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Il turismo delle foglie autunnali dell’estate indiana in East Coast

12 ottobre 2021

Con Estate indiana (“Indian Summer”), in America e in Nord Europa si intende comunemente quel periodo di bel tempo tra ottobre e novembre che di solito nell’emisfero settentrionale segue ai primi geli, quando già le foglie hanno cambiato colore, ma non è caduta ancora la prima neve. La tela dei ragni si fa argentea alla mattina e c’è tutta l’intensità struggente di un caldo che non durerà, qualcosa di bello destinato a svanire presto.

Le leggende e le cerimonie delle estati indiane nel mondo

L’etimologia è incerta. Forse si parla di estate indiana perché l’autunno avanzato era la stagione nella quale gli Indiani d’America sospendevano i loro attacchi per mettere al sicuro i raccolti di zucche e granoturco. Ma il termine potrebbe avere anche una sfumatura negativa, derivante dall’immagine stereotipata dell’Indiano come mentitore: ecco quindi che Indian Summer sarebbe sinonimo di “falsa estate”.

Nel Bel Paese parliamo piuttosto di estate di San Martino, ovvero i giorni intorno all’11 novembre, forse riprendendo una leggenda francese secondo la quale le rive della Loira fiorirono improvvisamente al passaggio del corpo di San Martino diretto a Tours, dove tuttora è sepolto. In molti Paesi latini, delle cerimonie tradizionali segnano questo momento dell’anno; in Galizia e Portogallo si festeggia con grandi fuochi effimeri (magosto), forse residuo di riti più antichi: di nuovo un simbolo di calore vivo ma di breve durata. Ma tutto cambia ancora nei Paesi dell’Europa orientale. In Russia, Lituania, Ucraina, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Croazia e altri ancora questo periodo dell’anno è l’estate delle vecchie signore, con un evidente richiamo alle streghe. Ma già in Bulgaria si parla di estate zingara e a volte di Natale zingaro.

A “spiare le foglie” in Nord Europa, nella East Coast o… sull’Appennino

Comunque si voglia chiamarla, l’estate indiana – e più ampiamente tutto l’autunno – è un tempo perfetto per viaggiare. L’affollamento è minore, l’aria è fresca, i profumi hanno un’intensità nuova dopo le prime piogge. Soprattutto le giornate sono attraversate da una luce obliqua e intensa che dà profondità e risalto alle cose, con una tavolozza dei colori di una ricchezza sorprendente.

Il viaggio nell’estate indiana è stato sin qui praticato soprattutto nell’Europa settentrionale e lungo la costa orientale degli Stati Uniti: Massachusetts, Maine, New Hampshire, Vermont, Connecticut ecc. L’attività più poetica e caratteristica è il Leaf Peeping o Foliage. Significa letteralmente spiare le foglie, apprezzarne i colori cangianti dal verde al giallo oro, per poi virare verso l’arancione denso e spegnersi infine nel rosso, dapprima scuro poi color vinaccia e ruggine. Lo sguardo spazia dall’infinitamente grande al minuscolo, coglie l’ampia distesa del bosco per poi concentrarsi su una singola foglia o un pedunculo. S’impara a godere di contrasti quasi impercettibili, mentre l’anima s’imbeve di silenzio. Non c’è fretta, e camminando sul morbido tappeto di foglie cadute ci si ferma spesso per pensare, fotografare, disegnare, scrivere qualche nota sul diario di viaggio, all’ombra di alberi secolari.

Da qualche tempo tuttavia il foliage si pratica anche da noi, soprattutto in Appennino. Nel Parco Nazionale della Sila, in Val Tiberina, nel Casentino (ma dovunque voi siate, con una piccola ricerca sicuramente troverete una località boschiva perfetta vicino a casa), vi aspetta un viaggio raffinato e riflessivo, un catalizzatore di quiete e di riconciliazione, tutto giocato sui mezzi toni e sulle sfumature.

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