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Le meraviglie della Galleria Sciarra, il gioiello liberty di Roma

28 marzo 2018

A due passi da via del Corso e dalla Fontana di Trevi, nel pieno della frenesia del centro della capitale che migliaia di turisti e di romani attraversano giornalmente, si trova il gioiello della Roma liberty: la Galleria Sciarra. Chiunque passi per caso nei vicoli del rione Trevi, più precisamente in Via Minghetti, non può che restare estasiato dallo spettacolo di questo passaggio pedonale coperto che una volta era un unico complesso con il Palazzo Sciarra Colonna di Carbognano. La Galleria Sciarra, da non confondere con la vicina e decisamente più affollata Galleria Sordi, è un capolavoro architettonico che spunta quasi all'improvviso nel bel mezzo del classicismo della Città Eterna.

La sua costruzione risale alla fine del XIX secolo, quando la capitale del Regno d'Italia passò da Firenze a Roma. Quello fu per la città un periodo di grande cambiamento e coincise con una modernizzazione e ristrutturazione degli spazi che sarebbero serviti per realizzare un apparato burocratico all'altezza. All'epoca il numero degli abitanti era aumentato sensibilmente, richiedendo nuovi spazi abitativi, e quindi la scena architettonica era in grande fermento. Nacque un'edilizia ricca, impegnata a sostituire l'obsoleta architettura papalina con un'immagine più moderna. Anche l'alta borghesia romana cedette al suggerimento di ammodernare i suoi salotti, per renderli più eleganti e funzionali. Ecco così sorgere la Galleria Sciarra, anno 1886, per volere del principe Maffeo Barberini-Colonna di Sciarra. La nuova galleria collegava gli spazi della sua proprietà e quelli dell'attività editoriale che possedeva: la redazione del quotidiano La Tribuna e successivamente della rivista letteraria Cronaca Bizantina, che in quel periodo ebbe come direttore persino Gabriele d'Annunzio.

A sovrintendere i lavori della galleria fu l'architetto Giulio De Angelis, noto anche per il palazzo della Rinascente e per la sede del quotidiano Il Popolo Romano. De Angelis progettò un cortile pedonale a pianta quadrangolare, sormontato da una volta in ferro e decorato con colonne di ghisa agli ingressi. Gli affreschi realizzati con la tecnica dell'encausto furono invece affidati al pittore Giuseppe Cellini, che lavorò anche su un progetto iconografico pensato dal critico letterario Giulio Salvadori che aveva l'obiettivo di esaltare la figura della donna nelle vesti di angelo del focolare, madre e moglie. Nella galleria sono presenti figure che rappresentano le virtù femminili della vita borghese ottocentesca. Queste donne eleganti sono un omaggio sentito a Carolina Colonna Sciarra, madre del principe Maffeo, come dimostra l'acronimo (CSS, le iniziali del suo nome) ricamato su uno scudo sui vani d'ingresso della galleria, accanto allo stemma della famiglia.

Nella parte alta della galleria si trovano raffigurate: La Pudica, La Sobria, La Forte, L’Umile, La Prudente, La Paziente, La Benigna, La Signora, La Fedele, L'Amabile, La Misericordiosa, La Giusta. Dalla parte opposta, invece, sono messi in scena momenti di vita che, sempre secondo l'usanza del tempo, venivano attribuiti alla figura femminile: La Cura del Giardino, Il Pranzo Domestico, L'esercizio Musicale, Le Opere di Carità, La Toletta e La Conversazione Galante. Ironia della sorte, pare che l'uomo ritratto in quest'ultima rappresentazione fosse proprio Gabriele d'Annunzio. Il che farebbe a pugni fortemente con la sua idea di donna decisamente più moderna e vicina agli stereotipi della "femme fatale".

La Galleria Sciarra è aperta dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 18:30, si trova in Via Marco Minghetti, una traversa di Via del Corso. Si tratta di una tappa obbligatoria che, troppo spesso, viene ignorata e che noi di Youmanist consigliamo di visitare senza esitazione.

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