicale di tutto il mondo.

Credits:

Cover: Giorgio Moroder. Image by Rene Passet, distributed under a CC BY-NC-ND 2.0 license via Flickr.

Immagine interna 1: Giorgio Moroder. Image by Do512, distributed under a CC BY-NC-ND 2.0 license via Flickr.

Immagine interna 2: Donna Summer, 1977. Image by Casablanca Records, distributed under a CC-PD license via Wikimedia.

Immagine interna 3: David Bowie. Image by AVRO, distributed under a CC-BY-SA-3.0-NL license via Wikimedia.

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