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Bettisia Gozzadini, la prima docente universitaria della storia

17 maggio 2022

Intorno alla figura di Bettisia Gozzadini, nata a Bologna nel 1209, circolano voci, leggende, verità così inusuali che viene facile ascrivere il suo personaggio al mito. Docente nell’università della sua città, si dice fosse costretta a insegnare coperta da un velo per non distrarre gli studenti con la sua bellezza e che molte delle sue lezioni si tenevano in piazza perché troppe persone volevano ascoltarla. Altre voci, e visto il particolare periodo storico in cui la Gozzadini ha vissuto non facciamo fatica a ritenerle vere, sostengono che a quei tempi una donna come insegnante destasse talmente tanto scandalo che Bettisia era costretta a esercitare la professione fingendosi un uomo.

Al di là delle leggende, ne parlò anche Umberto Eco, i fatti dicono che Bettisia Gozzadini sia stata la prima donna in assoluto a insegnare in università, nonché la prima a laurearsi. E qui, tra mezze verità e interessanti voci che ci sono giunte quasi un millennio più tardi, un solo fatto è insindacabile: vederla all’opera, una donna che in pieno medioevo insegnava diritto a un nutrito gruppo di studenti maschi, significava prendere parte a un evento storico.

“Non mai volle piegare l’animo suo di adoprar l’ago”

Al di là del suo eccezionale acume, Bettisia era stata benedetta dal destino anche con un’incredibile fortuna. Nata in una delle nobili famiglie bolognesi più ricche del tempo, non erano solo le possibilità economiche dei suoi a farle gioco, ma anche la loro visione moderna del mondo. Amadore Gozzadini e Adelasia Pegolotti furono infatti capaci di riconoscere la mente brillante della figlia e di assecondarne le passioni. Come ebbe a dire Virginia Woolf diversi secoli più tardi, quante donne hanno sacrificato intelletti straordinari sull’altare del loro ruolo di “angeli del focolare”? Per quanto riguarda la Gozzadini, il suo caso risulta ancora più singolare in quanto senza precedenti: la ragazza espresse il desiderio di studiare e i genitori, semplicemente, lo accolsero. Non è l’unico momento di questa storia in cui i pezzi sembrano andare al posto giusto quasi da soli.

Fatto sta che Bettisia e il suo impegno la fecero notare ben presto da alcuni dei migliori professori dell’Università di Bologna. Personalità come Giacomo Baldovino e Tancredi Arcidiacono si accorsero subito di trovarsi al cospetto di un’eccezione che avrebbe fatto parlare di sé e decisero di aiutare la ragazza a iscriversi all’ateneo bolognese per frequentare regolarmente le lezioni di giurisprudenza. Le cronache del tempo ci suggeriscono che Bettisia, nonostante il supporto dei professori e dei genitori, dovette comunque adeguarsi a un mondo che non era pronto per una figura come la sua e fu costretta a indossare abiti maschili. Un aspetto evidenziato nella Historia di Bologna da Cherubino Ghirardacci, che la dipinge come una rivoluzionaria.

Non mai volle piegare l’animo suo di adoprar l’ago per cucire e infino all’anno duodecimo d’età, sempre andò vestita da maschio [...] si addottorò con grandissimo fausto di tutta la città di Bologna; e due anni continui in casa sua lesse la Instituta a più di trenta Scholari, che l’ascoltarono”.

Il 3 giugno del 1236, davanti a una commissione presieduta da alcuni dei giuristi più colti della città, Bettisia discusse la sua tesi di laurea che conseguì con il massimo dei voti. Mosca bianca in un ateneo di uomini, divenne la prima donna ad aver conseguito un titolo di studio. Un onore per il quale sarebbe diventata l’esempio per illustri colleghe come Elena Lucrezia Corner Piscopia, che nel 1678 fu proclamata dottoressa in filosofia, e Laura Bassi, laureata nel 1732 e diventata poi anch’essa insegnante nell’ateneo bolognese. La prima donna in epoca moderna. Una mente così brillante che nel 1749 risultò essere uno dei docenti più pagati dall’Università felsinea.

La proposta di insegnamento

Quella di Bettisia Gozzadini è una di quelle storie in cui la forza eversiva della personalità è capace di polverizzare ogni distanza culturale. Sembra non esistere un personaggio che le graviti attorno che in qualche modo non desideri partecipare al suo prodigioso percorso. È questo il destino di un altro protagonista che Bettisia incontrò sulla sua strada: il vescovo di Bologna, Enrico della Fratta. Fu lui, colpito dalla capacità dialettica della donna, a proporla ai rappresentanti dell’Università come insegnante.

Bettisia restò di sasso quando le arrivò la missiva dell’Università di Bologna in cui le si proponeva di diventare insegnante per la cattedra di diritto. Ora, si potrebbe lecitamente pensare che la Gozzadini avesse accettato prima ancora di arrivare alla fine della lettera, ma non fu così.

Leggendo questa storia, il suo percorso non privo di intoppi ma quasi idilliaco, e il prezioso aiuto delle persone che la Gozzadini aveva attorno, ci si potrebbe dimenticare del contesto storico in cui ci troviamo: siamo in pieno Medioevo, e nel XIII secolo non è di certo previsto che una donna insegni alcunché a un uomo. Perfino in un ambiente illuminato come quello accademico, alcuni suoi colleghi (rigorosamente tutti uomini) non avevano una grande considerazione per lei. Certi stereotipi sono duri a morire, anche se è un potente vescovo in persona a chiederti di riconsiderarli. Così, tra mille dubbi, la Gozzadini dapprima rifiutò e poi con un moto d’orgoglio decise di accettare l’incarico e diventò la prima donna a ricoprire il ruolo di docente universitaria.

A questo punto iniziano le leggende, e i secoli trascorsi sono poco generosi con noi per permetterci di separare con precisione realtà e finzione. Quel che è certo è che le sue lezioni furono sempre molto seguite perché, come aveva ben inteso il vescovo, la sua capacità oratoria era unica al tempo. Al punto che la Gozzadini ricoprì un ruolo di spicco in due eventi fondamentali per la storia bolognese. Nel 1242, su ultima volontà del suddetto vescovo, Bettisia tenne il discorso per l'orazione funebre dell'uomo, suscitando commozione unanime nella folla di cittadini presente all’ultimo saluto verso una figura molto amata. E due anni dopo fu sempre lei a parlare durante un’orazione pubblica di lode per accogliere l’arrivo a Bologna di papa Innocenzo IV.

Il vescovo inoltre non si era sbagliato nemmeno sull’acume della Gozzadini. L’apporto della donna al diritto fu infatti estremamente prezioso. Nel corso degli anni si occupò di redigere interessanti trattati in lingua latina di diritto romano, come il De iustitia et iura e il De negotiis gestis. Collaborò inoltre a stretto contatto con Accursio nella redazione della Magna Glossa, la raccolta di glosse del Corpus Iuris Civilis voluta dall’Imperatore Giustiniano, che diventerà nel tempo il fondamento del diritto comune europeo. Ci aveva visto lungo il vescovo della Fratta, sostenendo quella donna che, con coraggio e orgoglio, avrebbe scritto il proprio nome nella storia.

Credits:

Cover: Bettisia Gozzadini, litografia di Carolina Bonafede. Image by A. Nepoti, distributed under a CC-PD-Mark license via Wikimedia.

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