Ascolta il podcast di Francesca Rinaldi, ESG Specialist Sustainability Center, Investments & Advisory di BNL BNP Paribas

L'abbigliamento rappresenta una parte fondamentale della vita quotidiana di tutti noi e un settore importante per l’economia globale. Globalmente, l'industria dell'abbigliamento vale circa 1,3 trilioni di dollari e impiega più di 300 milioni di persone lungo l’intera catena del valore.
La produzione di capi di abbigliamento ha circa raddoppiato negli ultimi 15 anni, trainata da una crescita della popolazione della classe media in tutto il mondo e dall’ aumento delle vendite pro capite. Quest'ultimo rialzo è dovuto principalmente al fenomeno del fast fashion, con i rapidi turnaround di nuovi stili, aumento del numero di collezioni offerte all'anno, a basso prezzo. In media il numero di giorni di utilizzo di un indumento si è quasi dimezzato negli ultimi anni, a fronte di una crescita importante delle vendite e del Pil.
Nonostante questi impatti positivi sul fatturato di molte aziende, il modo in cui vengono progettati, prodotti e utilizzati i capi di abbigliamento presenta degli svantaggi che stanno diventando sempre più evidenti. L’industria tessile opera in modo quasi del tutto lineare: grandi quantità di risorse non rinnovabili vengono estratte per produrre abiti che spesso sono utilizzati solo per breve tempo, dopo il quale, i materiali vengono per lo più inviati in discarica o inceneriti. Più di 500 miliardi di dollari di valore risultano persi ogni anno a causa del sotto-utilizzo dei vestiti e per la mancanza di riciclo.
Per questo motivo questa industria deve affrontare molte sfide necessarie per passare da una struttura lineare -ad elevate emissioni di carbonio- verso una più circolare. Il Green Deal Europeo, il Piano d’azione per l’economia circolare (CEAP) e la Strategia Industriale Europea identificano il settore tessile tra quelli da riconvertire in via prioritaria nell’economia circolare.

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