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Tutti i record di Ramses II, il faraone più potente d’Egitto

04 agosto 2022
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È un gesto delicato quello che sta compiendo Gaston Maspero, mentre maneggia con cura i bendaggi di una mummia rinvenuta anni prima nella tomba nascosta Deir el-Bahari, in Egitto. Mentre le bende vengono scostate e i lineamenti marcati della salma si mostrano agli occhi attenti dello studioso francese, egli ancora non sa che la storia dell’egittologia sta per cambiare per sempre. È il 1° giugno 1886, una data che verrà ricordata come il giorno in cui Maspero scoprì il volto del faraone Ramses II. Ne parla proprio l’egittologo nel suo Bullettin de l’Institut Egyptien.

“La faccia della mummia dà una chiara idea del viso del re in vita: un’espressione […] orgogliosa, ostinata, e con un’aria di suprema maestà, è ancora visibile sotto l’opera degli imbalsamatori”. Di fronte agli occhi di Maspero non c’è solo uno dei più grandi sovrani d’Egitto, ma anche un faraone che ha lasciato un’impronta indelebile grazie a una serie di primati straordinari. Longevo in vita e nel periodo di governo, estremamente prolifico nella dinastia di eredi messi al mondo, abile condottiero ma anche mecenate di bellissime opere d’arte e d’architettura, Ramses II è infatti il faraone dei record.

Ramses II: un grande sovrano che regnò per quasi 70 anni

Naso aquilino, zigomi alti, mascella forte. I lineamenti della mummia di Ramses II danno qualche piccolo indizio sul suo aspetto regale, più volte ritratto nella statue e nei dipinti che ne celebrano i successi impareggiabili. Primo fra tutti, un regno durato addirittura 67 anni.

Vissuto tra il 1303 a.C. e il 1213/12 a.C., fin da piccolo Ramses II (descritto con la definizione di “Usermaatra Setepenra”, ovvero “colui che mantiene l’armonia, potente è la giustizia di Ra, eletto di Ra”) gettò le basi per una fama eterna. Tanto per cominciare, nacque con una caratteristica che non passò inosservata: una chioma di capelli rosso fuoco, testimoniata dalle analisi condotte sulla sua mummia e riportate nel saggio dell’egittologa Christiane Desroches Noblecourt, Ramsete II Figlio del Sole. Con questo tratto fisico estremamente raro per la zona in cui viveva, il piccolo Ramses non poteva che accogliere in sé le caratteristiche del combattivo dio Seth, il cui colore distintivo era tradizionalmente proprio il rosso.

Cresciuto nella famiglia più potente dell’epoca, Ramses ebbe come modelli il nonno e il padre – Ramses I e Seti – che per un periodo condivisero il governo del regno d’Egitto. A partire dai dieci anni il giovane affinò le proprie capacità di condottiero tramite la carriera militare, come spesso avveniva per i figli maschi delle famiglie importanti. La nomina a Principe Reggente attorno ai sedici anni permise inoltre a Ramses di imparare dal padre tutto ciò che serviva per divenire un sovrano esperto. Un passaggio di consegne che si concretizzò con l’ascesa al trono – come terzo faraone della XIX dinastia – a venticinque anni, quando Seti I morì.

Proseguendo il lavoro del padre, Ramses II (non a caso detto “Il Grande”) piegò in più occasioni i nemici dell’Egitto. Numerose rivolte furono sedate nel territorio degli Ittiti e in Nubia, mentre la pace fu ristabilita tra il Mar Egeo e il Mar Mediterraneo, dove il popolo Shordana spadroneggiava con azioni di pirateria. Grazie a lui, il regno d’Egitto arrivò ad avere la sua massima estensione, andando dalla già citata Nubia alla Siria. Ramses non esaltò tuttavia la potenza del proprio regno solo con azioni belliche, ma si fece ricordare anche per la decisione di far edificare alcuni dei più famosi monumenti dell’arte egizia.

Il grande mecenate e le tracce del suo regno

Lo straordinario complesso di Abu Simbel, realizzato tra il 1264 a.C. e il 1244 a.C., fu edificato per intimidire i nemici ed esaltare la forza ineguagliabile dell’Egitto, ma oggi al suo cospetto storici e turisti provano meraviglia e ammirazione, più che paura.

A catalizzare l’attenzione è in particolare la facciata del tempio principale, dedicato al faraone Ramses II, grazie alle imponenti statue raffiguranti il sovrano, alte oltre 20 metri e scavate in profondità nella roccia dorata. Abu Simbel, scoperto in tempi diversi dagli esploratori Johann Ludwig Burckhardt Giovanni Battista Belzoni, è un vero e proprio edificio da record, entrato di diritto tra i siti patrimonio dell’Unesco nel 1979. Il complesso è composto da due distinti templi, il più piccolo dei quali dedicato alla consorte prediletta del faraone, Nefertari. La prediletta sì, ma non l’unica: Ramses infatti ebbe decine di mogli, che misero al mondo circa cento figli. Anche queste, cifre da Guinness dei primati.

Nelle raffigurazioni di Abu Simbel, Ramses Il Grande siede incoronato sul proprio trono, accanto ai membri della sua famiglia (molto più piccoli rispetto a lui). Superata la facciata, la bellezza di questo progetto continua all’interno del complesso, strutturato con ampie sale affrescate, imponenti colonne e statue commemorative di Ramses II che due volte l’anno vengono illuminate al sorgere del sole sopra il tempio. Edificato in occasione del secondo giubileo del sovrano, il tempio non porta con sé solo un enorme valore storico-culturale, ma è anche il simbolo dell’affermazione del potere del faraone.

Ma Abu Simbel è solo uno dei maestosi progetti architettonici che Ramses II portò avanti nel corso del suo lungo regno. Magnifico con le sue colonne possenti e la schiera di piccole sfingi è anche il Tempio di Luxor, costruito da Amenhotep III in onore del dio della fertilità Amon Ra e situato sulla riva destra del Nilo. Il suo nome viene accostato a quello di Ramses II per via dell’iniziativa di quest’ultimo di sottoporlo a notevoli lavori di ristrutturazione. Supportato dall’architetto Pak-in Khonso, il faraone fece edificare la parte anteriore del tempio e un cortile esterno, e fece aggiungere un nuovo pilone (una struttura simile a un torrione, situata all’ingresso dei templi egizi). Aggiunse inoltre all’ingresso statue di se stesso di oltre 6 metri d’altezza in granito nero e rosso, due sedute e quattro in piedi.

L’impronta di Ramses Il, valoroso condottiero e interessato committente di opere architettoniche, figura anche nella costruzione di un nuovo settore del complesso di Karnak, tra i più affascinanti monumenti giunti fino a noi. Decorato all’ingresso dal suggestivo Viale delle Sfingi, il complesso è costeggiato da 40 sfingi criocefale (caratterizzate da corpo di leone e testa di ariete), in seguito trasferite nel cortile interno. Anche in questo caso, l’intervento portato avanti da Ramses andò a completare l’opera iniziata da Amenhotep II. In particolare il faraone operò sull’enorme sala ipostila all’interno del tempio principale: qui il sovrano ricoprì le pareti di rilievi celebrativi e fece innalzare una massiccia statua. Tra i progetti più significativi e simbolici sponsorizzati da Ramses c’era inoltre la creazione di un luogo sacro ai piedi del tempio, un piccolo lago che rappresentava l’origine della vita, nonché il sito in cui i sacerdoti potevano purificarsi prima di celebrare gli dei.

Ramses II morì a 90 anni, record di longevità per un faraone, e a distanza di millenni continua ad affascinare gli egittologi, gli storici e l’opinione pubblica. La sua è la figura più fulgida dell’Egitto classico, portato all’apice della potenza e della floridità con le sue doti di politico, condottiero e mecenate. Il suo corpo oggi riposa al Museo del Cairo, continuando a rendere grande l’Egitto a lui caro, anche grazie alla fama dei suoi incredibili primati.

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