Letture
7 minuti
Architettura & Design
Architettura & Design

Il potere trasformativo della bellezza: a Diébédo Francis Kéré il “Nobel dell’architettura” 2022

17 maggio 2022

Come da consuetudine, ormai dal lontano 1979, anche quest'anno è stato assegnato il Pritzker Prize, "Premio Nobel dell'architettura" che onora gli architetti viventi il cui lavoro è una combinazione di talento, visione e impegno capace di produrre contributi significativi per l'umanità e l'ambiente. L'edizione 2022 del premio è andata a Diébédo Francis Kéré, progettista, educatore, attivista nato in Burkina Faso (ma da anni residente a Berlino), architetto noto per il suo approccio partecipativo e per l'uso innovativo delle risorse locali.

Una vocazione progettuale, la sua, che deriva da un impegno personale a servire la comunità in cui è cresciuto e dalla fiducia nel potere trasformativo della bellezza. Anche di quella ottenuta con poche e umili risorse.

Dal Burkina Faso a Berlino, andata e ritorno

La sua è una storia che vale la pena raccontare, perché parla di impegno e riscatto, di determinazione e ricerca della meraviglia. Nato a Gando, un piccolo villaggio del Burkina Faso nel 1965 e spinto dai genitori allo studio per assicurarsi un futuro migliore, Diébédo Francis Kéré si è trasferito nella capitale tedesca dopo aver ricevuto una borsa di studio dalla Carl Duisberg Society per fare un apprendistato in Germania come supervisore in programmi di sviluppo. Dopo averlo completato, ha deciso di inseguire il suo sogno di diventare un architetto, proseguendo gli studi presso la Technische Universität Berlin.

Nonostante abbia iniziato a studiare architettura solo all'età di 30 anni, per poi laurearsi alla soglia dei 40, il percorso professionale di Kéré è stato particolarmente veloce. Tanto che già mentre studiava, ha lanciato una fondazione - la Schulbausteine fuer Gando (Mattoni per Gando) - per finanziare il suo primo progetto: una scuola elementare nella sua città natale, che ha realizzato in collaborazione con i residenti.

Poi, nel 2005 la vittoria di un altro importante premio, l'Aga Khan Award of Architecture, gli ha consentito di aprire il suo studio professionale a Berlino, il Kéré Architecture GmbH, nonché la Kéré Foundation, organizzazione senza scopo di lucro che realizza progetti dal forte impatto sociale in tutto il continente africano. Il suo sogno stava prendendo forma.

I principi di Kéré: solidarietà, sostenibilità e impegno sociale

Oggi, Kéré è un progettista di fama internazionale, riconosciuto per il suo approccio pionieristico al design e alle modalità di costruzione sostenibili. La sua vocazione a diventare un architetto deriva dall'impegno personale a servire la comunità in cui è cresciuto e dalla convinzione che la bellezza abbia un fortissimo potere trasformativo nei contesti in cui viene applicata. Un approccio rivoluzionario, anche nelle intenzioni. Come confermano le parole pronunciate durante la cerimonia del  Pritzker Price.

“Spero di cambiare il paradigma, spingere le persone a sognare e a rischiare. Non è perché sei ricco che dovresti sprecare materiale. Non è perché sei povero che non dovresti cercare di creare qualità. Siamo interconnessi e le preoccupazioni per il clima, la democrazia e la scarsità sono preoccupazioni di tutti noi”

Le dichiarazioni di Francis Kéré sottolineano la lotta necessaria per cambiare i modelli insostenibili di produzione e consumo, ponendo interrogativi fondamentali sul significato di permanenza e durabilità della costruzione, in un contesto di continui mutamenti tecnologici. Con le sue opere, ha mostrato a tutti come l'architettura oggi può servire i bisogni, compresi quelli estetici, dei popoli di tutto il mondo e come la località possa diventare una possibilità universale. Ha dimostrato, cioè, che si può ottenere un'architettura di qualità partendo dalle caratteristiche migliori di uno specifico contesto geografico, generando prosperità sul territorio facendo leva su risorse e culture del luogo. Nel suo caso, in Africa.

La maggior parte delle opere realizzate da Kéré si trova infatti tra Benin, Burkino Faso, Mali, Kenya, Mozambico, Togo e Sudan, mentre padiglioni e installazioni temporanee sono stati realizzati in Danimarca, Germania, Italia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.

Costruendo istituzioni scolastiche, strutture sanitarie, alloggi professionali, edifici civili e spazi pubblici, spesso dove le risorse sono limitate, l'impatto delle sue opere supera il valore degli edifici stessi. E per rispondere a queste sfide, dati i limiti del contesto, Kéré negli anni ha sviluppato soluzioni tecnologiche semplici ma sostenibili, capaci di fare la differenza: doppi tetti, torri eoliche, illuminazione indiretta, ventilazione trasversale e camere d'ombra (invece di finestre, porte e colonne convenzionali).

Alcune opere di Diébédo Francis Kéré

Tutti questi aspetti hanno convinto la giuria del Pritzker Prize 2022 ad accoglierlo nel gotha degli architetti, motivando così la decisione: "La sua sensibilità culturale non solo offre giustizia sociale e ambientale, ma guida tutto il suo processo, nella consapevolezza che è il percorso verso la legittimità di un edificio in una comunità".

Ad aprire il suo lungo e proficuo percorso è stata la Gando Primary School, realizzata nel lontano 2001. Lì dove l'architetto è nato, la scuola ha stabilito le basi dell'ideologia di Kéré: costruire con e per una comunità, per soddisfare un bisogno essenziale e riscattare le disuguaglianze sociali, creando allo stesso tempo opportunità per i cittadini locali. Il suo intervento ha risposto a una doppia problematica: con un design contemporaneo, Kéré ha realizzato una struttura in grado di combattere calore estremo e condizioni di scarsa illuminazione. Anche grazie a un materiale poco "nobile": l'argilla, fortificata con cemento per formare mattoni con massa termica bioclimatica, in grado di mantenere l'aria più fresca all'interno e consentendo al calore di fuoriuscire dal soffitto.

Dieci unità modulari compongono invece la Clinica Chirurgica e il Centro Sanitario a Léo, sempre in Burkina Faso. La struttura si occupa di chirurgia, maternità e servizi ospedalieri, con l'ausilio dell'organizzazione Operieren in Africa E.V.. Oltre all'uso di materiali autoctoni, ampi tetti sovrapposti e finestrature per adattarsi a diversi punti di vista, la sostenibilità ambientale è qui promossa attraverso la raccolta, il trattamento e il recupero delle acque.

Situato a Koudougou, una delle città più popolate del Burkina Faso, il Lycée Schorge Secondary è composto da nove edifici modulari disposti radialmente, che stabiliscono un anello che crea uno spazio centrale comunitario flessibile. I mattoni della scuola sono stati realizzati con la pietra lateritica locale, mentre un tetto in lamiera grecata sporgente protegge i materiali esterni dalla pioggia. All'interno, i soffitti a volta in gesso perforato bianco distribuiscono l'illuminazione naturale. Il calore invece fuoriesce attraverso torri eoliche: tutto nel segno della sostenibilità.

Nato in un Paese dove il 45% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà e l'analfabetismo  supera l’80%, Kéré è riuscito a ribaltare il suo destino. Con un sogno in testa: quello di aiutare la sua terra, il suo popolo. Oggi ce l'ha fatta, guadagnandosi l'attenzione e la stima dei più illustri colleghi di tutto il mondo. Un esempio che dimostra come anche dalle grandi difficoltà possano nascere sogni bellissimi in cui credere, per progettare e costruire un mondo migliore.

Credits: tutte le immagini sono una gentile concessione di Kéré Architecture e The Hyatt Foundation

argomenti trattati

Vuoi informazioni sulla nostra consulenza e sui nostri servizi?

Naviga il sito e vedi tutti i contenuti di tuo interesse